(di Michele Serra – repubblica.it) – Si sa che la burocrazia, in Italia, è una brutta gatta da pelare. E dunque una certa dose di solidarietà umana va destinata ad occhi chiusi alla società del gruppo Anas che dovrebbe occuparsi di costruire il famoso Ponte sullo Stretto. Non osiamo nemmeno immaginare gli espletamenti burocratici richiesti: nemmeno il pilone più alto, progettato dal più ardito degli architetti, sarebbe in grado di sorreggere l’immane scartafaccio che in caso di crollo potrebbe travolgere, da solo, Calabria e Sicilia tutte intere.

Detto questo, strappa un inevitabile sorriso scoprire che tra le richieste di chiarimento (quasi trecento…) avanzate dal solo ministero dell’Ambiente alla società Stretto di Messina, ce n’è una che recita così: “Molte tabelle dell’elaborato GER0330 relativo all’aggiornamento dello studio del traffico risultano materialmente non leggibili per problemi di caratteri”. Non abbiamo idea di che cosa sia l’elaborato GER0330, ma la sua illeggibilità ci affascina non poco.
Forse macchie di inchiostro (si è rovesciato un calamaio durante la prima stesura del progetto, che risale più o meno al governo Crispi)? Uso di un font sconosciuto, ispirato all’alfabeto dei sumeri o dei fenici? Incompatibilità tra i computer in dotazione nei diversi ministeri, tale da richiedere un interprete? O più banalmente il logorio del tempo, che ha irreparabilmente sbiadito alcune delle scartoffie che giacciono da decenni su questa o quella riva? E basterà cambiare la cartuccia della stampante, per rimediare? O sarà necessario riscrivere daccapo il GER0330, usando un font compatibile e fugando il dubbio che la sigla GER alluda all’età del progetto e sia un’abbreviazione di Gerontologia?
Il ponte, a prescindere dalla sua utilità, dalla sua rispondenza economica, dalla sua fattibilità concreta passando ai fatti, è diventato uno degli sfogatoi per satira spicciola e giornalismo senza spessore.
Trattandosi per l’ appunto di un’idea, prima ancora che un progetto, che risale ai tempi dei tempi, e poiché già una volta almeno si è arrivati di recente vicino a dargli corso (ultimo Berlusconi mi pare) va da sé che esista già una corposa documentazione che è d’obbligo rivagliare, eventualmente aggiornare e, casomai vi fossero errori, correggere.
Siccome parliamo di poco più di un decennio fa, esattamente come provare a leggere un CD masterizzato nel 2010 (quasi preistoria digitale) è complicato ora mancando il software originale, così accade banalmente per il set di caratteri. Quindi, oltre la battuta, dove sta il problema che dovrebbe spingere ad abbandonare il progetto?
Quanto all’altra battuta, cioè la gerontologia del progetto (uh che originale! sembra Crozza …) c’è da chiedersi cosa accadrebbe se cercassimo di costruire un ponte ad archi, cioè il primo ponte evoluto dell’umanità. Vale a dire, il primo che si sia distaccato dal concetto base del tronco d’albero tra due rive.
Scommettiamo che starebbe in piedi nonostante non si possa che dire che quel tipo di ponte è il “presidente” dei progetti gerontologici?
Serra, meno banalità. Se il ponte a livello progettuale stava in piedi 15 anni fa, sta in piedi anche ora, come la torre Eiffel, il ponte di San Francisco, quello di Brooklyn, ecc. Che poi convenga rivalutare ad oggi le scelte costruttive e sfruttare eventuali progressi, be’: ci mancherebbe! Anche qui, ironia di bassa lega.
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