(Stefano Rossi) – Su Libero di oggi, Mario Sechi, titola “Il giorno dello sciacallo” e scrive del Prof. Giuseppe Conte: “saltare fuori come Dracula, succhiare il sangue al Pd…. Conte è un maestro nella zombificazione degli alleati…. il suo bacio della morte… Conte arrivò nel partito … come un signor Nessuno, un personaggio venuto dall’oscurità curiale di Roma, un tipo da peloso baciamano… Due volte inutilmente presidente del Consiglio, pronto a sfasciare tutto, tranne il suo sgabello… la lingua ampollosa e sgrammaticata di un avvocato che durante la pandemia sfoderò il genio per regolare ogni aspetto dell’esistenza”.

Era più che sufficiente un pugno in faccia, invece, è andato giù pesante scrivendo un articolo diffamatorio.

Però l’articolo merita attenzione perché cela la vera essenza di una classe, non so come definirla, dirigente?  politica? che al momento si gode il vento in poppa al governo.

Mario Sechi, quando scrive di “zombificazione” forse, si riferisce alla linea di alcuni suoi colleghi, come Massimo Giannini, i quali, hanno sempre rinfacciato a Conte di non volere nominare un “federatore” o, meglio, di non voler unire l’opposizione come un unicum politico. Idea inedita, anomala, mai proposta in quasi 80 anni di Repubblica.

Guarda caso, con il Pd eroso da lotte intestine, questa alleanza sembra essere un obbligo ineludibile in capo al Movimento 5 Stelle.

A tal proposito, ricordo Paolo Mieli, dire seccato a Conte: “E aiutateli, no?”

Il Movimento ha un suo programma e una sua idea di politica, lontani anni luce da tutti i partiti che, di volta in volta, hanno assediato il Parlamento da troppi decenni.

Se Sechi fosse stato attento giornalista, Conte avrebbe dato pure la risposta che è l’unica che si possa dare in questo momento e, cioè, valutare, caso per caso, tutte le volte che si possa stare uniti per programmi seri e votazioni utili; altrimenti ognuno per la sua strada.

Questo non è “succhiare il sangue al Pd”, come vaneggia Sechi, ma di onestà verso tutti quelli che credono in una politica più seria.

Ma questo, Mario Sechi non lo può capire.

Sechi si trova con quelli che hanno osannato Silvio Berlusconi, il quale, ordinò di votare contro la proposta di arrestare i politici per voto di scambio con le mafie “tradizionali” di questo Paese.

Ecco perché Sechi non capisce, poveretto, che uno come Conte non può accettare di allearsi a Bari con una politica invasa da scandali e voti di scambio.

E come può capire? Egli non ha mai criticato Berlusconi che andava a caccia di parlamentari da comprare. Sul punto ci sono le prove di Sergio De Gregorio e la Cassazione lo assolse solo per intervenuta prescrizione per quel reato.

Mario Sechi non vedeva e non scriveva.

Tutto questo livore nei confronti del Prof. Conte, da dove trae origine?

Forse devono bruciare ancora gli apprezzamenti del Papa e la Francia di Macron per quanto fatto da Conte durante la pandemia del Coronavirus?

Ricordo ancora Sibeth Ndiaye, portavoce del governo francese nel 2020, che criticò le scelte dell’Italia per contenere la pandemia. Dopo pochi giorni la Francia chiudeva tutto e copiava di sana pianta le azioni intraprese da Conte.

Poi ci fu lo scivolone del vescovo di Ascoli Piceno, Giovanni D’Ercole, che oggi non credo sia ancora nei ranghi vescovili. Si scagliò contro Giuseppe Conte con parole pesanti. Papa Francesco in persona subito lo zittì con queste parole: “Prudenza e obbedienza alle disposizioni del governo”.

Mario Sechi, invece, scrive “Due volte inutilmente presidente del Consiglio”, vuol dire che non vede le notizie più importati per un governo italiano.

Anche la Corte Costituzionale ha sentenziato che i provvedimenti del governo Conte erano in linea con tutti i principi costituzionali nonostante le ridicole ed inopportune critiche che si sono levate da settori della magistratura, università e avvocature varie.

Certo, Mario Sechi, non può dire altrettanto del governo di Mario Monti. Mario Monti, quello con cui si candidò nel 2013, fortuna che non raggiunse la soglia di sbarramento. Diverse sentenze della Corte Costituzionale hanno demolito alcuni provvedimenti di quel governo. Ricordo la sentenza con la quale, la Consulta, disponeva che non si potevano abolire e riordinare le province per decreto legge. Questo lo sanno pure gli studenti alle prime armi col diritto Costituzionale, ma tant’è, che quelli del governo Monti non lo sapevano.

E Sechi? Muto.

Vaneggia l’inutilità di Conte a Palazzo Chigi ma le persone che lui difende e vota non riescono a controllare e spendere bene la pioggia di miliardi che l’Europa ha dato all’Italia grazie a Giuseppe Conte.

Nell’articolo di oggi, Sechi, ricorda Carlo Cottarelli, il quale, avrebbe scritto, in un suo libro, di essere stato colpito dalla prolissità di Giuseppe Conte.

Se non sbaglio, Mario Sechi, era direttore dell’agenzia AGI nel 2020. Proprio in quell’anno, molte interviste furono rilasciate da Cottarelli all’Agi.

In una di queste (https://www.agi.it/politica/news/2020-06-03/recovery-fund-cottarelli-l-italia-prenda-fondi-mes-8796963/), Carlo Cottarelli, auspicava che il governo (di Conte) prendesse subito i 36 miliardi del Mes perché, secondo lui, la priorità era: “far ripartire il Paese”.

Fortuna ha voluto che Conte, a differenza di Sechi, Cottarelli, Gentiloni e tanti altri, non li ha ascoltati ed ha preferito l’altra forma di prestito europeo, che allora si chiamava Recovery Fund; e sono così arrivati poco meno di 200 miliardi di euro!

Per capire bene, chi sono in questa storia, i veri sciacalli, aguzzate la vista e seguite bene le parole di Cottarelli sulle tagliole del Mes.

Nell’intervista, in questione, Cottarelli usa il condizionale e spiega: “sono state date assicurazioni che le parti di supervisione stretta sui bilanci pubblici non verrebbero applicate”.

Ho scritto troppe volte in che consistevano le tagliole del MES nei confronti dello Stato membro che riceveva i fondi e poi non li restituiva.

Il Mes altro non era che una società privata con sede in Lussemburgo, regolato da tre trattati internazionali che vincolavano tutti i Paesi europei una volta richiesta la linea di prestito. Addirittura era previsto che, nel caso la commissione avesse avuto un serio dubbio che lo Stato non avrebbe pagato la rata nei tempi stabiliti, cioè, non che non paga, ma che non pagherà, cominciavano i controlli e le verifiche fino alla nomina di uno, due o tre commissari che esautoravano il ministro delle finanze di quel paese per fare una riforma di lacrime e sangue, come in Grecia.

Cottarelli e Gentiloni andavano in giro a dire che avevano rassicurazioni che, se l’Italia avesse richiesto il Mes, non avrebbero attivato i controlli.

Come se un trattato internazionale, firmato dai governi, efficace di per sé, ratificato da una legge nazionale, possa essere disapplicato perché, un Cottarelli o un Gentiloni, vanno in giro a dire che hanno ricevuto rassicurazioni.

Ecco il vero strabismo di Mario Sechi: quello di vedere il male dove non c’è e di nascondere il peggio del peggio della politica italiana dove ce n’è fin sopra i capelli.

Chi è il vero sciacallo in questa vicenda?