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(di Michele Serra – repubblica.it) – C’è un nesso tra il recupero di tonnellate di rifiuti umani sull’Himalaya (lo scioglimento dei ghiacci lo consente e anzi lo suggerisce) e la rimozione di un paio di cacche di turisti sulla scalinata che porta alla Cupola del Brunelleschi? Sì, c’è un nesso: perfino tecnico, perché in entrambi i casi si tratta di ascensioni, e in entrambi i casi gli escrementi umani fanno parte del lascito del turismo di massa. Troppa gente, e inevitabilmente anche gente impreparata, tra gli aspiranti alla vetta.
Risalgono ai lontani anni Ottanta del Novecento le prime denunce degli esiti della “turistizzazione” dell’Everest. Centinaia di spedizioni di centinaia di persone ognuna, dunque le deiezioni di decine di migliaia di persone. Bombole del gas, tende, vestiti, plastica, carta, scarti alimentari, defecazioni destinate all’apparente immortalità dei ghiacci. E cadaveri, cinque quelli recuperati ultimamente, centinaia quelli che il ritiro dei ghiacciai potrebbe restituire, come militi ignoti dell’avventura nell’epoca della sua riproducibilità tecnica.
L’idea che tutti possano fare tutto, e andare ovunque, è democratica, non c’è dubbio. Ma si scontra contro il limite oggettivo della nostra brulicante presenza: ci sono luoghi e situazioni che non reggono l’urto delle masse. Firenze e Venezia sono una specie di prova del nove di questa incompatibilità (che non è ideologica, è oggettiva) tra il singolo luogo e il numero dei visitatori che lo affollano, e spesso lo offendono. Ognuno di noi ha un ingombro. Viene da invocare il numero chiuso (anche sull’Everest). Se ci sono alternative, bisogna trovarle in fretta.
Il syndaco Nardella, l’incapace che ha trasformato Firenze in una cittadella insulsa adatta esclusivamente al turismo “mordi-e-fuggi” (te credo che poi trovi le caate sui gradini del Duomo! Sarebbe inconcepibile semmai che non ci fossero!) prima di essere buttato fuori da Palazzo Vecchio ci ha lasciato l’ultimo regalino: la grande partenza del Tour de France. Oggi, sabato 29 giugno 2024, la città è stata resa ostaggio della sua demenziale opzione di bloccarla in tutto e per tutto per consentire la partenza del famoso giro ciclistico (a sua volta figlio di decisioni a carattere pubblicitario provinciale, direi letteralmente réclame, tanto per rimaner in tema francofono). Pur essendo vero che in qualsiasi strada ci siano persone che ci abitano, si chiude qualche strada, appunto, non una città intera! Gente bloccata in casa che non poteva neanche scendere a prendere la propria auto per muoversi, quale che fosse la necessità, un familiare all’ospedale, un bisogno di qualche tipo, seee, figuriamoci. Roba che neanche ai tempi dei lockdown per il CoVid (che però almeno sulla carta, avevano un senso minimamente pratico se non anche logico, mentre oggi per il tour-spot “a favor di telecamera”… boh?!). Da giorni girano volantini attaccati su tutti i portoni e vetrine, e sbattuti su tutti i parabrezza, che intimano di rimuovere qualsiasi autoveicolo in sosta lungo le strade che verranno percorse dai ciclisti cazzuti.
Ok, mi si dirà, ma di che ti lamenti? È solo per qualche ora…! Sì, vabbè, ma la questione è chiaramente di principio, e comunque, se proprio in QUELLE ORE LÌ uno si deve muovere? Che fa? Chiama l’elicottero? Mica stiam parlando di un borghetto di qualche abitante, eh? Qui siamo oltre il mezzo milione di str*nzi, faccio notare! Che poi è il numero di persone obbligate a crepare in Ucraina negli ultimi due anni e mezzo tanto per fare due conti pratici, ma vabbè… Insomma, il syndaco per fare il ganzo in TV decide e i cittadini si ritrovano ostaggi, sequestrati agli arresti domiciliari. E pazienza, “continuiamo così, facciamoci del male”… 🤦🏻♂️
Cfr. Portale del Comvne di Firenze – Tour de France
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