(di Massimo Gramellini – corriere.it) – Breve saggio sull’impotenza umana o, se preferite, sulla prevedibilità pressoché imparabile di certe disgrazie. C’è una giovane donna di nome Nancy Liliano che sabato notte si mette al volante del suo suv in uno stato di alterazione determinato da alcol e sostanze stupefacenti. La sua biografia ne fa un’automobilista piuttosto pericolosa. Passi per il padre sotto processo per omicidio stradale (almeno questo non è colpa sua), ma lei ha patteggiato una condanna a tre anni per traffico di droga e la vettura le è stata recentemente sequestrata perché senza assicurazione, salvo esserle restituita quando si è infine piegata al rito del pagamento del bollo. Indizi che suggerirebbero di sottoporre Nancy Liliano (e la sua patente) a controlli costanti, che però cozzano con i principi dello Stato di diritto e con la realtà delle forze dell’ordine, che fanno già fatica a sbrigare l’ordinaria amministrazione. Così ci si avvia verso il più prevedibile dei disastri. Il suv con la donna alterata alla guida spunta da una curva a velocità da gran premio e va a sbattere contro una gazzella dei carabinieri in uscita da una piazzola di servizio, provocando la morte di due ragazzi dell’Arma, il ferimento di un terzo e il coinvolgimento di un’altra auto, il cui guidatore, mentre scrivo, è in prognosi riservata.

Tutto in questa storia sembra dirci: si poteva evitare. E si sarebbe potuto, in effetti. Ma in un mondo meno imperfetto, non in quello dove ci tocca vivere cercando di sopravvivere