
(Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano) – Parlare di alleanze per le Politiche del 2027, con questo caldo e queste piogge, non è il massimo. Ma, visti i messaggi, lettere e commenti giunti dopo il mio pezzo di ieri, forse è il caso di riprovarci. Il guaio, temo, è il malvezzo di analizzare i risultati elettorali guardando sempre agli eletti e mai […]
Parlare di alleanze per le Politiche del 2027, con questo caldo e queste piogge, non è il massimo. Ma, visti i messaggi, lettere e commenti giunti dopo il mio pezzo di ieri, forse è il caso di riprovarci. Il guaio, temo, è il malvezzo di analizzare i risultati elettorali guardando sempre agli eletti e mai agli elettori. Che in democrazia, come i clienti al ristorante, hanno sempre ragione. Non nel senso che il loro voto sia sempre giusto, anzi: infatti poi quasi sempre lo cambiano. Ma nel senso che sono gli unici titolati a decidere. E chi cerca consensi duraturi deve guadagnarseli armandosi di umiltà e provando a mettersi nei loro panni. Non per applaudirli o per fischiarli, ma per capirli. Perché mezzo milione di italiani esce di casa di domenica per recarsi al seggio e votare Vannacci? Perché, con i disastri combinati fin qui, le destre non calano, anzi salgono? Perché più i grandi media demonizzano i “populisti” e più gli elettori li premiano? Perché dopo Obama arrivò Trump e dopo Biden può tornare Trump? Perché, dopo sette anni di Macron, vince la Le Pen, che ci provava da 13 anni e non ha neppure l’aura della novità? Possibile che gli elettori del “mondo libero”, bravi e saggi finché votavano “bene”, siano diventati tutti fascisti?
Mentre i fini analisti giocano a Risiko spostando un carrarmatino un po’ più al centro e un plotoncino da destra a sinistra o viceversa, la gente normale pensa a tutt’altro. E se ne frega dei ferrivecchi di centro, destra e sinistra che – intendiamoci – esistono nel cuore e nella mente di tante brave persone, ma sono ormai usurati e sputtanati dall’abuso che i partiti ne fanno da troppo tempo. Le destre illiberali e cialtronesche italiane, francesi, tedesche, spagnole, americane, distanti mille miglia da quelle liberaldemocratiche del vecchio conservatorismo, non sono il virus: sono il sintomo dei tradimenti e dei fallimenti delle socialdemocrazie che, travestite da “riformismo”, hanno abbandonato centinaia di milioni di esclusi, invisibili, nuovi poveri, ceti medi impoveriti da globalizzazioni, automazioni, diseguaglianze, intelligenze artificiali, guerre e sanzioni a senso unico, e spaventati da tutto ciò che sentono più grande di loro e vivono come ostile: immigrazione incontrollata, tecnocrazie globaliste, austerità selettive, establishment elitari e castali. E chi dovrebbe prendersi cura delle loro paure – la cosiddetta sinistra – li criminalizza come zotici populisti. Parla di astruserie, tipo cambiare nome alla Festa dell’Unità in Festa dell’Unit* per non offendere le “a” accentate. E, invece di inventare idee e linguaggi popolari per comunicare con loro con un populismo sano e giusto, medita un bel fronte popolare antifa (anzi antif*) per trattarli da fascisti. Quando arriva l’ambulanza?
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Nel dubbio, non sapendo a chi guardare, a chi credere, a chi rivolgermi: non voto; da egoista piccolo borghese, sono pronto a difendere quel poco che non ho. Aspetto che il tempo cambi, che la sinistra diventi marxista e prenda falce e martello per la rivoluzione, che i cinque stelle aprino le scatolette senza rompere il meccanismo, che il fascismo muoia di ignoranza , che renzi, calenda e tajani dormano sul giaciglio di berlusconi, che la santanchè paghi le tasse e non solo, che sangiuliano legga almeno topolino, ma forse è troppo per lui.
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bravo, speriamo che aprino….
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Scusi prof, faccio ammenda ,
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… E io speriamo che me la cavo…
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Sante parole di Travaglio. Ognuno faccia il suo mestiere e ci dica quale è il suo vero programma. Germania docet.
In Italia ci manca il Fronte Popolare alla francese così facciamo andare al mare un po’ di elettori in più. La patologia sta’ nelle varie sinistre ( si fa per dire) e nei micro ambientalisti ( si fa per dire ). Basterebbe il ritorno ad un proporzionale con un decente quorum e ad un solo election day ogni due anni e per miracolo l’Italia cambierebbe faccia in pochi anni ( anche nelle Regioni e nei Comuni cancellando premi o doppi turni e maggioritari vari) .
E giusto per ricordarselo: la meloni ha perso più di 600mila voti alla europee del 2024 sulle politiche di settembre 2022 e la LePen al primo turno delle strampalate politiche a due turni ha preso meno voti delle recenti europee.
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Destra e sinistra sono concetti creati dall’uomo per analizzare la realtà, come il metro e il chilogrammo, pertanto conserveranno sempre una loro validità. Non esauriscono, di per sé, ogni possibile indagine ma servono indubbiamente a orientarsi nella ricerca della verità. Si possono ridefinire, se ne possono usare di diversi, così come alcuni usano il piede e la libbra per riferirsi alle stesse misure, ma rimane il fatto che servono strumenti per analizzare e comprendere il mondo reale. Se non abbiamo la corretta informazione e se ci mancano gli strumenti intellettuali per interpretarla non esiste la possibilità di incidere sui rapporti sociali. Riguardo l’informazione non servono commenti, relativamente agli strumenti di un pensiero critico non vengono più dati dall’istruzione e sono sostituiti dalla comunicazione emotiva, orientata dalla propaganda (di cui la classe dominante è maestra).
Se è vero, quindi, che chi vota ha sempre ragione, mi chiedo se il voto si possa considerare libera espressione, visto che si basa spesso su ragionamenti sbagliati sorretti da informazioni false e parziali.
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Uno degli editoriali più centrati che abbia mai letto.
Più le mezze seghe ciarlano di fascismo, immigrati, green, campi larghi, progressismo, più i ceti popolari gonfiano l’astensionismo e i neocon nostrani.
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Caro Travaglio, è dagli albori della storia Che esiste un meccanismo che sistematicamente si ripresenta, perché solo gli imbecilli possono pensare che la storia sia lineare e viaggi spedita verso una fine benevole; puntuale,ogni qualvolta si entra in una fase di crisi sociale ed economica la risposta dell’elettore è sempre la stessa: Mettersi nelle mani dell’ uomo solo al comando (inteso non fisicamente ma come “Law and order”)! Per rimettere in moto un cammino della storia più giusto c’è bisogno di una frattura che rimetta sottosopra l’ordine che si è costituito in Europa dopo il congresso di Vienna e nel mondo dopo i patti di Yalta! A Questa insurrezione non sarà facile che gli si permetta di venire a galla!Il Potere è molto più ben radicato dell’epoca di Luigi XVI e non è più ribaltabile con mazze e forconi! La vedo molto più difficile di come la vedi tu!
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Per un politico trovare le risposte a certe domande è un dovere che ha attinenza con il sacro, perché è un segnale di profondo rispetto per i cittadini elettori. Naturalmente bisogna portare il naso fuori dal palazzo per sentire che aria tira.
Oppure, in caso di disfatta, è meglio aprire una riflessione interna?
Mah! Son metodi..
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CHE FOTO ORRIFICA
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Che il popolo, specie a livelli di medio-bassi-bassissimi redditi (la maggioranza degli elettori) sia la vittima del sistema socio produttivo e relativi media ultra invasivi che ne fanno da supporto, non è una novità, è una verità assodata. Poi quando vota per i peggiori ce lo scordiamo e lo incolpiamo senza ritegno. Insomma… cornuti e mazziati, verrebbe voglia di dire. Però esistono anche elettori attenti calcolatori dei loro interessi che, se possono, evadono tasse o cadono nella trappola del clientelismo per necessità o per avidità. Ma se escludiamo questa categoria, rimane ancora maggioranza la parte preponderante degli elettori a reddito fisso che votano partiti di destra. Ma siamo sicuri che quelli di (sedicente) sinistra siano la soluzione alternativa o cmq migliore?? Se ci guardiamo in giro, il neoliberismo imperante ha contagiato praticamente tutti, o quasi, i partiti. Un bel problema, no?
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Non ho nemmeno finito di leggerlo: BRAVO TRAVAGLIO!
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Travaglio c’ha pure ragione ma però come mai la sinistra che auspica lui, quella dura e pura alla Corbyn o alla Sander non vince nemmeno le elezioni del condominio?
Lo vedremo stasera in UK: i laburisti si avviano al trionfo con Starmer che politicamente è la fotocopia o quasi di Blair. Corbyn nel 2019 aveva un’occasione unica visti i casini che i conservatori stavano combinando sull’uscita dall’UE e come è andata? Mazzata sui denti mai vista.
Anche in Italia, il PD il record l’ha fatto con Renzi alle Europee del 2014: 40%, voti che Schlein e soci non vedono nemmeno col binocolo.
Allora come si spiega questa cosa?
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renzI raccolse una larga fetta di elettori del centro destra oltre quelli del centro sx e sx, che poi è maggioranza in Italia,
il mv5s che si professava ne di dx né di sx ha raccolto il 32+%
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oggi, partito di conte, dichiaratosi progressista, cubo e camicia con il PD ha un gradimento intorno al 10%
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Caro Cagliostro, ma come mai attacchi sempre il M5S e Conte?
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attacco sempre tentenna perché è colui che ha assunto il ruolo di leader ed è colui che si è incaricato esecutore dell’eutanasia del mv5s,
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I socialisti danesi hanno ottenuto la loro prima vittoria dopo anni di declino nel 2019 sotto la guida di Frederiksen con un programma che, riassunto, suona più o meno così: più Stato sociale, meno immigrazione. Nella stampa liberal-progressita sono stati accusati di avere «una pericolosa inclinazione verso destra».
Il politico di sinistra francese Jean-Luc Mélenchon, che alle presidenziali del 2017 ha preso quasi il 20% dei voti mancando di pochissimo il ballottaggio, è definito dalla sinistra alla moda un “nazionalista di sinistra”.
In Italia, il Movimento 5 Stelle ha perso prestigio e appoggio a causa della sua ingloriosa partecipazione al governo, ma in precedenza aveva raggiunto un numero di voti, soprattutto tra i disoccupati e i bassi redditi, che la maggioranza dei partiti di sinistra potrebbe solo sognare. Anche nel suo caso la richiesta di una ridistribuzione sociale si combina con un catalogo politico-culturale che fa venire la pelle d’oca ai liberali di sinistra.
In tutti questi casi si è trattato comunque sempre di outsider, di forze politiche che hanno preso le distanze dall’ideologia della sinistra radical chic.
Contro la sinistra neoliberale – Sahra Wagenknecht – 2022
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Quindi vorresti dire che sei moolto preoccupato per le sorti del M5S?
Ne convieni che diventa sempre più difficile dare credito alle tue riflessioni.
La tua assiduità nell’attaccare sempre il M5S e Conte fa venire il sospetto che tu sia un semplice troll, a pagamento o per diletto. Spero per te che tu lo faccia a pagamento, almeno ti resta qualcosa in tasca e. con i tempi che corrono…
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galfo….
se qui c’è un troll quello sei tu.
incredibile come i venditori di pentole riescono a raggirare i grulli,
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la desertificazione culturale ha prodotto i suoi effetti con annessi vannacci, salvini, renzi, calenda…. oggi le scelte elettorali non sono tra programmi politici, ma tra goffi personaggi, che fanno dell’apparenza l’unica cifra. che parlano, parlano senza dire niente. la macchina del potere è in mano ad entità economiche superiori ed i cd politici sono i burattini manovrati dai pupari. quanto ad inutilità, le presunte sinistre sono maestre. ognuno ha il suo orticello. i pro gay, i pro neri, i pro gialli, i pro bla bla… ma nessun pro popolo intero.
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Travaglio ha ragione su tutto. Ma ovviamente deve essere un omonimo del Marco Travaglio che da anni ad ogni elezione gioca al Rosikone politico e ci fracassa i s@ntissimi con l’alleanza con la Pseudo Destra. Perché se fosse la stessa persona, si potrebbe pensare che soffra perlomeno di bipolarismo.
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Eh già, dovrebbe far pace col proprio cervello.
Travaglio dopo le Europee: “I 5Stelle più si avvicinano alla Schlein più perdono voti”.
Travaglio due settimane dopo le Europee: “Schlein compatibile con M5S”.
Travaglio tre settimane dopo le Europee: “I leader, fino alle Politiche, meno si fanno vedere insieme e meglio è”.
Travaglio, Scanzi e Padellaro hanno sempre spinto il M5S ad allearsi con il PD, per cui anche loro sono responsabili dello snaturamento del Movimento.
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E mentre continuamente vengono indagati, arrestati personaggi indecenti di dx e sx, fdi e pd continuano a salire nei sondaggi mentre il M5S rimane inchiodato sotto il 10%.. evidentemente la popolazione si sente rappresentata da una politica corrotta, ergo: la popolazione si è adeguata alla politica, il sistema Italia è questo… Corruzione malaffare, intrallazzi.. c’era una volta un sogno😢…
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In questo sondaggio il M5S sale e calano tutti gli altri partiti:
https://www.ipsos.com/it-it/sondaggi-politici-pagnoncelli-fdi-pd-frenano-risale-imovimento-5-stelle
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meglio così allora.. stamattina ne avevo visto uno che dava il M5S al 9.6%.. e fdi al 29%..
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I sondaggi sono ad uso e consumo del committente che paga, per cui non vanno presi in considerazione. Con l’Intelligenza Artificiale spariranno anche i sondaggisti, che finalmente dovranno cercarsi un lavoro serio.
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Tutto vero ,d’accordo ma poi il caro direttore ci propone anche lui l’ alleanza con questi signori con le erre mosce che parlano di politica intendendo con essa le chiacchiere di Pannella che si autodefiniva di destra. La parola d’ordine è diritti civili cioè Lgbdq e tutto il resto è uno scopiazzanento generale dei dem americani, qualcosa che fa girare le scatole. Guerra, liberismo economico, rincorsa della ricchezza materiale e degli statusquo e naturalmente nessuna ideologia. E come entusiasmare le masse con questa gente qua ?
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Un GRAZIE alla Redazione di Infosannio
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MT ha certamente ragione, la sinistra che smette di essere tale, e questo non da ora, perde credibilità e consenso, ma non si può leggere questa svolta a destra, questa destra, senza considerare la metamorfosi mentale, (dis)culturale ed antropologica degli ultimi 30 anni, dove, accanto alla globalizzazione del capitale, della finanza selvaggia, di speculazione e rendita a scapito dell’ economia reale e del lavoro, con le ovvie conseguenze di diseguaglianze sociali, sfruttamento ed arretramento dei diritti, guerre come braccio armato a sostegno del capitalismo neoliberista globale, esiste la narrazione nazionalista del nemico, quello altrettanto povero, la cui condizione è diretta conseguenza della gestione economicofinanziaria non più in disposizione di Stati e Nazioni : club multietnico sovranazionale della ricchezza da una parte e sovranismo nazionalistico degli ultimi e penultimi dall’altra! Se il sistema mediatico, quello che forma mentalità ed opinione, è in gestione del potere economico, non potrà che svolgere una distrazione di massa creando il nemico , etnico, religioso, ideologico, più funzionale alla sopravvivenza e continuità di quel potere, come se certe differenze, conflittuali, potessero essere la soluzione di contrasto e non il prodotto (dis)culturale atto a garantirne la supremazia che va oltre la politica degli Stati, dei parlamenti, delle Costituzioni e dei popoli! La destra nazionalista, becera e violenta, è la risposta, auspicata da questa distrazione e la sinistra che si limita a contrapporsi ideologicamente solo a questa, senza alcun contrasto a chi detiene realmente il potere economico finanziario, risulta non credibile perché ininfluente sulla condizione sociale di ultimi e penultimi, che continueranno a farsi la guerra tra loro senza alcun disturbo per il vero nemico!
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Era buona l’idea di non essere ne di destra ne di sinistra. Era giusto smarcarsi allora e lo sarebbe ancora oggi se ci fosse un movimento all’altezza per farlo.
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Era buona idea non essere strumentalizzati su una contrapposizione ideologizzata fittizia, ma non si può essere anti sistema neoliberista globale e nello stesso tempo essere razzisti, intolleranti, contro la povertà, ma esclusivamente quella patriottica tricolore, quando razzismo, intolleranza , egoismo sociale, diseguaglianze e guerre sono il risultato globale di ciò che si vorrebbe contrastare…..Le risposte da destra come da sinistra che non siano in grado di aprire un conflitto vero contro la globalizzazione del capitale, saranno inadeguate o dannose, a protezione solo del proprio orticello nazionale, etnico, religioso o ideologico, senza alcuna prospettiva di cambiamento che necessariamente passa dal miglioramento delle condizioni sociali, dalla ridistribuzione della ricchezza, dai diritti umani…..E’ come essere armati di fionda per cavare un occhio al vicino di casa, povero, come te, ma ritenuto colpevole della tua povertà…..mentre chi accumula ricchezza continuerà a farlo a discapito di entrambi! Non vorrei insomma che non essere ne’ di dx ne’ di sn , si risolvesse nella somma delle inadeguatezze di entrambe!
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Difficile essere la somma delle inadeguatezza E degli altri quando si nasce a causa loro.
Il problema casomai è rimanere coerenti con il progetto originale che, come sai, è la cosa più difficile.
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L’ambulanza arriva quando il paziente si è dissanguato e è morto, è stato sepolto, dimenticato, stumulato e gettato nell’ossario. Saltano giù due tizi col camice e il defibrillatore e non trovano nessuno. Non c’è nemmeno più la casa, la strada, nemmeno più la città, nemmeno più la civiltà.
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Travaglio, astrattamente, ha ragione. Quello che non capisco è come mai, dopo due governi a guida M5S che appunto hanno pensato ai poveri con l’RdA, agli imprenditori con il superbonus e i miliardi europei, agli onesti con le leggi Bonafede, ai lavori pubblici senza ruberie, al buon nome dell’Italia all’estero e caduto causa due traditori di nome Matteo abbia poi rovinosamente perso le elezioni.
E hanno fatto vincere la Giorgia che non ha fatto mistero di voler abolire i sussidi, di “non disturbare” le imprese (chi ha orecchi intenda), di favorire la corruzione demolendo le riforme Bonafede ecc..
Ecco ci spiega perché tanti elettori hanno cambiato voto?
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Aggiungiamo che se la pseudosinistra candidata una condannata e sotto processo mentre la pseudodestra accoglie un assassino come un eroe e candida un vannacci, è normale che la gente smetta di votare.
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Due precisazioni:
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E per i conservatori britannici si prospetta una batosta epica.
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I socialisti danesi hanno ottenuto la loro prima vittoria dopo anni di declino nel 2019 sotto la guida di Frederiksen con un programma che, riassunto, suona più o meno così: più Stato sociale, meno immigrazione. Nella stampa liberal-progressita sono stati accusati di avere «una pericolosa inclinazione verso destra».
Il politico di sinistra francese Jean-Luc Mélenchon, che alle presidenziali del 2017 ha preso quasi il 20% dei voti mancando di pochissimo il ballottaggio, è definito dalla sinistra alla moda un “nazionalista di sinistra”.
In Italia, il Movimento 5 Stelle ha perso prestigio e appoggio a causa della sua ingloriosa partecipazione al governo, ma in precedenza aveva raggiunto un numero di voti, soprattutto tra i disoccupati e i bassi redditi, che la maggioranza dei partiti di sinistra potrebbe solo sognare. Anche nel suo caso la richiesta di una ridistribuzione sociale si combina con un catalogo politico-culturale che fa venire la pelle d’oca ai liberali di sinistra.
In tutti questi casi si è trattato comunque sempre di outsider, di forze politiche che hanno preso le distanze dall’ideologia della sinistra alla moda
Contro la sinistra neoliberale – Sahra Wagenknecht – 2022
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Bravo ad aver citato il libro: Contro la sinistra neoliberale di Sahra Wagenknecht – 2022
Faccio di più incollando l’interessante prefazione di Vladimiro Giacché
Prefazione
di Vladimiro Giacché
«“Sinistra” era un tempo sinonimo di ricerca della giustizia e della sicurezza sociale, di resistenza, di rivolta contro la classe medio-alta e di impegno a favore di coloro che non erano nati in una famiglia agiata e dovevano mantenersi con lavori duri e spesso poco stimolanti. Essere di sinistra voleva dire perseguire l’obiettivo di proteggere queste persone dalla povertà, dall’umiliazione e dallo sfruttamento, dischiudere loro possibilità di formazione e di ascesa sociale, rendere loro la vita più facile, più organizzata e pianificabile. Chi era di sinistra credeva nella capacità della politica di plasmare la società all’interno di uno Stato nazionale democratico e che questo Stato potesse e dovesse correggere gli esiti del mercato. […] Naturalmente ci sono sempre state grandi differenze anche tra i sostenitori della sinistra. […] Ma nel complesso una cosa era chiara: i partiti di sinistra, che fossero socialdemocratici, socialisti o, in molti paesi dell’Europa occidentale, comunisti, non rappresentavano le élite, ma i più svantaggiati».
Credo che i lettori non faranno fatica a condividere questa descrizione proposta da Sahra Wagenknecht nel primo capitolo del suo libro. Questa descrizione è anche il miglior punto di partenza per introdurre quelle che ritengo siano le tesi principali di questo testo, quelle che lo rendono un libro importante e opportunamente scandaloso.
Un tempo la sinistra era questo, in effetti. E oggi? Oggi le cose sono parecchio cambiate. Se un tempo al centro degli interessi di chi si definiva di sinistra vi erano problemi sociali ed economici, oggi non è più così. Adesso, osserva l’autrice, «l’immaginario pubblico della sinistra sociale è dominato da una tipologia che definiremo da qui in avanti sinistra alla moda [l’originale tedesco è Lifestyle-Linke, letteralmente ‘sinistra dello stile di vita’], in quanto chi la sostiene non pone più al centro della politica di sinistra problemi sociali e politico-economici, bensì questioni riguardanti lo stile di vita, le abitudini di consumo e i giudizi morali sul comportamento. [… ] Il rappresentante della sinistra alla moda [… ] è cosmopolita e ovviamente a favore dell’Europa […]. Si preoccupa per il clima e si impegna in favore dell’emancipazione, dell’immigrazione e delle minoranze sessuali. È convinto che lo Stato nazionale sia un modello in via di estinzione e si considera cittadino del mondo senza troppi legami con il proprio paese». Il rappresentante della sinistra alla moda non può – né desidera – essere definito un “socialista”, neppure nell’accezione socialdemocratica del termine: semmai un liberale di sinistra.
La concezione stessa del fare politica e delle sue finalità appaiono profondamente mutate: «Non si tratta più di cambiare la società, ma di trovare conferma di sé, tanto che anche la partecipazione alle manifestazioni diviene un atto di realizzazione personale: ci si sente a posto con la propria coscienza a manifestare per il bene insieme a persone che la vedono nello stesso modo». In effetti, credo che chiunque di noi abbia fatto esperienza di manifestazioni che avevano più l’aspetto di giocose performance teatrali che di dimostrazioni della volontà di lotta su temi specifici.
Beninteso, non si può dire che questa nuova sinistra alla moda rifugga dal conflitto in quanto tale. Il problema è che non di rado esso è rivolto verso l’obiettivo sbagliato. Come osserva Wagenknecht, in effetti «la sinistra alla moda risulta poco simpatica anche perché, pur sostenendo una società aperta e tollerante, mostra di solito nei confronti di opinioni diverse dalle proprie un’incredibile intolleranza, che non ha nulla da invidiare a quella dell’estrema destra. Questa scarsa apertura deriva dal fatto che il liberalismo di sinistra, secondo la concezione dei suoi sostenitori, non è un’opinione, bensì una questione di decoro. Chi si discosta dal canone dei loro precetti, appare agli occhi dei liberali di sinistra non semplicemente come un individuo che la pensa in modo diverso, ma come una persona cattiva, forse persino un nemico dell’umanità o addirittura un nazi».
Di questo atteggiamento intollerante e presuntuoso (non per caso il titolo originale del libro è Die Selbstgerechten, ossia ‘I presuntuosi’) la stessa Wagenknecht offre diversi esempi. Ne ripropongo uno che reputo significativo. Nel 2019 i giovani di Fridays for Future che si erano radunati in corteo a Lausitz (nell’Est della Germania) per richiedere l’uscita dal carbone si videro marciare contro i circa mille abitanti del paese, che intonavano i canti dei minatori. E non trovarono nulla di meglio da fare che insultare queste persone – i cui mezzi di sussistenza dipendevano dalla miniera di carbone – con l’appellativo di “nazi del carbone”. Le etichette dispregiative che la sinistra liberale e alla moda ama applicare ai propri avversari coprono del resto un ampio ventaglio di posizioni: «Chi si aspetta che il proprio governo si occupi prima di tutto del benessere della popolazione interna e la protegga dal dumping internazionale e da altre conseguenze negative della globalizzazione – un principio, questo, che per la sinistra tradizionale sarebbe stato ovvio – viene oggi etichettato come nazionalsociale, a volte persino con il suffisso -ista» (quindi “nazionalsocialista”, cioè nazista). E ovviamente «chi non trova giusto trasferire sempre più competenze dai parlamenti e dai governi prescelti a un’imperscrutabile lobbycrazia a Bruxelles è di certo un antieuropeo». Anche in Italia, come sappiamo, chi desidera che l’immigrazione sia regolamentata è un razzista, chi ritiene che il Trattato di Maastricht e la moneta unica abbiano molto nuociuto ai lavoratori e alla nostra economia è un “nostalgico della liretta” e probabilmente un “rossobruno”, chi dubita della sensatezza della conversione forzata dai motori a scoppio all’elettrico è un “negazionista del clima”, chi ritiene che lo Stato debba recuperare alcune sue fondamentali prerogative è una persona fuori dal tempo quando non direttamente un fascista.
Verso questo approccio ai problemi convergono in verità due distinte metamorfosi avvenute all’interno dei partiti di sinistra in Europa: da una parte, la defocalizzazione dal tema dei diritti sociali a quello dei diritti civili (e, più di recente, della salvaguardia ambientale); dall’altro – almeno per quanto riguarda i partiti socialdemocratici –, la sostanziale adesione alla visione neoliberale della “modernizzazione” economica.
Correttamente l’autrice individua il punto di svolta, a quest’ultimo riguardo, nella cosiddetta “terza via” di Clinton, Blair e Schröder, che diede inizio alla seconda ondata di riforme economiche neoliberali dopo quella di Reagan e di Thatcher, trovando illustri emuli anche nella sinistra italiana. Questa combinazione di liberalismo di sinistra e liberismo economico ha generato il modello politico che la filosofa americana Nancy Fraser ha definito “neoliberismo progressista”.
Precisamente l’affermarsi a sinistra di questo modello secondo Wagenknecht ha spianato la strada alle vittorie della destra, che negli ultimi anni hanno cominciato a connotare le elezioni in numerosi paesi occidentali. Ovviamente, la risposta del liberale di sinistra alla domanda perché alle elezioni vinca la destra sarà che «a votare le destre sono persone che rifiutano la società liberale, che preferiscono le soluzioni autoritarie» e che sono caratterizzate da atteggiamenti ostili nei confronti di immigrati, minoranze e omosessuali.
Ma c’è una seconda risposta a questo interrogativo. Questa risposta – osserva l’autrice – «ci dirà che il liberismo economico, la globalizzazione e lo smantellamento dello Stato sociale hanno peggiorato la vita di molti, o quantomeno hanno costretto molti a fare i conti con incertezze maggiori e con la paura del futuro. E ci dirà che l’orientamento liberale di sinistra, quello che domina la stampa, ha dato loro anche la sensazione che i loro valori e il loro modo di vivere non fossero più rispettati, ma moralmente condannabili». La seconda risposta parte insomma dal presupposto «che gli elettori votano a destra perché sono stati abbandonati da tutte le altre forze politiche e non si sentono più apprezzati dal punto di vista culturale». Questi elettori vedono nel liberalismo di sinistra un duplice attacco nei propri confronti: «un attacco ai loro diritti sociali, in quanto descrive come modernizzazioni progressiste proprio quei cambiamenti che hanno sottratto loro il benessere e la sicurezza»; ma al tempo stesso «un attacco ai loro valori e al modo in cui vivono, che nella narrazione liberale di sinistra viene svalutato moralmente e squalificato come retrogrado».
Qui in verità si intersecano due ordini di problemi: il primo riguarda l’effettiva rappresentanza di classe dell’attuale liberalismo di sinistra, il secondo i suoi valori. Riguardo a entrambi Wagenknecht è tranchant.
Sulla rappresentanza di classe: «Oggi, quando parliamo di sinistra, ci riferiamo a una politica che si occupa degli interessi del ceto medio laureato, organizzata e diretta da chi ne fa parte. Però è questo ceto sociale, insieme a quello superiore, a risultare vincente dopo tutti i cambiamenti degli ultimi decenni: ha tratto vantaggi dalla globalizzazione e dall’integrazione europea», nonché, «almeno in parte, anche dallo status quo dell’economia liberista». In realtà, «sono proprio gli sviluppi che hanno reso più ardua la vita dei vecchi elettori dei partiti di sinistra ad avere creato le condizioni per l’ascesa e la posizione privilegiata del ceto sociale che ha una formazione universitaria e che vive in città». E in effetti anche nelle nostre grandi città a votare a sinistra sono soprattutto gli abitanti del centro storico e dei quartieri bene (la cosiddetta “sinistra della ZTL”).
Quanto ai valori: ciò che oggi va sotto il nome di liberalismo di sinistra è la “grande narrazione” del ceto medio dei laureati e degli accademici, di cui rispecchia valori e interessi. In definitiva, «il liberalismo di sinistra vede la storia degli ultimi decenni dall’ottica dei vincitori: una storia di progresso e di emancipazione», al cui centro ci sono «i valori individualistici e cosmopolitici».
Tra gli aspetti importanti di questo libro vi è per l’appunto il coraggio di mettere direttamente in questione valori quali l’individualismo e il cosmopolitismo. Wagenknecht osserva infatti che «con questi valori si può sottrarre legittimità tanto a una concezione dello Stato sociale elaborata entro i confini dello Stato nazionale, quanto a una concezione repubblicana della democrazia. Ricorrendo a questo canone di valori, è possibile inserire il liberismo economico, la globalizzazione e lo smantellamento delle infrastrutture sociali in una narrazione che li fa apparire alla stregua di cambiamenti progressisti: una narrazione che parla di superamento dell’isolamento nazionalista, dell’ottusità provinciale e di un opprimente senso della comunità, una narrazione a favore dell’apertura al mondo, dell’emancipazione individuale e della realizzazione di sé». Conseguentemente, nella seconda parte del libro, dedicata a un programma politico alternativo alle idee del liberalismo di sinistra, ha un ruolo chiave la rivendicazione dell’importanza dei vincoli comunitari, unita all’osservazione che questi vincoli conservano il loro valore di collante sociale soltanto all’interno di contesti circoscritti e delimitati.
«Senza i vincoli di comunità», osserva l’autrice, «non esiste alcuna res publica». Comunità, politica e democrazia sono concetti tra loro saldamente connessi. «Non è un caso, quindi, che il concetto moderno di nazione come comunità dei cittadini di un paese sia stato formulato per la prima volta in modo consapevole durante la Rivoluzione francese e messo in rapporto diretto con la pretesa di una configurazione democratica degli affari comuni. Con il dissolvimento di questo senso di comunità [… ] scompare, dunque, anche il presupposto essenziale per una politica che possa quantomeno mettere un freno al capitalismo e, in prospettiva, persino superarlo». L’opposto di “comunità” non è, quindi, la libertà individuale, ma la libertà del potere economico di delocalizzare imprese, di fare arbitraggio tra sistemi fiscali, di aggirare – a vantaggio di pochi – le protezioni sociali costruite in decenni per la maggioranza delle persone.
Ma il vero obiettivo dell’attacco alla comunità è in realtà un altro: è lo Stato. Ed è precisamente su questo terreno che la continuità tra la narrazione neoliberista e la sua variante di sinistra emerge con particolare evidenza.
«Lo Stato», osserva Wagenknecht, «ha sempre avuto un posto come nemico nella narrazione neoliberista. È avido e inefficiente, troppo invasivo con le proprie regole e presuntuoso nel modo di organizzarsi. È abbastanza chiaro dove vuole andare a parare questa narrazione: occorre dissolvere lo Stato sociale, che è diventato troppo costoso per le élite economiche, privatizzare il più possibile i servizi pubblici e tagliare i costi dell’amministrazione, fino a quando essa, disperata, non si sottometterà all’economia privata e si affiderà in sempre più ambiti alla sua (ovviamente mai disinteressata!) consulenza e professionalità».
Ora, la variante di sinistra di questo attacco allo Stato consiste nel rappresentare lo Stato nazionale «non solo come obsoleto, ma addirittura come pericoloso, ovvero potenzialmente aggressivo e guerrafondaio. Per questo i contributi del liberalismo di sinistra sul tema culminano quasi sempre con l’avvertimento che non ci deve essere un ritorno allo Stato nazionale, come se esso facesse parte del passato e noi vivessimo già in un mondo transnazionale». In Italia, come è noto, sono molto in voga a sinistra anche le varianti dello “Stato incapace/corrotto/sprecone” (evidentemente per limiti ontologici dei nostri connazionali), che quindi deve cedere quanti più poteri e prerogative possibili a un’Unione Europea certamente benevolente e comunque più “seria” di quanto siano i cittadini di questo paese e coloro che li rappresentano.
Per quanto caratteristica del nostro paese, questa posizione ha qualcosa in comune col liberalismo di sinistra in quanto tale descritto da Wagenknecht nel suo libro. Quest’ultimo infatti si distingue dal neoliberismo anche perché «non è a favore di un passaggio del potere governativo dagli Stati direttamente alle multinazionali. La sua idea è semmai lo slittamento delle strutture democratiche su un piano transnazionale. Per questo, riguardo all’Unione Europea, propone un’integrazione più profonda che si spera possa sfociare in uno Stato federale europeo con un Parlamento perfettamente funzionante e un governo europeo. Spesso, in relazione a questo tema, si sente dire che gli Stati nazionali nel mondo globalizzato di oggi non sono comunque già più in grado di portare avanti una politica sociale ed economica sovrana. La necessità delle strutture decisionali transnazionali auspicate viene così giustificata col fatto che solo in questo modo la politica potrà tornare a essere veramente democratica».
L’autrice contesta questo punto di vista sotto un duplice profilo. Intanto, non ha alcun senso parlare di una “incapacità di agire” degli Stati nazionali. In ogni grande crisi degli ultimi decenni, «che sia il collasso delle banche o il coronavirus che ha messo in ginocchio l’economia, gli Stati nazionali ormai dichiarati morti hanno dimostrato di essere gli unici attori realmente in grado di agire». In effetti sono stati gli Stati a salvare il sistema finanziario «con enormi pacchetti finanziari di salvataggio» (non a caso definiti “aiuti di Stato”) o, «nella crisi legata al COVID-19, a mobilitare centinaia di miliardi in aiuti per la loro economia». Non solo: «Gli Stati nazionali sono anche l’unica istanza che al momento corregge in modo significativo gli esiti del mercato, distribuisce i redditi e garantisce la sicurezza a livello sociale».
Ma è soprattutto l’idea che l’UE possa essere il motore di una rivitalizzazione della democrazia a rappresentare una pericolosa illusione. È vero il contrario: «Il progressivo scivolamento delle competenze decisionali dal piano nazionale, più controllabile ed esposto alla sorveglianza pubblica, a quello internazionale, poco trasparente e facilmente manovrabile da banche e grandi imprese, significa allora soprattutto una cosa: la politica perde il suo fondamento democratico». Da questo punto di vista, gli stessi diritti attribuiti al Parlamento europeo sono non soltanto ben poco rilevanti, ma rappresentano in ultima analisi la foglia di fico che copre malamente una deterritorializzazione delle decisioni politiche a vantaggio di poteri sovranazionali opachi e sostanzialmente privi di legittimazione democratica.
A quella pericolosa illusione “europeista” Wagenknecht contrappone un solido realismo: «il livello più alto in cui potranno esistere istituzioni, che si occupino del commercio e della soluzione di problemi condivisi e siano controllate in modo democratico, non sarà in tempi brevi né l’Europa né il mondo. Sarà, invece, il tanto vituperato e troppo precocemente dato per morto Stato nazionale. Esso rappresenta al momento l’unico strumento a disposizione per tenere sotto controllo i mercati, garantire l’uguaglianza sociale e liberare determinati ambiti dalla logica commerciale. È quindi possibile ottenere maggiore democrazia e sicurezza sociale non limitando, bensì accrescendo la sovranità degli Stati nazionali».
Pertanto non solo non bisogna cedere altri poteri a Bruxelles, ma occorre rinazionalizzare una parte di quelli che sono stati già ceduti: l’autrice si dichiara in effetti a favore di «un’Europa di Stati democratici sovrani». Sono questi Stati gli unici possibili attori di quel rafforzamento del settore pubblico dell’economia, di quella «deglobalizzazione sensata della nostra economia» e di quella «deglobalizzazione radicale dei mercati finanziari» che rappresentano aspetti essenziali del programma politico che Wagenknecht propone nella seconda parte del suo libro.
Non mi è possibile entrare nel merito di tale programma, in buona parte condivisibile. Desidero invece riproporre un passo delle conclusioni del libro di Sahra Wagenknecht: «Negli ultimi decenni, nelle società occidentali, il modo di vivere e di lavorare degli uomini è cambiato considerevolmente e anche quello di ripartire i frutti del loro lavoro. Questi mutamenti non sono l’esito peculiare di innovazioni tecnologiche, ma il risultato di scelte strategiche prese a livello politico. In molti campi ne è venuto fuori il contrario di quello che ci era stato promesso. Il credo neoliberale della competitività, con cui erano stati fondati la globalizzazione, il liberismo economico e le privatizzazioni, ha scacciato la concorrenza equa. La fede cieca nella saggezza dei mercati ha portato alla nascita di imprese enormi che dominano il mercato e a monopolisti digitali potentissimi, che oggi impongono il loro tributo a tutti gli altri operatori e distruggono la democrazia. Al posto di un’economia dinamica, ne è sorta una scarsamente innovativa, che profonde un sacco di soldi in modelli di business dannosi per la collettività e che ci rendono quasi impossibile risolvere i problemi davvero importanti».
Credo che queste righe consentano di porre in luce conclusivamente il principale pregio di questo libro: che consiste nel mettere a nudo le promesse non mantenute del mondo neoliberale e nell’indicare con coraggio una strada diversa. Senza paura di andare controcorrente e di opporsi ai dogmi della sinistra liberale e alla moda. Ogni possibile ripresa di un pensiero critico e di una politica che intenda cambiare in meglio la nostra società non potrà che passare per un confronto serio con i problemi sollevati in questo testo.
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La principale discriminante da adottare che consenta al M5S di brillare di vita propria è schierarsi nettamente dalla parte dell’ANTI capitalismo del pensiero unico neoliberista oggi vigente in maniera soffocante delle più elementari esigenze umane. Tutte le altre discriminanti verranno da sé. Anche perché manca questa posizione nel desolante panorama politico dell’ex-Belpaese.
Sinistra e progressismo sono termini troppo abusati nella storia e anche ambigui per poter essere ancora adottati allo scopo di distinguersi dal resto del politicume abbietto. Meglio “alternativa”.
Occorrerebbe un congresso o comunque una iniziativa d’alto livello e risonanza per inaugurare una svolta teorica (con riflessi pratici) che possa rilanciare il MoV, che non deve stare necessariamente sempre a rimorchio di iniziative di altrui. Per fare un esempio: gazebo di raccolta firme per i referendum a cominciare da quello anti Jobs Act.
E naturalmente creare un ufficio studi all’altezza dei tempi correnti, che possa calamitare il meglio dell’intellettualità italiana.
PS. Ovviamente Grillo non può e non deve assolutamente metterci becco!
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“Ovviamente Grillo non può e non deve assolutamente metterci becco!”
da proprietario del marchio commerciale ha tutto il diritto (300 000€ annui ) di metterci il becco, visto che ne va del suo interesse,
potrebbe sempre chiedere la resiliazione del contratto commerciale, perché di tale attività si tratta.
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se Lucia Annunziata è il rinnovamento del pd, sul palco non ci sarei nemmeno salito, salvo per doveri di cortesia. Con Calenda poi…
ma i palchi, quello non so nemmeno di quando e dove è, sono lo specchietto per le allodole per i blablatori, e ovviamente per i rondolinani. Quelli lieti del pessimo risultato dei 5s per poter urlare alla cacciata di Conte, comprare i libri di dibba e rimpiangere i bei tempi del vaffa.
sul palco l unica vera vincitrice è forse la schlein, che vanta un elettorato molto fedele e fuducioso. Fratoianni con 600.000 voti in più ha compiuto il capolavoro di far eleggere 4 deputati verdi che hanno un programma opposto al suo su quasi tutto, per primo la brama da lobbisti dei mercanti d armi. Chi lo ha votato non dice niente, quindi gli va bene così. Idem per l alkeanza orfsnica col pd. Calenda è stato appiedato e ronza intorno alla Schlein insieme all altro calabrone. La stanno circondando. Manca Santoro, che ha buttato nel cessò 600.000 voti, sull altare di quanto fosse lui il pacifista vero.
Un milione e rotti di voti per ridurre la rappresentanza di chi in Europa avrebbe lottato per la pace e i diritti sociali. Quindi, o i leader duri e puri sono dei coglioni, ma di sx, o dei coglioni che favoriscono la dx. Bravi però. E ben ospitati nelle TV che costruiscono l opinione pubblica, pagando bene anche.
su quel oalco non c è nessun accordo possibile, come è nella realtà. Al massimo qualche battaglia comune, verificando se Calenda e Bonelli hanno capito il contenuto della proposta.
sicuramente oggi la schlein ha i voti di 5s, avs e calenda messi assieme. In parte elettori 5s che si sono rotti le palle dei tentennamenti non di Conte, ma dei duri e puri renzianamente ostili ad ogni intesa, anche a Perugia o Caltanissetta.un freno a mano tirato in pianura, aspettando Godot ricciolo e e i pensatori originali.
io, certamente sino ad oggi fautore di un alleanza con il pd, oggi ho cambiato idea. Troppa ombra liberale lì intorno. Per me chi ha un programma lontano da quello in cui credo non può essere un mio alleato, se non per opportunismo politico.
quindi Calenda, Renzi, Bonelli sono un discrimine insuperabile, come i radicali. Dx sociale e battaglie per i diritti sociali mai concluse.
Ritenendo che Conte e i 5s siano certamente di sx, come penso di essere io, credo che il campo progressista debba oartire da loro e da SI, nel momento in cui Fratoianni chiarirà perché avere nella propria alleanza 4 euroeputati che voteranno per l invio di armi in Ucraina e in Israle sia da considerare un successo politico. O la pensa come loro, o li saluta prima là e poi qua, e loro si cercheranno i voti da soli.
A Fratoianni si può perdonare tutto, a Conte di riprovano fatti ed intenzioni inventate. Chi ha votato avs e Santoro, anziché 5s ne è orgoglioso? Perché?
per saperlo. Grazie
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io ho votato Santoro per non buttare la scheda tra le bianche e le nulle,
e non me ne pento,
il mv ha una leadership nulla, ininfluente,
se non cambia leader e non cambia temi al 2027 prenderà si e no il 4/5%
oramai il leader, con il professarsi progressista di sinistra, le sua smodata ricerca del campo largo, campo largo trainato e gestito dal PD, e da tutti quelli che ci stanno, Renzi, calenda, la Bonino, segna i limiti e la fine del MV,
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Cagliostro… appena ieri hai dichiarato nel tuo mini curriculum che sei un astensionista, oggi affermi che hai votato Santoro?
Sei mica un rondoliniano?
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galfo…
molto probabilmente sei nuovo del blog,
avresti letto che alle politiche ho votato per il mv, alle europee per Santoro, ma da lì in poi mi ritengo astensionista,
astensionista, altrimenti voterei sicuramente contro il partito di tentenna,
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intanto il tizio si schiera apertamente, vediamo chi appoggia la sua mozione.
“Camera, riconoscimento della #Palestina — Nicola #Fratoianni (#SI) attacca la maggioranza: “Non si può dire di essere per i due popoli e i due stati senza riconoscere la Palestina.”
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Deve chiederlo innanzitutto al novello Chicco Testa, suo alleato organico.
nel frattempo, armi a Israele come piovesse . E a Kiev per attaccare il territorio russo. Come il pd, alleato organico nelle elezioni 22.
ma lui è Fratoianni, e parla bene.
la compagna anche meglio. Poi spesso di fronte a dibba.
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questa è una notizia ,
e una cosa se è buona non è né di dx né di sx.
se tu fossi stato un 5* lo sapresti e non ti meraviglieresti se anche un orologio rotto segna l’ora esatta 2 volte nelle 24h
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Ottavio, se può farti piacere:
“CONFERMA O QUASI DELLA NOTIZIONA A 5S DI IERI. Grazie al bravissimo vice di Travaglio, Salvatore Cannavò (se guardate bene gli articoli di Cannavò sui 5S sono obiettivi, mai malignetti come quelli di De Carolis)
I 5 Stelle scelgono Left, la sinistra più in linea con i loro programmi
Parlamento europeo – Così il nuovo gruppo sale a 47. Il parere positivo di Mélenchon e di Fratoianni (SI): oggi l’incontro chiave
Di Salvatore Cannavò
4 Luglio 2024, FQ
Nella prospettiva “progressista” il M5S sceglie la sinistra in Europa anche se si tratta di una scelta più pragmatica che ideologica. Gli otto eurodeputati del partito di Giuseppe Conte, entrano da oggi nel gruppo Left, il più a sinistra dell’Europarlamento, con 39 aderenti e che salirà a 47. Non era la prima scelta per i 5Stelle che hanno cercato di formare un nuovo gruppo insieme alla tedesca Bsw, capeggiata da Sara Wagenknecht, fuoriuscita a sua volta dalla sinistra di Linke.
Il processo non è stato indolore e comunque la decisione definitiva sarà presa stamattina dopo un incontro tra il Bureau di Left e le delegate del M5S alla trattativa, Laura Ferrara e Tiziana Beghin. C’è chi ha definito l’incontro una sorta di “test”, un incontro in cui si chiederà conto del governo gialloverde con la Lega e forse anche di quel gruppo europeo con il brexiter inglese Nigel Farage nel 2014. Ma si tratta comunque di un incontro dovuto, la decisione, secondo le varie fonti consultate, è presa. Pesa il parere favorevole della France Insoumis francese, capeggiata da Manon Aubry, oggi in una fase di grande dialogo a sinistra con il Nuovo fronte popolare in casa che consente operazioni più ampie. E poi c’è stato il decisivo via libera dei deputati italiani della sinistra (Ilaria Salis e Mimmo Lucano: gli altri quattro deputati di Avs sono nel gruppo dei Verdi). A gestire direttamente la partita è stato il segretario di SI, Nicola Fratoianni, che ha avuto alcuni colloqui diretti con Conte e che si è detto molto favorevole a questa apertura confidando anche in un peso specifico maggiore degli italiani in Left, da domani la prima delegazione nazionale con 10 presenze contro le 9 francesi. Anche Maurizio Acerbo, segretario di Rifondazione comunista – non presente al Parlamento europeo, ma facente parte del Partito europeo della Sinistra – ha definito positivamente il nuovo ingresso.
Per il momento dai 5S non ci sono dichiarazioni ufficiali. Quello che si percepisce è il sollievo per avere comunque trovato un approdo nel Parlamento europeo dopo anni di trattative andate a vuoto – non solo con i Verdi, anche con i socialisti e, addirittura, con i liberali di Renew – con una “affinità di valori”.Cosa che non sarebbe stata possibile con i socialisti che sostengono il Patto di stabilità o l’invio di armi in Ucraina. Il programma di Left prevede molti punti in comune con le proposte 5S. “No al neoliberismo, sì alla tassazione dei ricchi”, promozione di “servizi pubblici universali” “accesso all’assistenza sanitaria pubblica universale”, ma anche un “no alla criminalizzazione delle Ong e dei rifugiati”. Presente anche il riferimento alla “promozione della pace, dei diritti umani e del ripristino della diplomazia, opponendoci all’agenda di militarizzazione dell’Ue” ma anche il sostegno al “diritto dell’Ucraina a sostenere la sua integrità territoriale”, posizioni che registrano divergenze tra i partiti del Nord Europa e quelli mediterranei (tra cui c’è in atto anche una contrapposizione sul modo di regolare la vita interna). E poi la scelta politica chiave dei prossimi giorni: “Non faremo parte della nuova ‘coalizione Ursula’” dice Left e su cui il M5S convergerà registrando una nuova distanza con il Pd di Elly Schlein. L’alleanza dei progressisti si farà, ma non è una passeggiata.”
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“anche il sostegno , al diritto dell’Ucraina a sostenere la sua integrità territoriale”
meglio lasciar perdere
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Sì, sulla carta, ma in effetti: zero armi e zero partecipazione.
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chi avrebbero dovuto scegliere?
orban o qualcuno che vuole la disgregazione territoriale dell Ucraina?
l integrità territoriale è uno degli obiettivi naturali di un negoziato di pace. Pace che certo non vogliono i verdi bonelliani che sono entrati nel gruppo dei verdi tedeschi, i più guerrafondai del parlamento europeo.
io ho votato per chi vuole battersi per la pace, lei anche mi pare. O Santoro voleva la disgregazione dell Ucraina?
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La collocazione è quella, da sempre.
poi la tristezza è Fratoianni che con l ideona Salis fa eleggere 6 deputati, di cui solo 2 con la sx e 4 con la dx verde, che è la collocazione di Bonelli. E sarebbe Conte a volere alleanze col diavolo…
grazie della segnalazione
buon tutto
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Altrettanto a te, Ottavio.
… “poi la tristezza è Fratoianni che con l ideona Salis fa eleggere 6 deputati, di cui solo 2 con la sx e 4 con la dx verde, che è la collocazione di Bonelli. E sarebbe Conte a volere alleanze col diavolo…” e sono addirittura nello STESSO partito! 🤦🏻♀️
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Ultimamente molti miei commenti non vengono pubblicati, benchè siano educati e per nulla offensivi. Complimenti al sito.
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Morire per Biden: comici contro i pagliacci occidentali
Date: 4 Luglio 2024Author: ilsimplicissimus 6 Comments
Come è abbastanza noto, nonostante il divieto di parlarne, da anni due comici russi, Vovan e Lexus, titolari di una programma televisivo di successo, si sono specializzati nel chiamare politici occidentali e altre celebrità sotto falsi nomi riuscendo spesso a strappare dichiarazioni interessanti per misurare la preparazione, la sincerità e il QI dei loro interlocutori. Non hanno bisogno di scervellarsi per inventarsi batture o mettere alla frusta i loro autori per tirare fuori dialoghi divertenti perché i politici occidentali sono una miniera di stronzate che bastano e avanzano. Hanno chiamato la presidente della Bce, Lagarde, fingendosi Zelensky e le hanno fatto dire che ai vertici europei non importa nulla di quanto i cittadini debbano soffrire per le enormi somme regalate a Kiev e per le sanzioni rivelatisi un boomerang; un’altra volta hanno finto di essere uomini di Navalny e organizzato una videoconferenza con Amnesty International, rivelando come funziona effettivamente questa organizzazione di parte occidentale; in un’altra occasione ancora hanno fatto confermare a Bush figlio l’esistenza di biolaboratori in Ucraina. Insomma basta cogliere questi personaggi lontani dai suggeritori e dagli spin doctor, far credere loro di non essere ascoltati in pubblico e di parlare con amici di merenda geopolitica, per vederli nudi di fronte alle loro abiezioni o idiozie.
Avvicinandosi il 4 luglio, festa nazionale dei born to kill e il duello Biden -Trump, i due comici russi hanno pensato di telefonare a Hillary Clinton, pasionaria del globalismo, fingendosi l’ex presidente ucraino Petro Poroshenko e ne hanno tratto una vera miniera di follie e sciocchezze che fa venire i brividi. Tra le altre cose, la Clinton ha affermato apertamente che la rielezione di Joe Biden dipende dal successo dell’Ucraina sul campo di battaglia. Kiev non dovrebbe solo mantenere le sue posizioni attuali, ma anche passare all’offensiva, e poi “ovviamente molte persone nel nostro Paese faranno di tutto per rieleggere il presidente Biden”. Una “dimostrazione di resilienza” da parte dell’Ucraina invierebbe un messaggio forte al resto del mondo, ha affermato.
Questo è qualcosa che in Occidente viene spesso definito “propaganda russa”, perché il fatto che il governo degli Stati Uniti stia nuovamente inviando denaro e armi in Ucraina non deve essere messo in relazione alla campagna elettorale americana, altrimenti si è accusati di complottismo, anche se la correlazione appare evidente pure ai ciechi. La squadra di Biden ha assolutamente bisogno di successi in Ucraina: se poi decine di migliaia di soldati ucraini morissero senza senso, per i democratici statunitensi non sarebbe un problema. La cosa principale è che i democratici rimangano al potere negli Stati Uniti.
Inoltre visto che la Clinton è stata sconfitta da Trump nelle elezioni del 2016, i due durante la telefonata del presunto Poroshenko hanno continuato a menzionare lo sfidante di Biden, sperando di ottenere qualcosa di interessante. E non sono rimasti delusi perché quando l’imitatore che incarnava l’ex presidente ucraino ha chiesto se Kiev potesse far qualcosa per influenzare le elezioni americane, la Clinton si è rivelata entusiasta dell’idea: “Tutto pur di combatterlo. Sono assolutamente d’accordo.”
Peccato che questo sia illegale negli Stati Uniti. E anzi tutti ricordano che i democratici americani, in particolare la squadra di Clinton, accusarono Trump per quattro anni di seguito di aver ricevuto sostegno dalla Russia, cosa rivelatasi poi una balla. Insomma Clinton nella telefonata con il falso Poroshenko voleva fare esattamente ciò di cui aveva accusato Trump. Ci vogliono dei comici per smascherare i pagliacci.
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Travaglio ha sempre imputato al Pd di essere una anomalia e un usurpatore delle istanza di sinistra, e pensare che lui non si è mai dichiarato uomo di sinistra!! Ha sempre affermato che l’ipocrisia liberl-cattolica tenesse sotto incantesimo le idee progressiste che nel PD continuano ad albergare e ha visto nel Mov.5s e in Conte il principe azzurro che con un bacio libera la principessa Schlein dall’incantesimo (inorridisco all’idea e penso pure Conte). La favola pero non puo avere un lieto fine e lo ha capito anche Travaglio. Uno perche il PD è proprio questo. Fatto di conservatori pseudo progressisti, chiusi nella loro ZTL mentale e una massa popolare che nelle sagre UNIT* pensa si realizzi la democrazia nazional popolare. Due perchè la gran parte dei possibili elettori 5stelle invece di dare la forza elettorale che permetterebbe a Conte di presentarsi come leader credibile della sinistra non ci pensano proprio a questa soluzione. E tre perche tra i corpi elettorali dei 2 partiti esiste una forza repulsiva che in fisica stanno ancora cercando di quantificare
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È abbastanza complesso discernere gli elementi costitutivi delle creature politiche e delle rispettive alleanze senza conoscerne appieno, almeno per me, i dettami e le valenze etiche che spingono , guidano , assolvono , inquinano e incriminano condotte per favorire la propria fazione o il proprio rappresentante. Le dinamiche , come sempre , sono molteplici ed incastrate ai sogni interlocutori , ai dati effettivi, alle parole spese come agli agiti da cui non si torna indietro.
Il pensiero dovrebbe collocarsi a monte dove spendere parole avrebbe un senso non a valle per camuffare azioni che hanno, di fatto, tradito la parola spesa ed udita sulla quale, tra l’altro, molti elettori hanno investito con il voto.dirsi di destra o sinistra fino a, venti anni fa avrebbe potuto avere ancora qualche senso, anche se i partiti
A maggiore vocazione sociale nella carta e a parole sono stati i primi a trasferirsi in pianerottoli sospesi sul vuoto creando quelle zone, chiamate Ztl, dove con coraggio sono state confluite risorse spendendo sempre le stesse parole, ingannando dunque una massa sempre più stordita e confusa.
Se il PCI aveva creato una filosofia, una morale , memore di un Gramsci di un Togliatti, di un Lenin e di altri illustri filosofi materialisti come il già citato lefrevre hanno velocemente compresso, in pochi lustri il viraggio alchemico dirottando il baraccone , non più operaio ma di Ztl, verso un industria corporativa e statale sopra al loro humus naturale dalle università al contado al cibo industriale, dalle officine e dai cantieri alle ditte con sgravi per immigrati, ai presidi statali come ospedali , aziende di corollario e cooperative di servizi.
Un mondo plurimo e selvaggio dove le regole sono servite agli iniziati per porre la non regola o le irregolarità come forza propulsiva di un guadagno seminato nell’orto, come le tre monete che Pinocchio semina sotto l’albero grazie ai consigli del gatto e della volpe ,
FI, fdi e Confindustria a parte.
I cinque stelle manettari son divenuti smanettoni usando uno strumento elettivo per edificare una politica , da subito, sempre più sporca e occulta, nascosta nelle profondità degli oceani da cui emettere segnali radar per giocare in terra patria o in terra natia.
Manettari, falsi e comici senza un humus preciso che non fosse solo il contesto televisivo dei grullo, dei cala ‘ delle Elisabetta Giorgi , delle soubrette di abbronzatissima e delle vacanze al mare, film sceneggiati che dal tempo delle mele, non sono mai invecchiati, eccetto gli autori.
I distinguo sono fondamentali almeno per cercare di capire. Poi, non è detto che si comprenda o di capisca veramente in modo esatto.
Errori di battitura a parte.
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Travaglio è bravissimo in politica interna, ma non è molto attento nella politica internazionale! Oggi la sinistra tornerà al potere con una vittoria schiacciante in gran Gran Bretagna, Ma Qualcuno mi aiuti a capire: oggi la sinistra tornerà al potere in Gran Bretagna con una vittoria schiacciante,ma con questo programma: uno) elogiare la Thatcher; due) elogiare la Brexit; tre) mettere in discussione l’agenda verde, come la destra e Salvini, perché costa troppo; quattro )Israele ha sempre ragione; 5)seguire la terza via di Blair, che altro non è stato che l’attuazione dell’agenda Thatcher! COME HO SCRITTO SOPRA ,TORNO A RIPETERE;O CI SARÀ UNA ROTTURA CHE METTA IN DISCUSSIONE L’ORDINE ATTUALE DEL MONDO (CHE RISPECCHIA L’ORDINE ATTUALE DELL’ONU) O DIVERSAMENTE SIAMO DAVVERO ALLA FINE DELLA STORIA E IL CAPITALE E IL LIBERALISMO SONO FENOMENI ETERNI!
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