(FRANCO MONACO – editorialedomani.it) – Anche quando, alle origini, il M5s praticava moduli provocatori e linguaggi urticanti (il vaffa) fui tra i pochi nel Pd a suggerire, inascoltato, di intrecciare un dialogo. Sia perché esso manifestamente interpretava un sentimento/risentimento largamente diffuso che era meglio parlamentarizzare affinché non prendesse una piega ancor più inquietante e persino violenta scaricandola nelle piazze (vedi i gilet gialli francesi favoriti da un sistema istituzionale che mortifica la rappresentanza parlamentare).
Sia perché il Pd versione renziana, ovvero un partito schiacciato sull’establishment, si stava facendo del male e, paradossalmente, gonfiava le vele del M5s assumendolo ad avversario sistemico nel mentre nel paese spirava vigoroso quel vento antipolitico. Il risultato fu, nel voto del 2018, 32 per cento al M5s (un elettore su tre) e 18 per cento al Pd.
Fu un errore e un boomerang ostracizzare quel Movimento.
GRILLO NON È LA SOLUZIONE
Oggi, dopo la sconfitta alle europee, esso è alle prese con un ennesimo passaggio critico. Forse risolutivo. Ne può sortire solo se avrà il coraggio di non fare sconti a sé stesso tracciando un onesto bilancio della sua parabola.
Comincio dal vertice: Grillo è stato la geniale levatrice del Movimento, il suo brillante megafono, ma non può essere la soluzione per la stagione del suo approdo alla maturità. Non è più il tempo delle battute da decrittare. Sempre a cavallo tra il teatro e la politica. Un registro francamente stonato e fastidioso a fronte della serietà della situazione.
Va detto: Conte, al netto di una certa dose di camaleontismo/opportunismo, ha dato un contributo alla positiva evoluzione del M5s. Al governo e in Ue. Penso al decisivo contributo al varo della maggioranza Ursula e al negoziato sul Pnnr. Una evoluzione ancorché incompiuta su due versanti: quello del posizionamento lungo l’asse destra-sinistra (nonostante il tatticismo lessicale che gli fa optare per l’aggettivo “progressista”); quello della forma-partito ove il Movimento è passato da una condizione magmatica a partito-parlamentare personale. Meglio a non-partito personale.
Cioè ancora due volte deficitario: di un radicamento territoriale e sociale e di un collettivo al vertice che elabori (discutendolo) l’indirizzo politico attraverso un regolato, trasparente, pubblico confronto nel quale – inesorabilmente e utilmente – prenderebbe corpo un sano pluralismo.
L’opposto della compiaciuta retorica del movimento privo di uno statuto. Sì, pur in forme nuove quanto si vuole, qualcosa che somigli a un partito. Dopo quasi venti anni e, in una temperie tanto diversa, è ragionevole auspicare che il M5s acceda all’idea che il partito è strumento essenziale alla democrazia. Anche in questo si mostra fedeltà alla Costituzione e al suo articolo 49.
IL MITO DELLE ORIGINI
Non è interesse suo, della democrazia italiana, di un’alternativa alla destra illiberale che ci governa cedere alla tentazione del richiamo della foresta – anacronistico e infantile – del mito delle origini.
Non solo la storia, ma anche la politica non può essere la nostalgica riproposizione del sempre uguale. Sarebbe una via di fuga verso un passato che non può tornare. Sul piano ideale e programmatico ciò non comporta una ritrattazione, solo una rielaborazione e un aggiornamento compiutamente politici: la genetica sensibilità per la democrazia partecipativa (specie giovanile con i suoi nuovi linguaggi e strumenti), per la questione sociale, per la legalità, per l’ambiente e per la pace, opportunamente elaborate politicamente, rappresentano semmai una preziosa risorsa per il campo progressista da costruire con altri, il Pd in primis, in vista di un’alternativa tutt’altro che impossibile e comunque necessaria per battere le destre che ci governano.
Se non erro, era la prospettiva accarezzata da una delle poche teste pensanti che hanno accompagnato il Movimento: il sociologo Domenico De Masi.
È tempo di andare avanti e non indietro. Facendo uno scatto che muova dalla rivisitazione critica della propria avventura. Semmai emendando qualche ingenuità coltivata alle origini: l’idea che la politica possa prescindere da competenza ed esperienza (qui si innesta il feticismo del limite dei due mandati) e la teoria dal sapore qualunquistico che destra e sinistra pari sono. Si lasci ai terzisti nostrani tale teoria, il cui tasso di velleitarismo e opportunismo sta conducendo loro all’irrilevanza sino alla sparizione.
Ricordiamo al Savio Anziano di stoca@@o chi è veramente Dendenna:
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PUNTO!
Ah ah ah!….
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e chi vuoi che sia? Uno dei pochi politici seri sulla scena odierna. Tutt’ altro che ‘tentenna’; ma il tuo pregiudizio è più grande di te… dunque non ce la puoi fare.
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La valutazione di ciò che è accaduto nel video (come in quello sotto), non costituisce affatto un PREgiudizio, ma un giudizio in piena regola: quelli che ho documentato sono fatti che parlano da soli.
Ecco a cosa si riduce la tua apologia di Masticabrodo: a un pregiudizio su chi ricorda a chi ne è capace che i pesci rossi come te vivono credendo che l’universo sia una boccia di vetro di acqua stagnate. Ma siccome il tuo cervello è ancora più piccolo del tuo ammennicolo, nessuno da te può pretendere l’impossibile.
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Vedo che ha imparato come si fanno partire i video di youtube dal minuto voluto.
Ci ha messo sei anni almeno ma alla fine ce l’ha fatta.
Ora non deve più scrivere
“.. dal minuto xx.yy”
E’ già un passo avanti.
Litiga ancora con i Rispondi, facendo come al solito da “professore” ignorante ma vedrà che col tempo impara anche quello.
L’ho spiegato più volte come ho spiegato la “dritta” per far partire un video al momento voluto anche col full schermo immediato.
Provi tra un insulto e un altro, tra una falsità e l’altra a rileggere indietro.
Purtroppo, non è in grado di comprendere cosa anche in questo video Conte abbia detto, ma a quello anche se si allena due secoli non ci può arrivare.
Si faccia aiutare dai vari “espertologi” a cui ricorre nei giorni pari e nei giorni dispari.
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Due grillini doc come Draghi e Cingolato:
https://www.cremonaoggi.it/2022/04/02/a-bari-statua-san-nicola-donata-da-putin-petizione-per-rimuovere-la-targa/
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E anche qui:
PUNTO!
Ah ah ah!…
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Se Dio esistesse e creasse una nuova forma di intelligenza credo che sarebbe lontana anni luce da quella degli odierni Italiani.
Gli italiani si meritano lo Stallone e il Rambo per credersi dei ruggenti animi con un coraggio eroico, in realtà vi è molta ipocrisia, del viscido, dell’approfittamento, del travisare dell’ingannare dell’ostentare del credersi , un popolo ammalato.
Il livello generale è così raso terra da non credere che possano esistere firme striscianti peggiori.
Inveire, credersi dei Rambo contro persone inermi, perseguire nelle proprie allucinanti convinzioni rende degli idioti palesi. Ossesdi, dannati verso la salvazione della latrina, spiagge porno, politici corrotti, degrado urbano e morale.
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Se il presidente americano, non Roosevelt e neanche Washington, che sono defunti ma l’attualissimo biden, regalasse ai Baresi una statua in carton gesso di Rambo con una targa firmata dallo stesso Stallone chissà come sarebbero felici di poterlo emulare fino in Russia. ..
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Al grido : ti spiezzo in tre!
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Anzi no : ti spiezzo in 21 parti!
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E fateli felici i baresi, cari Americani regalate statue di Rocky Balboa e Rambo con tanto di firma autografata del caro Silvester e togliete la targa del presidente in carica della federazione Russa, amici, forse ma con le dovute distanze.
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“Non è interesse suo, della democrazia italiana, di un’alternativa alla destra illiberale che ci governa cedere alla tentazione del richiamo della foresta – anacronistico e infantile – del mito delle origini.”
Già. E’ interesse dell’italiota non avere il Reddito di Cittadinanza, è interesse dell’italiota non avere la Spazzacorrotti, è interesse dell’italiota avere in ogni regione la possibilità di farsi i caxxi suoi e, vinca il migliore!
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Quale futuro se già nel 2017 un signore disse:
Postato il 31 Gennaio 2017, 11:06 Luigi Di Maio ( Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale )
In Italia, oltre ai furbetti del cartellino, abbiamo i voltagabbana del Parlamento. Dal 2013 ad oggi, ci sono stati 388 cambi di partito!
Alcuni parlamentari hanno cambiato partito anche 6 volte negli ultimi 4 anni.
Pensate che la terza forza politica del Senato e della Camera è il gruppo misto.
Alla Camera siamo partiti all’inizio della legislatura con meno di 10 gruppi ed oggi siamo ad oltre 18, la maggior parte di questi, non era neanche sulla scheda elettorale nel 2013.
Un vero mercato.
Per il MoVimento 5 Stelle, se uno vuole andare in un partito diverso da quello votato dai suoi elettori, si dimette e lascia il posto a un altro, come accade ad esempio in Portogallo. Ma anche per consuetudine nella civilissima Gran Bretagna.
In Italia, invece, se ne fregano: una volta che sono in Parlamento gli elettori non contano più, quello che conta è la poltrona, il megastipendio e il desiderio di potere. Molti governi si sono tenuti in piedi e hanno fatto approvare le peggiori porcate, proprio grazie ai voltagabbana.
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Oltretutto falsità sui 5 stelle.
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I nemici numero uno del movimento , cioè quelli de “Il Domani” sono premurosi di darci consigli amorevoli per salvare il movimento. Ci vogliono sorreggere…si come la corda sorregge l’ impiccato. Grillo ci diede insieme a l’ indimenticato Casaleggio i natali e un progetto politico nuovo, oserei dire rivoluzionario. Poi però commise un errore inenarrabile e ci spedi all’ inferno,forse perché purtroppo Casaleggio era prematuramente scomparsi. Non sono le regole e i fini che M5S si era dato ad essere oggi superati ,come sostiene Conte, essendo secondo lui cambiato il panorama, ma è la delusione per l’accaduto ad aver sconcertato in tanti facendogli perdere la speranza e la fiducia.
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Sarebbe interessante ricordare cosa fece il M5S né di destra né di sinistra andando al governo con la Lega:
-votò con Lega/Fdi/Fi: *Casellati, iperberlusconiana, alla Presidenza Senato; la stessa “alleanza parlamentare (anche se non governativa)” elesse a furor di popolo: *Vicepresidenti -tra cui La Russa- Questori e Segretari, ovvero il 99% a M5S, Lega, Fi e Fdi, sia alla Camera che al Senato; *Cda Rai n. 2 Lega, 2 M5s, 1 Fdi e 1 Pd; *alla presidenza Rai: Marcello Foa -tutta una carriera alle dipendenze de ‘il Giornale’ della famiglia Berlusconi- così come alla *“vigilanza parlamentare Rai” un dipendente Mediaset);
-votò SI al “Salva Salvini” (per poi ‘ululare’ se il Parlamento salva altri parlamentari);
-votò con Lega e destre il 2^ Decreto Salvini, varato per una stretta sulle manifestazioni sportive ma… applicabile per estensione, secondo la Magistratura e le giurisprudenza, anche alle manifestazioni pubbliche di protesta operaie e studentesche;
-votò SI a più condoni edilizi e fiscali, SI al Tap, SI al Muos, SI all’Ilva, SI alla Nato, SI al rinnovo per 20 anni del canone irrisorio ai “predatori” delle spiagge (poi è intervenuta la Ue), SI all’aumento di 20 volte degli idrocarburi nei fanghi nei terreni agricoli, SI alle trivelle ovvero “Avanti la produzione, stop di 2 anni alla ricerca”, SI all’innalzamento soglia per l’affidamento diretto dei lavori pubblici, SI alla flat tax per le partite Iva fino a 100mila euro, SI al taglio delle tariffe Inail alle imprese, togliendo oltre 400milioni di investimenti alla sicurezza luoghi di lavoro ecc.
Suvvia…
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