(Tommaso Merlo) – L’immobilismo del governo italiano sull’inferno di Gaza è scandaloso. Davanti ad una tragedia senza precedenti, i politicanti non vanno oltre le solite stucchevoli frasette di circostanza e concretamente non hanno fatto nulla di significativo. Un vergognoso peccato di omissione che potrebbe diventare complicità politica se dovesse crollare il regime israeliano e finire alla sbarra. Una sorta di processo di Norimberga che faccia definitivamente luce su quanto successo perlomeno dalla presa di potere di Netanyahu fino alle fosse comuni di gente nuda e legata presso gli ospedali di Gaza. Il governo Italiano non ha nemmeno preso in considerazione il sacrosanto riconoscimento dello stato palestinese mentre altri paesi lo hanno fatto e stanno incalzando la giuliva Von der Leyen a togliersi la maschera. Anche sanzioni ed embargo non sono neanche in agenda in quel di Roma. Certo, nessuna novità. L’Italia non conta nulla a livello internazionale. È tradizionalmente il barboncino degli americani – oltre che la loro portaerei nel Mediterraneo – nonché un bancomat per le burocrazie europee ed un fornitore di armi alla bisogna per la NATO. L’Italia è irrilevante perché non credibile e non capace di giocarsela al di là delle alpi. Siamo un paese culturalmente chiuso in se stesso che chiacchiera rumorosamente di continuo all’ombra del proprio campanile, ma fuori del proprio paesello fa scena muta. Perché non gli interessa, perché Francia o Spagna basta che se magna e perché in balia di classi dirigenti romanocentriche incapaci di operare nel complesso scenario internazionale. Mai una proposta innovativa vincente, mai un “no” dal peso storico, mai un ruolo determinante in qualche crisi internazionale. Da decenni andiamo a rimorchio da una guerra inutile all’altra senza battere ciglio ed oggi davanti ad un genocidio non apriamo neanche il becco. L’Italia è il barboncino degli americani che a loro volta sono al guinzaglio della lobby pro Israele e quindi lo siamo anche noi. Tutto qui. Legge del potere aggravata dall’endemico campanilismo. Legge del potere esasperata da ciò che oggi domina davvero il mondo, il proprio misero ego. I politicanti fanno ciò che conviene alle loro carriere, alle loro cricche, punto. Ed accodarsi ai potenti è il miglior modo per riuscirci. Lo si impara a scuola nel Belpaese. Ma l’Italia eccelle in un altro storico vizietto, il voltagabbanismo cronico. Churchill lo riassumeva dicendo che non finiamo mai una guerra con chi l’abbiamo iniziata. Ma stando ai giorni basta il celeberrimo suk parlamentare. In pratica funziona così. Adesso all’Italia conviene fingere che a Gaza sia una guerra come le altre, ma se a Washington cambia il vento e crolla il regime israeliano, l’Italia diventerà il paese più pro Palestina del pianeta nel giro di qualche ora. Coi governati che gireranno con la kefiah al collo e correranno tra le macerie di Gaza a farsi selfie giurando sui loro avi di aver sempre avuto a cuore la sorte palestinese. Ricorsi storici d’operetta politica. Ma l’inferno in corso a Gaza ha un peso storico diverso, non è una di quelle guerre moderne che si possono nascondere sotto al tappeto. Se verrà dimostrato il genocidio e gli artefici portati alla sbarra, la situazione assumerà tutt’altro livello e il peccato di omissione politica potrebbe diventare complicità. Al momento i politicanti stanno valutando giorno per giorno la situazione, la tempistica è tutto e devono cogliere il momento più propizio per voltare gabbana. Ben vengono dunque le manifestazioni di piazza, ben vengono le rivolte studentesche, ben venga la partecipazione di chiunque possa fare qualcosa a partire dalle cosiddette celebrità che devono tirar fuori la testa dalla sabbia e dare una mano a sensibilizzare. Anche in altri paesi europei, i politicanti si son attivati a seguito delle pressioni popolari. Siamo in democrazia e sono questi i momenti storici in cui dobbiamo fare la nostra parte. Gaza non è una guerra come le altre, in gioco ci sono i valori fondanti dell’umanità.