Perché Giorgia non è Crozza

(ALBERTO MATTIOLI – lastampa.it) – La politica italiana non si fa davvero mancare nulla. E così adesso abbiamo la maggioranza, l’opposizione e l’opposizione all’opposizione. Nel caso, Giorgia Meloni che, com’è noto, non comunica alla Nazione le ultime decisioni del suo governo in conferenza stampa, non sia mai che qualcuno faccia domande e magari domande scomode, ma attraverso dei video dove, in sostanza, intervista sé stessa. Soltanto che da ieri c’è una novità: gli abituali «Appunti di Giorgia» sono diventati «TeleMeloni». Dice Giorgia detta Giorgia: «L’unica TeleMeloni che esista è questa. Tutto il resto sono solo fake news di una sinistra che, essendo impegnata a occupare la televisione, pensa che gli altri siano come lei». Insomma, Gggiorgia spiega direttamente alla gggente quant’è brava sbeffeggiando nello stesso tempo chi ritiene che lo facciano fin troppo le televisioni pubbliche e private, a reti unificate o quasi. Meloni al quadrato, anzi al cubo, due parti in commedia, puro Pirandello o Maurizio Crozza con parrucca bionda, una, nessuna e centomila, e sempre con un atteggiamento fra il muscolare e il simpatico-strafottente, molto romano in verità, all’incrocio fra il gatto Romeo er mejo del Colosseo e il marchese del Grillo, io so’ io e voi non siete, eccetera.

Tutto va ben, abbiamo capito, madama la marchesa. Certo è difficile immaginare un De Gasperi, un Andreotti o, per venire a tempi più recenti e più rimpianti, un Mario Draghi che si fa una domanda, si dà una risposta e nel frattempo prende per il beeep l’opposizione. Ancora più curiosa l’insistenza con la quale Meloni continua a parlare degli avversari, e mettiamoci pure l’attenuante che siamo in campagna elettorale. Sarà il complesso dell’underdog, sarà che questa destra è approdata finalmente al potere dopo decenni passati nella vana attesa di arrivarci (il che spiega l’abbuffata che ne sta facendo, al confronto i democristiani erano dei dilettanti), ma la maggioranza si comporta come se stesse ancora all’opposizione. Basta vedere i suoi giornali, molto più impegnati ad attaccare la sinistra che a rivendicare i successi della destra, e vabbé che in questo caso le toccherebbe fare più sforzi di fantasia. Però l’opposizione fa, d’accordo, male, il suo mestiere quando attacca il governo, il quale invece dovrebbe governare e non criticare chi lo critica.

Che poi questi proclami a social unificati abbiano un sapore un po’ plebiscitario, da democrazia diretta, tipo Peron affacciato al balcone della Casa Rosada (lasciamo perdere Palazzo Venezia, non porta bene), non fa che portare acqua al mulino di chi strilla al ritorno del fascismo. E quindi sono, effettivamente, controproducenti. È la dimostrazione di quel che si sospetta da un pezzo: Meloni è bravissima a fare propaganda; a fare politica, un po’ meno. Governi, invece di sparare sulla Croce rossa, cioè, scusate, volevamo dire sull’opposizione. Anche perché, come sanno tutti a partire da lei, in questo momento i suoi veri nemici sono i suoi «amici».