
(Stefano Rossi) – Il ministro Calderoli ha solo approfittato della riforma del Titolo V della Costituzione avvenuta nel 2001, con la legge costituzionale n. 3, con la quale si sono abbondantemente ampliate le competenze delle regioni, a scapito di quella statale. Ma per capire bene cosa è successo è doveroso fare un passo indietro.
La nostra Costituzione è del 1948, ma i politici di allora, furbi e previdenti, approvarono la formazione delle regioni solo nel 1975. Il motivo è semplice e nessun politico, di oggi, lo ammetterebbe: agli italiani non si deve dare troppa corda.
Con l’avvento della Lega Nord nel governo Berlusconi e la voglia di “secessione” che spaventava i nostri coraggiosi politici di sinistra e centro, l’unica trovata fu quello di avviare un decentramento amministrativo per combattere la Lega proprio sul suo terreno.
Poi sopraggiunse la voglia di business: più autonomia, più poteri e soldi alle società pubbliche, miste, municipalizzate, alla Asl, province, comuni.
E di errori ne fecero tanti.
Nel 1997, sotto il governo Prodi, al ministero della Funzione Pubblica e Affari Regionali c’era Franco Bassanini che avviò quel decentramento amministrativo che erose funzioni ministeriali per introdurre le agenzie governative. Chi studiava il diritto Amministrativo, conosceva una nuova figura: l’amministrazione autonoma dietro cui si celavano società, enti, uffici con una autonomia che un ministero non poteva avere. E così la politica aveva il potere di contrattare privatamente, assumere, promuovere, gestire patrimoni in modo più libero.
Nel tempo, questa autonomia si è andata ad allargare fino a giungere al 2001.
Il II governo Amato, composto dalla compagine di sinistra, come i DS e dal partito Comunista Italiano e dal partito Popolare (erede della scomparsa DC) e dall’Udeur, diede il colpo di grazia all’unità giuridica dello Stato (in questo governo c’erano, tra i tanti, Visco Tesoro, Maccanico alle Riforme istituzionali e, come vice, Dario Franceschini, Sergio Mattarella alla Difesa e Bersani ai Trasporti).
Fu proprio nel 2001, con la legge costituzionale n. 3, che venne modificato il Titolo V della Costituzione andando non solo ad aumentare a dismisura le competenze delle regioni ma ponendo le basi per quello, che oggi, si chiama autonomia differenziata.
È del 2001, non del 2024, che è scritto nella Costituzione, all’art. 116: “Ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia” potranno prevedersi oltre quelle già concesse. E già si parlava di “regionalismo differenziato”.
Ripeto, dal 2001!
Non paghi di questa rivoluzione, passata nel più vergognoso silenzio perché fatta da quelli “bravi”, nel successivo art. 117, della Costituzione, è previsto che, per la legislazione esclusiva (di competenza esclusiva dello Stato) una possibile delega: “La potestà regolamentare spetta allo Stato nelle materie di legislazione esclusiva, salva delega alle Regioni”. Cioè, le regioni possono legiferare su materie che prima erano di esclusiva competenza statale!
Ecco dove si trovano le fondamenta di questa autonomia differenziata dei cattivoni della Lega: le “ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia” e “salva delega alle Regioni”, previste dalla Costituzione dal 2001, sono state scritte e volute da quelli bravi di sinistra.
Calderoli può solo raccogliere i frutti di chi ha seminato nel passato.
E quelli più cantano l’Inno, più si stacciano le vesti come farisei e più lui ride e se la gode.