“DÀGLI ALL’UNTORE!” – I soliti giornali di destra, ma anche “Rep” e persino il “riformista” renziano

(DI SALVATORE CANNAVÒ – ilfattoquotidiano.it) – La morte per suicidio della ristoratrice Giovanna Pedretti viene rubricata alla voce “gogna”. La lezione di gogna, però, si vede al mattino presto sui principali giornali.

Titolo di Libero: “Gogna Selvaggia”. Il quotidiano famoso per la prima pagina contro Virginia Raggi “Patata bollente” dedica ben quattro pagine alla nostra collega, ricordando tutti i suoi “bersagli”, imputandole un “metodo” contro “chi è disarmato”. Poi, a pagina 5, che fa il giornale di Mario Sechi? Una bella pagina sulla “nuova grana” di Ferragni, caso eclatante che, guardacaso, è stato uno dei “bersagli” di Lucarelli. Lei “alza la paletta” e massacrerebbe le persone; quelli, sulle sue scoperte, ci fanno mezzo giornale.

Il titolo di Libero è quasi lo stesso del Giornale (ma si telefonano prima?) mentre La Verità in pagina interna parla di “sceriffi social”. Fin qui il giornalismo di destra, a cui non può mancare l’apporto di qualche campioncino, ovviamente inorridito dalla “gogna”. Filippo Facci, su Facebook, fa la lezione a Lucarelli, “che non è una giornalista professionista”, mentre lui lo è. E infatti pubblica su X una foto di lei, senza didascalie, in cui è ripresa dopo la gravidanza: così tutti possono sbizzarrirsi sulle sue rotondità.

Poi ci sono i “liberali”. Il migliore è Maurizio Crosetti, su Repubblica, giornalista tutto d’un pezzo che, per spiegare il “bullismo” delle battaglie di Selvaggia, si domanda: “Chissà cosa si diranno a cena la webnauta e lo chef”, riferendosi al compagno di lei, Lorenzo Biagiarelli, autore della recensione pubblicata da Pedretti: “’Caro, mi passi il sale?’ ‘Tesoro, chi sputtaniamo domani’”? Lucarelli risponde su X – da cui annuncia però di prendersi una pausa dopo alcune minacce di morte – che il debunking “è stato opera di una persona che si occupa di cibo e ristorazione, che non ha mai criticato nessuno, che non manganella, è sensibile e pacifica e non “brinda con me chiedendosi chi sarà il prossimo da sputtanare”. Ma lei, si sa, non è giornalista.

Il Domani, invece, ritiene che “la morte di Pedretti non è un cigno nero”: “Manca un po’ di fermezza da parte della stampa, uno straccio di lucidità da parte della politica” e per contribuire a riportare tutti alla calma paragona il caso all’affaire Dreyfus. Sobrietà.

Per ricordare a tutti di che pasta è fatta la “non giornalista” Lucarelli, poi, si fa abbondante uso del giovane italiano, Matteo Mariotti, che ha perso una gamba per un assalto da uno squalo ed è stato protagonista di una raccolta fondi da parte dei suoi amici. Selvaggia si era chiesta perché raccogliere fondi per qualcuno che non sembrava avere bisogno di denaro e per il quale la sanità italiana avrebbe comunque coperto le spese anche in Australia. Lui, intervistato ancora da Repubblica dice di sapere benissimo cosa ha provato Pedretti, perché ci è andato vicino (lei si è suicidata, lui è stato aggredito da uno squalo). Qualche giorno prima, sul Corriere della Sera, dichiarava che “Lucarelli mi ha fatto più male” dello squalo.

Stile laccato sul Messaggero che dedica l’editoriale alla vicenda e spiega, con Ruben Razzante, che “il naufragio della ragione genera l’odio social”. Nessuno ricorda che la vicenda è diventata questione nazionale solo perché pubblicata sui principali giornali e poi oggetto di ben due servizi del Tg3 e perché anche la ministra per le Disabilità, Alessandra Locatelli, ha sentito il bisogno di intervenire.

Infine il cuore liberale d’Italia: Il Riformista diretto da Matteo Renzi. Che in copertina pubblica un bel cappio con il titolo “Qual è il limite?” riferendosi alla “gogna mediatica 2.0”. E qui torna alla memoria quella lettera di Fabrizio Rondolino, emersa nelle carte dell’inchiesta Open e girata da Matteo Renzi a Marco Carrai, col progetto di ingaggiare “un investigatore privato di provata fiducia e professionalità (a costo medio-alto)” per un’operazione di “character assassination” con notizie, indiscrezioni, “rivelazioni mirate a distruggere la reputazione e l’immagine pubblica” di vari esponenti dei 5Stelle, oltreché di Travaglio e Scanzi. La gogna a livelli universitari.