L’ANNIVERSARIO DELLA LIBERAZIONE – Consigli di lettura. Un ideale tramando generazionale tra due giuristi, il 35enne Luca Casarotti e l’ex partigiano Gastone Cottino, da poco scomparso a 99 anni

(DI TOMASO MONTANARI – ilfattoquotidiano.it) – Due libri recenti – da regalare in questo 25 aprile così significativo – connettono, in un tramando generazionale, due figure di intellettuali antifascisti. Il primo è di Luca Casarotti (L’antifascismo e il suo contrario, Alegre), giurista universitario: un libro urgente, scritto meravigliosamente e venato di amara ironia. Urgente perché se la seconda carica dello Stato, il cui secondo nome è “Benito”, dice serissimo che la Costituzione non è antifascista, è davvero necessario spiegare cosa sia l’antifascismo: così spiegando anche perché chi non riesce ad aderirvi lo fa per una sola ragione, e cioè per una intramontabile affezione al suo contrario.
Casarotti non si dedica all’anti-antifascismo di chi è oggi al potere: che non ha bisogno di analisi, ma solo di un buon udito e di onestà intellettuale. Si occupa invece di quella paludosa zona grigia che – in nome di una caricatura del liberalismo, di un anticomunismo viscerale, di un programmatico “disimpegno”, della tutela dello stato delle cose – da anni scredita la Resistenza, ne contesta il ruolo di fondamento della Repubblica, nega un diritto di agibilità politica attuale all’antifascismo e difende il diritto dei fascisti di dirsi fascisti (per sempre invece negato dalla Costituzione).
Casarotti analizza, con grande finezza, gli scritti di più o meno fortunati esponenti di quella zona grigia, a partire da quelli del professor Ernesto Galli della Loggia, la cui “fascinazione ultima per il patriottismo di Giorgia Meloni è un esito di impeccabile logica”, perché “il punto di caduta di tutta la sua critica all’antifascismo” è che esso “non va accolto come un patto di mutuo riconoscimento – esteriore quanto si vuole – tra forze pure in reciproca competizione, ma va rigettato perché rappresenta il lasciapassare per il comunismo nell’Italia democratica”.
L’antidoto proposto da Casarotti a questa retorica ormai mainstream è la capacità di tenere in tensione il discorso pubblico di oggi con una conoscenza diffusa della storia: “L’inquinamento del discorso pubblico si misura dal livello di riduzione della storia a mito. Nazismo, Liberazione, Resistenza … sono luoghi retorici a cui spesso attingono le propagande, in cerca d’una esasperazione dell’emotività: restituire alla Resistenza la sua materialità storica, insieme di nessi causali e dunque processo pluridecennale, è il modo di sottrarla agli usi propagandistici che di volta in volta se ne vogliono fare”.
Ma che rapporto c’è tra la ricerca storica e la coscienza di massa nelle nostre società democratiche? Viene in mente la terribile profezia di Johan Huizinga nel 1929: “Una scienza storica che si appoggia esclusivamente su un’associazione esoterica di eruditi non è sicura; deve invece affondare le sue radici in una cultura storica posseduta da tutte le persone civili”.
In un intreccio commovente, accanto al libro di uno studioso trentacinquenne che riflette sul nostro rapporto con la storia, compare quello (All’armi, son fascisti, Edizioni del Gruppo Abele) di uno studioso che ci ha lasciato a novantanove anni, quattro mesi fa: Gastone Cottino, partigiano protagonista della Liberazione di Torino, anche lui giurista, accademico dei Lincei.
Avendo combattuto per riconquistarsela, Cottino non temeva di usarla, la sua libertà: “La presidente del Consiglio e il suo partito – scrive – sono gli eredi diretti del fascismo di ieri. Lo sono per esplicite rivendicazioni, per i simboli a cui fanno riferimento, per la cultura che esprimono, per il linguaggio che usano, per le immagini del passato che portano con sé. Non ingannino le prese di distanza di maniera né l’inevitabile condanna delle leggi razziali, che avvengono in assenza di una lettura seria e approfondita del fascismo nei suoi fondamenti e nelle sue pratiche: di quel fascismo che è stato la stella polare del Movimento sociale e che continua a esserlo nella fiamma del simbolo di Fratelli d’Italia. E non ingannino neppure le diverse modalità con cui il fascismo di oggi si presenta rispetto a quello di ieri, anch’esse inevitabili, dato il mutare dei tempi”.
Come in un ideale passaggio di testimone, Luca si pone il problema del rapporto col passato, Gastone di quello con il futuro. Scrive quest’ultimo: “Non basta guardare al passato. Bisogna guardare anche al presente. Un antifascismo vero deve estendere il suo impegno a realizzare una società opposta a quella che il nuovo fascismo – in continuità con il vecchio – ci propone: una società in cui si persegua la partecipazione e non il culto del capo, in cui si metta al centro il pubblico e non gli interessi privati, che concentri i suoi sforzi sulla salute e sull’istruzione, che persegua l’uguaglianza e condizioni di vita accettabili per tutti e tutte “senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”, come vuole l’articolo 3 della Costituzione”. Che è poi il più urgente augurio per questo 25 aprile.
Ragazze & ragazzi, oggi si vota! Secondo turno! 🙂
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Tra 200 anni saremo ancora incatenati qui… ma non potreste parlare un po’, che so, del Congresso di Vienna o delle Guerre Puniche?
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Il governo , con relativa maggioranza, e’ la sintesi del fascismo di ieri, con quello di oggi, che si e’ evoluto nel capitalismo neoliberista feroce che si spinge fino ad una possibile guerra nucleare pur di mantenere il proprio predominio…….quindi la vera domanda e’ come si possa essere antifascisti senza opporsi ad entrambi gli elementi in continuità’, visto che nella sua evoluzione il fascismo continua ad essere il braccio armato del capitale, mentre la concezione sociale/popolare della destra fascista e’ finita già agli esordi del fascismo storico, e dopo non e’ più esistita fino alla sua antitesi del governo Meloni asservito alle élite economiche e finanziarie sovranazionali, dove il significato di patria e sovranità’ si riduce al sono una donna, madre, cattolica e patriota……di quale nazione? Quella che prende ordini e bacetti in fronte? Se la contraddizione, altrimenti detta beffa, coinvolge la destra per cui si e’ appositamente creato il termine afascista, l’ antifascismo di facciata, vive la stessa contraddizione da decenni, quando ha optato per il comodo contrasto al fascismo storico ed ideologico, abbracciando pero’ la sua evoluzione sociale ed economica nel capitalismo neoliberista e sua globalizzazione……un calderone afascista, unito dalla a condivisa come privazione di ogni diritto sociale, economico, civile ed umanitario in modo fascistamente autoritario o fascistamente “democratico”…..deve essere la logica afascista a permettere il genocidio in corso, la guerra come unica risoluzione, lo sfruttamento di lavoratori, il sacrificio delle nuove generazioni e dell’ intero pianeta, fino alla sua implosione interna per omologazione e condivisione senza alcun conflitto fra opposte visioni, indicato da un anti esclusivamente formale che non basta!
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