Il G7 in Puglia? Tutto bellissimo tra Meloni, il Papa e Biden, ma Borgo Egnazia giustifica il 50% del Sud che non ha votato alle Europee

(di Lorenzo Monfredi – mowmag.com) – La location scelta per il G7, Borgo Egnazia, è la rappresentazione plastica della distanza della politica rispetto ai problemi reali dei territori e delle persone. Infatti nella cornice del resort di lusso pugliese i “grandi del pianeta” hanno parlato di tutto, non combinando niente di concreto, mentre intorno protestavano gli operai di Leonardo, le strade in Puglia sono per la maggior parte delle mulattiere, la questione dell’ex Ilva non è ancora risolta e persino le cozze mangiate da Joe Biden sono pescate da miticoltori in condizioni di degrado assoluto…

L’unica cosa rilevante di questo evento è che gli operai di Leonardo a Grottaglie hanno forzato un cordone di carabinieri in antisommossa per cercare di farsi ascoltare riguardo la loro condizione precaria. Bravi uagnu’. Tutto il resto non stupisce nemmeno, non indigna, non smuove. Abbiamo ingoiato fango ben più torbido di piccole notizie flash fastidiose, come quella del poster celebrativo del G7, acchittato a Grottaglie dalla locale amministrazione comunale che raffigura le facce dei “potenti della terra” in stile Obey Shepard Fairey (non mi maledire grande capo) sorridenti e sornioni, della tempesta di sabbia che ha ricoperto le abitazioni dei civili di Savelletri per colpa delle pale di elicotteri dedicati ai megadirettori intergalattici del G7 o della polemica sulle strade pettinate che conducono a Borgo Egnazia. In realtà tutta la Puglia è a macchia di leopardo, ci sono zone povere e sfatte e zone ben tenute, fatevi un giro nel cegliese tra Ostuni e Cisternino e noterete ex mulattiere provinciali trasformare in lucide distese di asfalto nero: sono l’accesso a contrade dove i proprietari terrieri hanno rimesso a nuovo trulli sgarrupati e masserie diroccate per trasformarle in residenze private per turisti altospendenti che si chiudono tra quattro muretti a secco e si scialano in mezzo a ulivi, terra rossa e piscinetta con vista sulla campagna e richiedono staff per stargli appresso giorno e notte. Stiamo diventando la servitù del nuovo mondo. In Puglia ci sono comuni fighetti e città impresentabili. È il solito dualismo contemporaneo. Amore tossico, nobiltà con le pezze al culo. Per alimentare una Polignano a Mare ci sarà sempre una Taranto che soffre e perde sangue dalle ferite. Per mantenere nell’ordine delle cose la sussistenza del Grande Salento e della costa adriatica fasanese e barese, pagano dazio Foggia e provincia. Magari a Borgo Egnazia stanno servendo cozze tarantine a Biden e le decantano come le migliori in Italia ma venissero a vedere in che condizioni lavorano i mitilicoltori di Taranto, nel degrado piú assoluto. Vabbè, ma è la solita retorica di sempre. Mors tua, vita mea eccetera eccetera.

Il G7 a Borgo Egnazia

Da tarantino non me ne frega niente del G7 a Borgo Egnazia. Non me ne frega niente del G7 in generale. Alle europee hanno votato meno del 50% degli aventi diritto in Puglia e i vari partiti festeggiano pure come fosse un plebiscito quando c’è uno scollamento pazzesco tra società elettorale e società reale. Piuttosto vorrei capire perché gli stessi sforzi profusi in questi eventi-copertina non vengano rivolti verso problematiche che straziano il territorio in cui vivo. Vorrei capire perché l’ex Ilva dovrebbe andare in gestione agli ucraini dell’Azovstal (commento medio del tarantino: n’am purtat a uerr a Tarde, ci siamo portati la guerra a Taranto, come se prima potessimo stare tranquilli nonostante la base Nato, la polveriera di Buffoluto e tutte le navi della Marina Militare…) e cosa si pensa di fare con la fabbrica d’acciaio mentre tutt’intorno all’area industriale della mia città sorgono progetti cyberpunk: il parco eolico nel mar grande che è già in funzione, la Hydrogen Valley, il dissalatore.

Papa Francesco e Giorgia Meloni al G7 di Borgo Egnazia

La giostra turistica pugliese continuerà ad esistere oltre il G7, così come nella stessa regione Puglia continueranno ad esistere luoghi definiti “zone di sacrificio” dall’Onu, posti come Taranto, che invece implodono, si deformano, hanno qualche illuminazione culturale tipo concerti e rassegne musicali ma alla fin fine sempre che il minerale rosso permea palazzi e polmoni, sempre che le biopsie sono all’ordine del giorno e sempre che la disoccupazione e la precarietà e l’abuso di sostanze sono stabili come gli scogli della litoranea. I cosiddetti potenti del pianeta sono uomini e donne con più soldi degli altri, con più potere degli altri. Rinchiusi nella gabbia dorata di Borgo Egnazia e della costa pugliese californiana ma esistenzialmente distanti anni luce da tutti i problemi del Sud. E noi? Niente, un caz*o di niente. Sciam’nnanz, come si dice a Taranto. Andiamo avanti, come sempre, da secoli, da millenni, in questa terra che fu caposaldo della Magna Grecia e che ora è ridotta a brandelli. Mo’ abbiamo una sola aspirazione, messa in prosa trap dal signor Massimo Pericolo in 7 Miliardi: “Fotte un caz*o di niente, non so neanche chi è il presidente, non voto che tanto non serve, non mi sposo così sco*o sempre. Voglio solo una vita decente!”.