(Gioacchino Musumeci) – Non si dovrebbe mai credere nel “celodurismo” da chiunque questo provenga. Ciò che conta è la ragionevolezza, la logica del pensiero. Il fondamentalismo del Movimento non ha logica ed è un’idea sbagliata di Grillo, il pregiudizio natale su cui si reggeva il Movimento sempre più sgretolato di oggi. Il giorno in cui Giuseppe Conte dichiarò che il corso dei vaffanculo era finito, per Grillo equivalse alla dichiarazione del suo superamento. Giuseppe Conte propose un modello ragionevole di politica popolare contraria all’isterismo teatrale di Grillo. Eppure il presidente pentastellato non ha tenuto conto di quanto gli italiani abbiano necessità di un urlatore/trice, non importa quanto sia cattivo, incoerente, maschilista, indisciplinato.

Mi sia consentito dirlo senza filtri: l’Italia dell’ultimo trentennio è stata cresciuta col metodo circense di Berlusconi e le sue reti da un lato, da Grillo e il suo teatro di vaffa dall’altro. Nel mezzo c’era il PD che s’adattava a tutto. Grillo fa le battute su Conte come ieri Berlusconi faceva con Merkel. Fa pena perché nutre la macelleria mediatica che ha fatto brandelli anche di lui finché non è arrivato il momento della resa a Draghi. Beppe Grillo più che visionario è l’emblema della grettezza popolana nelle istituzioni, come poteva finire la contrapposizione tra pagliacci se uno non ha il supporto mediatico dell’altro.

Un utente ha commentato che col post su Raggi invitavo elegantemente Conte a farsi da parte. Sbagliato: dicevo elegantemente che il Movimento è stato assassinato nel 2021 e nessuno se n’è accorto. Se erano accettabili i governi con Lega e PD per varie ragioni, quello con Draghi, grillino secondo Grillo, equivalse a firmare la condanna a morte. Gli elettori si sono riscattati con imprecazioni contro malefatte piddine, l’effigie di Letta e il giornalismo antigrillino, elementi più che sufficienti a distrarre i pentastellati dall’osservare che accadesse in casa loro.

Chiunque è stato indotto a pensare che la causa principale del tracollo pentastellato siano media e partiti di fascisti e tutto questo ha contribuito non poco ma Beppe Grillo sembra aver voluto dare una mano determinante. Apposta vorrei elegantemente concentrarmi su Beppe Grillo e il suo eterno ammiccamento ai fascisti di cui negherà certamente l’esistenza. Mai nessuna osservazione da parte sua non dico sull’ideologia ma almeno sulle politiche della Meloni. E se cominciasse domani a criticare dai palchi, bé, non gli darei un euro di credito.

In un certo senso è normalissimo che la Dx divulghi bugie sul Movimento, quello è il modus della Dx Berlusconiana mai defunta e molto peggiorata nel tempo. E’ normalissimo che il PD sia ambiguo com’è ovvio che il Movimento dovesse e debba mettergli paletti.

Il dato completamente difforme nello scenario politico ma prima ancora nel Movimento è un garante bifronte oltre ogni tentazione piddina. E allucinante il Grillo spaccone e sarcastico sul presidente del partito di cui non gli frega un tubo, nemmeno ha votato a favore.

Qualche giorno fa scrissi che Grillo sarebbe capace di formare un governo con FDI e suppongo che abbia votato proprio Meloni: a teatro, tra una frecciata e l’altra su Conte, ha dichiarato che avrebbe abbracciato la Meloni quando ha sentito il suo “Ciao sono quella stronza di Giorgia meloni”, Grillo è il perfetto erede della politica circense di Berlusconi e ne ha proposto genialmente la versione proletaria incazzata. Essenzialmente ha preso in giro tutti.

Il Berlusconismo di Grillo è palese e deprimente: così come Silvio considerava i comunisti tristi, Grillo lo pensa di Conte e lo ammette platealmente: “Mi piace la psiconana, ha anche senso dell’umorismo. La battuta che ha fatto a De Luca è stata strepitosa, l’avrei abbracciata. Dovremmo riconquistare un po’ di senso dell’umorismo, poi basta che parli 15 minuti con Conte e ti passa, perché è un accademico, un professore, un avvocato”. Povero Domenico De masi, ideologo del Movimento e accademico, professore… NON COMICO, ma che tristezza!

Quando abbagliati da un manipolatore professionista, persuasi della propria perfezione si guarda solo il giardino altrui, sfugge facilmente che ci accada sotto il naso, così le sottigliezze psicotiche di Grillo, criptate con grande astuzia, sono sempre passate inosservate. Ma solo da certi aspetti psicologici derivano altrettanti metodi e regole apodittiche. Beppe Grillo, grande oratore e persuasore, confonde il suo ruolo e trascura che il mondo è inflazionato da divinità, soprattutto decadute accanto a rovine di templi una volta molto affollati. Questo volevo dire elegantemente su Grillo.