
(Tommaso Merlo) – Ho girato tutto lo stato di Israele nel corso di quest’anno speso in Palestina per lavoro. Nei fine settimana prendevo la macchina, passavo i check-point ed andavo a visitare i siti archeologici e biblici, dal deserto del Negev fino alle verdeggianti alture del Golan. Dalla fortezza di Masada coi palazzi di Erode fino alle città romane di Scitopoli, Caesarea Philippi e Sussita, perle della Decapoli che delimitava l’Impero. A causa della guerra più lunga e cruenta dal 1948, in giro giusto qualche mite famigliola israeliana in gita e gente comune. Un conto è la politica ed i media, un conto la realtà per strada. Come in tutte le altre guerre in cui ho lavorato, anche in giro per Israele ho incontrato esseri umani intenti a tirare avanti. Non fedeli di una religione o dell’altra. Non membri di una nazione o dell’altra, ma esseri umani che ambiscono semplicemente alla normalità. In Israele gli ospedali sono a livello occidentale, le scuole all’avanguardia e le strade ottime, ma non è affatto un paradiso. L’idea che Israele vinca e i palestinesi perdano, è falsa. Stanno perdendo tutti. L’ho capito vivendo per un anno in una realtà sociale palestinese sostanzialmente sana e serena nonostante le enormi sfide. Mentre basta passare il muro e vedi ebrei che girano col mitra sulle spalle e si respira rabbia e paura ovunque. Traumi e chimere egoiche tramandate tra generazioni col vergognoso muro che non è servito a nulla. In Israele dilaga il terrorismo domestico, con regolari attacchi alle fermate dei bus o agli autogrill oltre che ai check-point. Ed è per questo che sono tutti armati e pronti all’evenienza. Con una educazione alla paura ed una formazione militare che li accompagna fin dalla tenera età. Anche bar e ristoranti hanno i bunker e si vive in un costante stato di allerta. Come ha detto un celebre rabbino, Israele doveva essere una casa sicura per gli ebrei ed è invece diventato il posto più pericoloso al mondo per loro. Un fallimento storico palese. Una sconfitta clamorosa dovuta all’errata gestione dell’intero progetto nazionale. Un trapianto irruento in corpo non compatibile. Le frange più estremiste hanno alla fine avuto sempre la meglio nei palazzi e con esse la strategia dell’annessione. Gente come Netanyahu i suoi sodali vogliono la terra palestinese senza i palestinesi, a meno che non si sottomettano al loro progetto sionista. È risaputo. È nelle loro parole ma che nei fatti degli ultimi decenni. Ma un conto è il noto neofascismo di Netanyahu e dei suoi sodali, un conto sono gli israeliani. Questa è la chiave per cercare la pace. Generalizzare è mettersi al loro stesso livello quando considerano i palestinesi tutti terroristi di Hamas, è sbagliato. Le bieche generalizzazioni sono storicamente usate dalla politica per i suoi fini meschini. Non esiste poi solo il neofascismo giudaico ma anche quello islamico ed entrambi sono da condannare. Fascismi che sfruttano la religione e il nazionalismo così come ogni divisione utile per scatenare lo scontro. Da entrambe le parti del muro. Fascismi che vedono nella violenza l’unica via per imporre la propria volontà sugli altri. Da entrambe le parti dei confini. Il vero problema mediorientale è il fanatismo, è il fascismo culturale prima ancora che politico che invece del dialogo punta a costringere il nemico a cedere con la violenza, col terrore, con l’esasperazione. Fascismi che hanno generato fascismi opposti oltre che cumuli di macerie. Ma la Palestina è molto di più di Hamas ed Israele molto di più Netanyahu che infatti è detestato dagli stessi israeliani esasperati dal suo sordo estremismo che sta portando all’autodistruzione nazionale. Israele non è mai stato così drammaticamente diviso al suo interno nonostante sia in guerra, non è mai stato così isolato a livello internazionale, i suoi nemici regionali non sono mai stati così compatti ed attivi, l’economia è in ginocchio e la vita di tutti i giorni è sempre più invivibile. Terrorismo domestico, paura e odio costante, grave crisi economica ed inflazione che colpisce i ceti medio bassi, ingiustizia sociale e nessuna prospettiva di un futuro migliore. Israele sta perdendo perfino la guerra mediatica che è storicamente una delle sue specialità a causa dell’avvento dei social. La polizia che a Gerusalemme controlla le pagine Facebook sui cellulari dei passanti come le chat WhatsApp all’aeroporto, sono segni di disperazione così come il divieto per i giornalisti internazionali di entrare nell’inferno di Gaza mentre i ragazzini spopolano su TikTok tra le macerie. Vedere nel neofascismo di ogni colore il vero problema e distinguere Israele da Netanyahu e i suoi sodali, è la via per costruire la pace. Invece di tifare per uno o per l’altro, l’Occidente dovrebbe tifare per il dialogo e il buon senso ed agire contro ogni fascismo che sia di natura giudaica o islamica. L’Occidente dovrebbe tifare per tutti quegli esseri umani di culture e religioni diverse che han convissuto per secoli in quella Terra Maledetta prima di questo delirio. Esseri umani che ambiscono semplicemente ad una vita normale impossibile senza la pace. Miti famigliole e gente comune che incontravo tra le rovine romane.
Ma lo ha scritto oggi o in che data?
Non che dica cose sbagliate, è vero che Israele ha perso (se ne accorgerà appena gli passa il raptus), è vero che anche nei periodi normali gli israeliani vivono nella paura, e è probabilmente vero che parte della cittadinanza (direi però non la maggioranza) non vorrebbe questa guerra, ma la sofferenza palestinese dov’è?
Sembra quasi scritto prima dell’inizio del genocidio. Altrimenti mi aspetterei una bella fetta di articolo dedicato all’orrore che stanno vivendo da mesi e mesi i palestinesi, e alla paura che hanno non di subire, forse, magari da lontano lontano, un attentato in tutta la vita, mentre i palestinesi, oggi, devono sperare di non morire sotto le bombe o le macerie o per un cecchino, o di fame o di mancanza di cure, come tutti i loro amici, parenti, conoscenti, vicini di casa e contittadini ogni giorno, dalla mattina alla sera e per tutta la notte.
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Fin che al voto, da ambo le parti, si dà il potere a chi vuole far morti, menti non miti alimentan la brace e tace la pace e non cambian le sorti.
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Netanyahu e pace
non vanno scritte insieme, si respingono
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sto merlo fa il merlotto caduto dal nido ma VFC.
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Si è scordato dei coloni e dei palestinesi della Cisgiordania.
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Due popoli due Stati o convivenza civile sono ormai divenuti leggenda, sepolti sotto la montagna di morti palestinesi, sotto la fame, sotto le macerie, con la complicità attiva di tutti l’Occidente.
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https://youtu.be/MVRvHWVJYFI?si=-WA3PmkjXvwjJOmF
Santo Sepolcro
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Israele purtroppo ormai è diventato uno Stato terrorista e l’unica cosa che lo tiene ancora in vita è il supporto degli USA.
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