(Giuseppe Di Maio) – E’ chiaro adesso perché i sovranisti si sono piegati senza pudore alla politica Nato e a quella Europea? E’ chiaro perché Meloni è corsa di notte su un treno per intercettare Biden a Kiev, perché è diventata la più fanatica sostenitrice delle ragioni occidentali nel conflitto Russo-Ucraino? Perché non ha speso una parola per il massacro dei palestinesi a Gaza, e perché si è accodata al silenzio dei più sordidi filoamericani quando si è trattato di firmare una risoluzione ONU che chiedeva una tregua umanitaria?

L’amore che la destra nutre per la democrazia non è amore per il popolo e per la sua volontà, non è amore per i provvedimenti che possono migliorare la sua vita, è solo interesse per ciò che un popolo ignorante e abbrutito può darle: la maggioranza nelle istituzioni. E una volta conseguito, questo potere  nessuno potrà levarglielo. Su questo si fonda l’unità delle destre (la vittoria unisce, diceva Berlusconi), questa è la natura delle proprie ragioni e della propria investitura, da questo procedono gli sberleffi alla sinistra e il dileggio al M5S principio di ogni male, origine di tutte le attuali difficoltà della nazione. Nessuna opposizione può impensierire, nessun intervento alla Camera o al Senato può svergognare questa maggioranza, pronta com’è a sommergere d’insulti gli oratori scomodi, e tacitarli con tutte le scorrettezze delle sue presidenze.

E allora ecco pronta l’Italietta feudo asfittico dei suoi padroni, via al programma delle libertà: via libera alla corruzione, agli abusi e all’impunità, al motore unico della disuguaglianza, olé! Nessuno potrà fermarla. Eccetto quei poteri che non dipendono dalle balle della destra, eccetto chi non è destinatario delle fake news e non è sottoposto alle tornate elettorali: i giudici ad esempio, le autorità di vigilanza. Ecco chi sono i nemici: tutto ciò che sfugge anche per poco tempo alle maggioranze parlamentari. Da qui il litigio con la magistratura, con l’Anac, e con le varie Corti che si producono in dissenso coi loro provvedimenti. Manca tra questi attriti ancora quello con il Capo dello Stato i cui richiami sono così lievi da assomigliare all’approvazione.

E poi ci sono i poteri che dipendono dalle elezioni di altre democrazie. Poteri che sono capaci di screditare a livello globale questa squadra di subnormali, questo circo Barnum delle ingiustizie, ed escluderlo dai loro club. La vulgata della stampa di regime dice che mai come in questo momento l’Italia è ascoltata nei consessi internazionali, mai come con questo governo siamo rispettati da Washington a Tel Aviv, da Algeri a Helsinki. Ma sono le solite balle. La biondina non se la fila nessuno: gli altri hanno capito che hanno a che fare con una borgatara semianalfabeta: rana urlatrice in patria e “signora mia non ci sono più le mezze stagioni” all’estero. Ed è il terrore di dover essere malgiudicata e ostacolata fuori dei confini nazionali, e per conseguenza non aver più le mani libere in Italia, è la paura di dover replicare la fine dell’ultimo governo Berlusconi a preoccupare la Premier, quando tutta l’Europa e l’America del nord, libere dalle sue televisioni, ne aspettavano l’uscita di scena. Quando il Financial Times ripeté sulle sue pagine le parole di Oliver Cromwell al parlamento inglese “In nome di Dio, dell’Italia e dell’Europa, vattene!”.