(Bartolomeo Prinzivalli) – Mi è stato chiesto un parere sull’autonomia differenziata, quindi cercherò di esprimermi nella maniera più oggettiva, lontano cioè da simpatie politiche ed opinioni di parte, come semplice cittadino del sud che dovrà subirla.

Avete presente quando le cose vi vanno talmente bene da sentire l’irrefrenabile impulso di fare una minchiata? Ecco, quella è l’autonomia differenziata.

Mi spiego meglio: punto fondamentale da sempre nel programma della Lega, per gli esponenti storici del carroccio è il coronamento di un sogno; una vera e propria secessione economica, priva dell’impatto geografico di un distacco reale ma egualmente efficace. Ne è la prova l’emozione visibile di Calderoli, artefice e promotore della riforma da quando esiste l’idea della Padania, quel verde territorio fiabesco in cui trogloditi saturi di birra conciati come vichinghi sovrappeso pascolano allo stato brado. Sul padre della proposta ormai approvata ci sarebbe molto da dire, ad esempio che ad un primo sguardo nessuno ci punterebbe un centesimo, invece è fra i più esperti conoscitori del funzionamento bicamerale, compresi cavilli e scorciatoie; a suo modo ammirevole per abnegazione e caparbietà, pare abbia raggiunto lo scopo della vita.

Perché allora considerare il traguardo conseguito come un problema per la maggioranza? Perché è la classica riforma divisiva, ossia in grado di acuire differenze fra classi scatenando astio ed invidia; un po’ come fece il reddito di cittadinanza fra i percettori considerati fannulloni sul divano e chi era costretto a lavori stressanti ed insoddisfacenti per sbarcare il lunario, oppure il superbonus fra chi ne approfittò per rifarsi casa gratis e chi a causa di tempistiche o irregolarità progettuali rimase a bocca asciutta. Qui il divario sarà prettamente geografico fra il ricco nord ed un sud che vedrà aumentare la differenza nella qualità di servizi essenziali come viabilità, scuola ma soprattutto sanità, ed a poco serviranno le rassicurazioni sulle garanzie di livelli minimi ancora tutti da quantificare.

E chi se ne frega, diranno alcuni. Invece non è proprio così, nonostante le speranze che Vesuvio ed Etna ne esaudiscano i desideri, lavando col fuoco i parassiti scansafatiche terroni che dissanguano impunemente le casse riempite col sudore delle aziende del nord (con forza lavoro prevalentemente meridionale o ancora più a sud, ma sono dettagli), l’Italia rimane unica, se non nella realtà almeno nel voto. Quindi il centrodestra così in alto nei sondaggi vedrà prosciugarsi una grossa fetta del proprio bacino elettorale, ed a poco serviranno i moniti riguardanti la cattiva gestione delle casse meridionali governate prevalentemente dalla stessa fazione. Una zappata sui piedi, né più né meno. Certo, esistono il fenomeno dell’astensione ed il lavaggio del cervello mediatico a scongiurare eventuali ribaltoni; sì, chiedetelo a Renzi ed alla sua meravigliosa riforma costituzionale, a patto che ne sia rimasta memoria.

Date ad un italiano qualcosa da odiare ed avrete la sua massima attenzione.

Quando c’è in ballo più che l’avvicendamento sugli scranni di fantocci con le proprie tifoserie dedicate il popolo ha dimostrato di saper scuotersi di dosso il torpore della disaffezione, quindi un’eventuale raccolta firme per il referendum abrogativo mobiliterebbe molta gente; ovviamente chi riuscirà a cogliere la palla al balzo se ne intesterà i meriti, come sempre.

In sintesi bisogna stare molto attenti a quanto si desideri qualcosa prima di aver messo in conto le eventuali conseguenze; a volte basta un nulla perché il più bel sogno si trasformi in incubo…