(di Massimo Gramellini – corriere.it) – Per Salman Rushdie i politici dovrebbero avere la pelle più dura, accettando di essere criticati dai cittadini anche con brutte parole. Un politico, secondo lo scrittore, non può concedersi il lusso di offendersi: e quando se lo concede, come Giorgia Meloni nel querelare Canfora e Saviano, si rivela infantile

Rushdie resta Rushdie a prescindere, ma siamo sicuri che sia l’ipersensibilità a ispirare la scelta dei nuovi leader di ribattere agli attacchi colpo su colpo e di entrare in polemica con personaggi di altri mondi come la letteratura o lo spettacolo? 

Il fatto è che sono cambiate le regole del gioco. I social hanno ridotto la politica a un derby tra Noi e Loro, e i tifosi delle due curve hanno continuamente bisogno che il leader li confermi nella convinzione di trovarsi dalla parte giusta. Il politico incassatore è ancora apprezzato, ma solo da coloro che non voteranno mai per lui. Molto meno dai suoi elettori, che scambiano il suo garbo istituzionale per intesa con il nemico.