
(Dott. Paolo Caruso) – Affrontare il tema della gestione sanitaria pubblica in Italia e particolarmente in Sicilia è come entrare in un dedalo di interessi e di intrecci politici che esulano dalla buona gestione della governance sanitaria nei territori e negli ospedali. Infatti dietro le nomine dei manager della sanità c’è molta politica e pochissimo di sanità. C’è una rete di potere che imbriglia le scelte meritocratiche gestionali e che periodicamente va aggiornata e ricostruita secondo i nuovi Padroni del Palazzo. Ne è la prova che in Sicilia la nomina dei direttori generali di Asp e Ospedali è stata più volte rinviata con una transizione commissariale negli ultimi mesi ai cui vertici sono rimaste le figure manageriali di nomina precedente. Una valutazione di nomi di candidati meritevoli che proviene da un albo pubblico dove competenze e qualità sono le pregiudiziali per la nomina dei nuovi manager ma che i politici riescono a sporcare, ripetendosi sempre la storia di scelte condizionate da logiche esclusivamente di potere e di appartenenza. E’ così che i candidati diventano pedine nelle mani dei politici e dei governi regionali. Anni e anni di interferenze della politica nella gestione della sanità confermano l’operare dei Direttori generali che piuttosto che occuparsi di salute e servizi rivolgono la propria attenzione all’incremento del consenso. Infatti spesa, concorsi, assunzioni, carriere, e ascoltare le richieste dei grossi gruppi imprenditoriali della sanità privata fidelizza i rapporti e in definitiva crea consenso elettorale, consenso e posizioni di potere che rappresentano linfa vitale per la politica. Le nomine della sanità sono fortemente condizionate dagli equilibri di forza dei partiti, dei singoli esponenti politici e dalla potenzialità elettorale dei futuri manager, insomma un meccanismo dell’appartenenza più che della competenza. Un quadro allarmante di gestire la sanità pubblica da parte della politica che ne influenza pesantemente l’indirizzo tutto a danno della qualità dei servizi offerti alla collettività. Infatti in questi ultimi trent’anni la sanità pubblica è stata considerata un bottino di guerra, una terreno fertile da conquistare, una vera occasione per sviluppare vantaggi economici e rendite personali. Oggi per la politica mantenere un SSN pubblico efficiente non è più la priorità del Paese e l’ulteriore consolidamento della “Autonomia differenziata” voluta dal “Cazzaro verde” non farà altro che provocare un ridotto impegno finanziario e un conseguente ridimensionamento delle prestazioni sanitarie nelle regioni del Sud. Rabbia e frustrazione trovano oggi sempre più presa nei cittadini che constatando il progressivo declino del SSN, colgono in tutta la sua gravità le responsabilità dei partiti e la politicizzazione spartitoria della sanità pubblica regionale. Del resto affidando la salute pubblica a nomine effettuate in una mera logica di spartizione e di appartenenza “confessionale”, come da vecchio e sempre attuale manuale Cencelli, rispolverato dalle forze di governo in questi giorni in Sicilia, si assisterà definitivamente ad un inarrestabile declino del SSN.
Merito della lungimiranza e altruismo della classe politica meridionale.
Uno più statista dell’altro.
"Mi piace""Mi piace"
Merito di tutta la classe politica che lottizzando pesantemente la sanità pubblica e non interessandosi dei problemi reali dei cittadini è riuscita nell’ intento di distruggere il SSN, favorendo i vari Angelucci……..
"Mi piace""Mi piace"