(Gioacchino Musumeci) – Ho fatto analisi di vario tipo sulle condizioni del Movimento ma una su tutte sintetizza il malanno principale che Conte purtroppo non potrà guarire mai a meno di non fare uno strappo clamoroso. L’attuazione estremamente conservatrice e intransigente di principi e regole dipinge l’immagine del fondamentalismo di Beppe Grillo.

L’unico errore che posso attribuire a Conte è nell’idea che un Movimento rinnovato potesse coesistere con lo stratega del fondamentalismo preconcetto, il visionario dall’orizzonte di regole senza data di scadenza.

Il paradosso del grillismo oggi è che i sostenitori del limite del secondo mandato chiedono sgomenti dove siano i vari Taverna, Dibba, Toninelli, Bonafede, Raggi, Lezzi etc. Ma ciò significa un po’ tristemente che la faccia del Movimento è ancora quella di sei anni fa. Perciò che fanno oggi nel Movimento i Big di ieri? Chi la ha visti più, a chi hanno tramandato i loro talenti, dove sono i successori garantiti dal limite del secondo mandato. Brutto ammettere che i successori non esistono. Ma anche questo si spiega facilmente.

Di fatto il Movimento ha espresso la sua più grave lacuna con l’idea assurda che senza sedi rappresentative avrebbe prodotto comunque gli eredi dei Big. Ma dove li avrebbe coltivati senza una scuola politica, senza sedi ove aggregare e divulgare, dove sarebbero sbocciati i fiori senza giardini ove piantarne i semi. A ciò deve rispondere anche Giuseppe Conte naturalmente.

I conservatori che oggi evocano simboli del primo movimento, ammettono platealmente agli occhi di osservatori esterni che il mito del primo grillismo non ha visto divulgatori perché il fondamentalismo pentastellato demolisce anche le buone intenzioni.

Facciamo un esempio concreto: alcuni utenti sostengono per svariate ragioni che il Movimento non ha necessità di sedi fisiche. Eppure c’è chi prende una sede territoriale di partito ben più seriamente dei bugiardi alla Di Maio. Inoltre occorrerebbe un po’di rispetto verso gli attivisti che sono intervenuti nei miei post per segnalare che si arrabattano in sedi improvvisate, affittate a nero, senza risorse per produrre materiale divulgativo e in procinto, come nel caso di Ostia, di chiudere rassegnati. Tutti questi sono elettori del Movimento le cui voci sono inascoltate. Nell’economia del consenso cosa produce un dato come questo.

Chi sostiene che il Movimento non abbia necessità di sedi tratta tanti attivisti da imbecilli e non solo: disillude coloro che queste sedi vorrebbero vederle per frequentarle e partecipare; la partecipazione diretta come la democrazia non era forse un fondamento propagandato dal Grillo assente per tutta la campagna elettorale? Il fallimento si verifica ogni volta che attivisti chiudono “sedi autonome”, mentre i conservatori propagandavano che il limite del secondo mandato è l’unica cosa che distingue il Movimento dai partiti. Sbagliato: il Movimento oggi è penalizzato dalla sua stessa volatilità: le periferie che i grillini “avrebbero curato” sono prive di qualsiasi riferimento del Movimento. Una per tutte Tor Bella Monaca.

Se davvero il Movimento dà peso al disagio degli ultimi, dovrebbe fare più che mostrarsi in parlamento e in TV; oltre l’attività nei palazzi che è quella di tutti i partiti, c’è la strada. Quanto si è presenti “per strada” fa davvero la differenza con gli altri partiti. E che i problemi dalla strada siano delegati a cittadini senza risorse stride assai col propagandato Movimento popolare. Perciò siate buoni, abbiate l’onestà di riconoscere che ai cittadini non interessa quanto il Movimento senza limite del secondo mandato somiglierà a un partito purché faccia un buon lavoro laddove non c’è traccia di lui.

Il 10% scarso di elettori non smetterà di votare Movimento ma sarà obbligata qualora non si cambi il registro che racconta il Movimento popolare col limite del secondo mandato ma senza sedi per il popolo a cui chiede fiducia.