(DI DANIELA RANIERI – ilfattoquotidiano.it) – La sovranità appartiene al popolo. Siamo sicuri? Il primo ad avere capito che ormai non è più così è proprio il popolo. Se si vuol leggere il dato che più della metà degli elettori non è andata a votare alle Europee senza cedere al lavaggio del cervello per cui metà della popolazione è composta da analfabeti privi di senso civico, è il caso di considerare la possibilità che il Parlamento europeo goda di sempre meno fiducia e che anzi, come dice Alessandro Barbero, il popolo si sia accorto che “se non può far cadere il governo, non serve a niente”. Da tempo i partiti, se non proprio l’istituto delle elezioni, stanno per defungere, tanto che la metà dell’elettorato preferisce auto-escludersi dall’esercizio di un diritto piuttosto che sprecarlo o vederlo violato.

Meloni festeggia il 28,76% accordatole come un plebiscito (come già alle Politiche, quando prese quasi il 26% col 40% di astenuti), come se non fosse andato a votare il 49,69% degli elettori, dato che ridimensiona il suo risultato dimezzandolo; peraltro, festeggia per essere stata eletta in un Parlamento dove non andrà, come la Schlein: non sarà che molti elettori si sono ribellati alla truffa? Ma come, e il sogno europeo? E i 74 anni di “pace, democrazia e sviluppo” (Gentiloni, commissario Ue) regalatici dall’Europa con le sue istituzioni calde, popolari, incubatrici dei “nostri valori”?

Evidentemente uscire di casa e andare a votare per un Parlamento (dove già sedettero personalità del calibro di Iva Zanicchi, Borghezio e Salvini, quest’ultimo invero raramente) che sulle questioni geopolitiche è totalmente inchinato alla Nato cioè agli Stati Uniti è avvertito da più di un elettore su due come una fatica evitabile. Le decisioni prese “in una capitale straniera come la corte di Vienna dell’800 senza poterci far niente” (sempre Barbero) non scaldano i cuori. Strano: il Parlamento per cui la gente (non) è andata a votare è quello che nel 2019 approvò una risoluzione per equiparare nazismo e comunismo, cioè quelli che deportavano, gassavano e bruciavano gli ebrei nei forni e quelli che hanno sconfitto Hitler.

È la negazione, o l’inizio della fine, della democrazia rappresentativa, l’avverarsi progressivo di una diversa forma di governo: un’oligarchia implicita in cui finiranno per votare solo i gruppi di interessi, i lobbisti e chi si vende il voto (“Quanti votanti?”, chiedeva il sindaco di Reggio Calabria Falcomatà al genero di un boss ’ndranghetista. E quello: “L’affluenza è bassa, ma meno votano e meglio è”. E il sindaco: “Certo, appunto”). Del resto la volontà popolare è stata spesso ignorata con la formazione di governi tecnici, e il Parlamento è sempre più schiacciato dall’esecutivo con la proliferazione di decreti legge (vedi l’invio delle armi all’Ucraina, peraltro secretato). Alle ultime Politiche il liberalume nostrano (Renzi in testa) accusò Conte di “voto di scambio” (un reato di tipo mafioso) per aver portato avanti la battaglia del Reddito di cittadinanza. Chi percepiva il Rdc avrebbe dovuto votare per chi prometteva di toglierglielo (per paradosso, è proprio quel che è successo: il partito più votato dalle persone in difficoltà economica è stato FdI, non il M5S). Il principio per cui il popolo vota per chi tutela i suoi interessi è cominciato a diventare deprecabile: solo i ricchi e gli imprenditori hanno diritto a votare chi gli promette favori (flat tax, condoni, taglio del cuneo fiscale, aiuti alle imprese, etc.); i poveri e i disoccupati (ribattezzati occupabili, come se tra i poveri non ci fossero anche centinaia di migliaia di lavoratori) sono parassiti che si vendono il voto in cambio dei 546 euro in media del Rdc (che l’amico di Bin Salman chiamava “reddito di criminalità” e Meloni “metadone”).

Chi si astiene pensa che “tanto sono tutti uguali”. In effetti tutti tranne il M5S sono per l’Autonomia differenziata, tutti sono sviluppisti, nuclearisti, pro-inceneritori, pro-Tav, pro-grandi opere; tutti se ne infischiano del lavoro schiavistico (anche se Schlein appoggia il referendum della Cgil per abolire l’orrendo Jobs Act). Nessuno ha denunciato che tra il 2010 e il 2019 tra tagli e definanziamenti sono stati sottratti 37 miliardi al Sistema sanitario nazionale (Meloni mente dicendo di aver aumentato i fondi per la Sanità, invece li ha tagliati rispetto al Pil). Tutti sono per l’aumento delle spese militari e l’appoggio incondizionato alle guerre di Nato-Usa. Tutti vogliono cambiare la Costituzione per favorire la “governabilità”, come se l’ingovernabilità non fosse colpa dell’inettitudine e della corruzione della classe politica. Naturalmente esiste una Commissione di esperti “con compiti di studio e consulenza, analisi ed elaborazione di proposte, anche di carattere normativo, e iniziative idonee a favorire al partecipazione dei cittadini al voto”. Ha risolto il problema? Come no, s’è visto. Forse aveva ragione il genero del boss: meno votano, meglio è.