(di Michele Serra – repubblica.it) – Non sono tra i follower dello youtuber Cicalone. Non amo il “faidate” in nessun campo (dall’idraulica alla medicina all’ordine pubblico). Diffido di chi fa sfoggio della sua abilità nelle arti marziali. Eppure, nelle scorrerie di Cicalone e amici a caccia di borseggiatori nella metro di Roma, riconosco una ratio. Non è la mia, è la sua: ma c’è, e non vederla è un errore.

La ratio di Cicalone è questa: dove lo Stato arretra, avanzo io. I borseggiatori derubano i vecchi, approfittano dei deboli, rubano il denaro guadagnato con fatica dagli onesti. Qualunque sia la ragione del loro delinquere, è un atto odioso. E viene voglia di intervenire per interromperlo.

Che lo Stato arretri per debolezza, o penuria di mezzi, o scelte politiche sbagliate, è cosa rilevante per chi pretende di capire meglio quello che non funziona. Ma irrilevante per i Cicalone. Per dirne solo una: l’evasione fiscale toglie risorse e forza allo Stato, ma non sono sicuro che tra i tanti che applaudono Cicalone il concetto “le tasse si pagano” sia molto popolare.

Chi si ferma all’evidenza, magari perché non ha il tempo materiale per approfondire, vede ladri indisturbati e vede un giovanotto che cerca di acciuffarli. E pensa: finalmente qualcuno fa qualcosa. I giustizieri prosperano laddove le autorità annaspano, non danno risposte, non ce la fanno.

Fossi il ministro degli Interni, o il capo della Polizia, o il sindaco di Roma, inviterei Cicalone a fare due chiacchiere. Gli spiegherei i problemi, la mancanza di uomini, i punti critici nel lavoro delle persone in divisa. Gli darei consigli e gli chiederei consigli. Non ne farei un nemico, o un concorrente: cercherei di farne un complice dello Stato.