(Tommaso Merlo) – Paesi come la Francia hanno storicamente fatto peggio di Putin. Invadendo interi paesi e rubandogli risorse economiche e libertà per decenni. Nonostante l’indipendenza conquistata a caro prezzo, molti paesi ad esempio africani hanno continuato ad essere sfruttati e controllati da Parigi. Le rivolte antifrancesi nel Sahel degli ultimi anni ne sono la prova, non solo interferenze politiche e sfruttamento economico ma anche forte presenza militare con basi sparse tra le dune. Oggi Macron si spaccia come paladino della democrazia e della libertà, e mentre con Gaza fa il finto tonto assecondando il genocidio, con l’Ucraina spinge per un conflitto che potrebbe spaventosamente allargarsi. Un galletto in buona compagnia, la Von der Leyen è sulla stessa rotta come tutta la sua Germania, principale fornitore europeo di armi ad Israele che sbava per la torna ucraina. In attesa che i tribunali internazionali azzecchino qualche garbuglio, la Von der Leyen si congeda – o almeno è questa la speranza – aprendo le porte europee all’Ucraina ed osannando Zelensky che in effetti come attore non è affatto male. Fa un martire piagnucolante davvero da Oscar. Nel frattempo il suo paese è un cumulo di macerie, la sua controffensiva procede con la retromarcia e chi riesce scappa a gambe levate dalla carneficina. Tra palco e realtà.  Dal crollo dell’Unione Sovietica l’Ucraina è ostaggio di oligarchi pseudo mafiosi e classi dirigenti decrepite e corrotte, un paese vittima di una perenne crisi economica e sociale che ha perso il conto delle diaspore. Quanto al doloroso divorzio dalla Russia dura da mo’, dai tempi del mitico Janukovyc che quando scappò in Russia dalla sua reggia faraonica dovette buttare giù dall’elicottero sacchi di lingotti perché non riusciva a decollare. Tra brogli elettorali e violenza toccò poi alla rivoluzione arancione di Viktor Juscenko che finì sul lettino di una clinica svizzera con veleno russo nelle budella. Tra esecuzioni di giornalisti, oppositori e perfino artisti scomodi e onorevoli finiti nel cassonetto, l’Ucraina è arrivata a quel genio attoriale di Zelensky. Ed eccoci qua. Tra palco e realtà. La Russia non poteva lasciare andare l’Ucraina senza fiatare, troppo strategica, troppo correlata. E questo soprattutto se a Mosca comanda un tipaccio d’altri tempi come Putin. Anche a costo di metterci anni, si doveva negoziare, si doveva trovare una soluzione ragionevole. Ed invece Zelensky ha scelto Hollywood e figurati se gli americani si perdono un’occasione così ghiotta per piazzare basi militari con vista sul Cremlino. E veniamo a noi. L’Europa è stata passivamente a guardare e si è fatta trascinare nel conflitto. È questa l’imperdonabile colpa della Van del Leyen e di tutte le classi dirigenti europee. Decisioni gravissime prese addirittura contro la volontà popolare. Un tradimento politico e un grave arretramento culturale. Faticose consapevolezze democratiche e pacifiste andate in fumo, immense risorse pubbliche finite in cenere, schiere di tecnocrati al guinzaglio dei bulli a stelle e strisce e delle bulimiche lobby delle armi. Uno spettacolo deprimente, con Macron e i crucchi che ancora farneticano di buttare altra benzina sul fuoco. Grottesche escalation egoistiche da secolo scorso e adesso pretendono pure il nostro voto. Certo, se vi fosse una proposta alternativa seria bisognerebbe partecipare, ma nel piattume da pensiero unico è molto più intelligente stare a casa. Un’astensione di protesta. Questa Europa, questa politica non sono degne del nostro voto. Meno persone votano, meno questo sistema è legittimato e più si creano le condizioni per progetti politici innovativi.