(di Antonio Padellaro – ilfattoquotidiano.it) – Nutriamo nei confronti di Antonio Tajani una simpatia partecipe: di lui ci piacciono i pensieri, mai spericolati, e la paciosa eloquenza declinata con quel suo caratteristico appropinquarsi (solo un filino appesantito) ai capannelli dei giornalisti, e che in Sicilia chiamano “annacarsi”. In quelle contrade chi si “annaca” non cammina ma procede piuttosto con un andamento quieto e dondolante teso a coniugarsi con una visione della vita tutto sommato pacata e conciliante. Nel mentre intorno a noi le guerre impazzano il nostro ministro degli Esteri sembra impegnato a trasmettere delle piacevoli sensazioni vacanziere, come nella foto che ieri mattina impegnava quasi due pagine del Corriere della Sera, sotto il titolo: “G7, emergenza Patriot a Kiev”. Ebbene, incurante del traffico di testate, anche nucleari, sulle nostre teste, il placido Tajani era ritratto mentre da un belvedere indicava ai colleghi del G7, in gita, il meraviglioso panorama offerto dall’isola di Capri, adatto a un romantico weekend primaverile. Un’immagine talmente suggestiva che ci pareva quasi di ascoltarlo nel magnificare quel paradiso terrestre: alla vostra destra i Faraglioni, laggiù la Grotta Azzurra e, mi raccomando, non perdetevi il tramonto.

Purtroppo, gelosi di tanta beatitudine ecco i soliti americani sempre pronti a sottolineare le nostre non eccelse capacità belliciste: “L’Italia informata dagli Usa, ma esclusa dalla difesa di Israele: ‘Ci avrebbero rallentato’” (Repubblica). Eppure, il titolare della Farnesina, tra una cartolina caprese e l’altra, aveva avuto modo nell’ora delle decisioni fatali di comunicare al Paese i sensi di una drammatica emergenza: “Sconsigliamo i viaggi”. Ma colpiva, soprattutto, l’incalzante “seguiamo minuto per minuto la situazione”. Ora, noi ce lo immaginiamo Tajani che sorseggia un drink Anema e Core in piazzetta e non fa che chiedere ai funzionari al seguito: per caso da Washington mi ha cercato qualcuno? Ancora no, signor ministro (con quei poveretti che si scambiano sguardi desolati). Senza contare che lo sgradevole “ci avrebbero rallentato” suonava come una neppure tanto velata allusione all’andamento “annacante” del governo Meloni in politica internazionale. Meno male che nel suo incedere garbato il nostro eroe non si sia espresso con l’arrogante alleato come Totò-Antonio De Fazio quando nel film L’imperatore di Capri s’interroga: “Stiamo perdendo la guerra come romani, come egizi o come fregnoni?”.