
(Toni Capuozzo) – Duemila persone ai funerali di Alexey Navalny a Mosca. Tante o poche? Considerando che partecipare o almeno assistere alle esequie voleva dire farsi identificare e schedare dai servizi di sicurezza, sono tante, e protagoniste di un gesto di coraggio civile che non può essere sottovalutato. Nello stesso tempo, dopo che si era parlato di sequestro del cadavere, e di una sua possibile sparizione, testimonia che la Russia non è un lager totale, e che il Cremlino deve fare i conti con una opinione pubblica, con le istituzioni religiose, con le tradizioni: deve convivere con la società civile, anche quella che, pur votando Putin e in disaccordo con la parabola politica di Navalny, non è disposta a perdere ogni traccia di umanità (dovremmo pur sempre ricordarci delle sorti del corpo di Bin Laden, disperso in mare, per evitare che la tomba potesse divenire un santuario del fondamentalismo, e a spargerne le ceneri in aria non erano stati gli aerei di Putin).
Nello stesso tempo quello che è successo all’uscita della chiesa moscovita nella quale solo la famiglia – o, meglio, quel che della famiglia è restato in Russia – è potuta entrare, ci restituisce l’immagine che il popolo russo è tante cose insieme, e non dovrebbe mai essere ricondotto per intero alle politiche del Cremlino. Una decina di giorni fa a una cittadina russa è stato rifiutato, nel duty free dell’aeroporto di Fiumicino, l’acquisto di una bottiglietta d’acqua perché, appunto, russa. Le scuse sono arrivate ma l’episodio è rivelatore della russofobia che, a due anni dall’invasione russa, si è diffusa, tra esibizioni musicali cancellate, sportivi contestati, sospetti di propaganda filorussa su ogni posizione che non aderisca totalmente e in modo disciplinato alle versioni di Kiev, di Bruxelles, di Palazzo Chigi e di Washington. I funerali di Navalny stanno a ricordarci che ogni cittadino russo è una singola persona come noi, sulla quale non ricadono le responsabilità dei rispettivi governi, e mai giudizi sommari e collettivi. E, ovviamente, vale anche il contrario: se dobbiamo giudicare i duemila di Mosca con il metro interessato al cambio di regime, troppo facilmente auspicato ai tempi del fallito assedio di Kiev, e a quelli della mancata insurrezione di Prighozin, allora i duemila diventano maledettamente pochi. Ma erano pochi i suoi sostenitori da vivo. L’essersi offerto ai suoi persecutori ritornando in Russia e l’aver trovato morte in una prigione siberiana possono avergli guadagnato rispetto, ma non il miracolo dei voti e dei grandi numeri. In fondo, non era questo il piccolo risultato che Navalny cercava. Sarà il futuro della Russia a dirci se la morte dell’oppositore solitario rimarrà una pagina di coraggio individuale, o qualcosa di più, come lui avrebbe auspicato.
Apprezzabile il tentativo di Capuozzo di non partecipare al coro. Tuttavia sarebbe stato opportuno ricordare le idee e gli atti in tempi non sospetti dell’ oppositore per capire la sua personalità e quindi le sue vere intenzioni. Cosa ha impedito che Navalny divenisse un eroe ,non per gli interessati euroatlantici, ma per il popolo russo ? Evidentemente le cose non stanno come le hanno raccontate a noi,caro Capuozzo.
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“o qualcosa di più, come lui avrebbe auspicato”
lui e chi operava dietro le quinte che lo manovrava e lo finanziava…
come da sempre la SiAiEi e dipartimento di stato hanno operato, vedi Vietnam, Cambogia, Laos, i mujaheddin, Al Qaeda, Isis, le squadre della morte, Pinochet, Noriega, Videla (l’elenco è infinito), e ora si scoprono gli altarini della Agenzia Centrale che opera e operava va da decenni in Ucrania, cos’ come le forze speciali occidentali, però nessuno dice niente, si distrae l’occhio e l’orecchio con Navalny.
Nello scontro tra potenze nessuno è innocente, solo la popolazione spicciola, quella che sopravvive schiacciata dalle elite che decidono e non pagano MAI per i loro errori ed orrori.
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Adriano 58 rimani con Anail un super baluardo per me dal primo giorno che leggo post su infosannio.complimenti.
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Un abbraccio a Toni.
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Anche i trogloditi dell’Amazzonia di duemila anni fa davano degna sepoltura ai propri morti. Per quanto indegna sia stata invece questa sepoltura, ci sono a volte dei limiti di decenza che anche i governi mafiosi evitano di superare agli occhi del mondo.
E complimenti fra l’ altro a Capuozzo per aver paragonato Navalny a Bin Laden.
Magari la prossima volta potrebbe fare un confronto fra Putin e Bokassa o Pol Pot.
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A me risulta che i trogloditi dell’a-Mazzonia i morti li incenerivano o li mangiavano.
Pol Pot fu cremato.
Bin Laden è stato gettato a mare, dicono. Di sicuro non hanno permesso né funerale né sepoltura.
Quindi di che ca22o parli? del nulla, come al tuo solito.
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Diciamolo. Vista tutta l’evoluzione della vicenda Navalny, dalla sua morte al suo funerale, la “dittatura del regime di Putin” è una vera pippa.
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La morte di Navalny e la persecuzione di Assange dimostra che è in atto uno scontro tra un’autocrazia vera e una democrazia finta.
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