Giulia Cecchettin è stata uccisa due giorni prima di discutere la sua tesi in Ingegneria biomedica. Le materie scientifiche garantiscono più possibilità, ma continua a pesare troppo il gender gap

(MICOL MACCARIO – editorialedomani.it) – Si laureano prima, con voti in media migliori, ma poi lavorano meno e con uno stipendio più basso dei loro colleghi maschi. Giulia Cecchettin, uccisa pochi giorni prima della discussione della sua tesi in Ignereria biomedica, sarebbe stata una di loro.
Sono le laureate nelle materie scientifiche, meglio conosciute come Stem (science, technology, engineering, mathematics, a cui sempre più spesso si aggiunge la “a” di art). Il divario di genere nasce già dalla scelta della facoltà perché la componente femminile rappresenta il 40,9 per cento del totale delle iscritte a questi corsi, rispetto a quella maschile che raggiunge il 59,1 per cento. Con il gap che diventa ancora più evidente nei corsi di ingegneria industriale e dell’informazione, dove la presenza maschile supera i due terzi.
Solo il 14,5 per cento del totale delle universitarie si specializza nelle materie Stem. Il dato è del rapporto “Rethink Ste(a)m education – A sustainable future through scientific, tech and humanistic skills” dell’osservatorio Stem di Fondazione Deloitte, ed è inferiore alla media europea, che sfiora il 26 per cento.
Il numero è leggermente al di sotto rispetto a quanto riporta Istat, secondo cui «su cento donne laureate, solo sedici ottengono un titolo terziario nelle competenze tecnico-scientifiche Stem (pari a circa 38 mila donne), mentre su cento uomini laureati quelli che lo sono in tale ambito raggiungono i 35 (pari a circa 59 mila uomini)». Un altro dato esemplificativo del divario di genere è quello dei ricercatori: a livello mondiale solo il 28 per cento sono donne.
IL RUOLO DEGLI STEREOTIPI
Secondo un’indagine di Save the children, la scelta di bambini e bambine è ancora influenzata dagli stereotipi di genere e dalle convenzioni sociali, oltre che dalla situazione economica di provenienza e dalla povertà educativa e materiale. Di conseguenza, le bambine tendono a dedicarsi ai settori della cura, mentre i bambini a quelli scientifici e tecnici, innescando quella che prende il nome di “segregazione orizzontale occupazionale di genere”.
Si tratta di un fenomeno sociale definito, nel libro Donne al lavoro, come «quel fenomeno che determina la concentrazione dell’occupazione femminile in pochi settori e rami di attività economica e in un numero limitato di mestieri e professioni, a fronte di una presenza esigua in altri ambiti lavorativi».
La segregazione orizzontale è evidente se si guarda l’accesso ai diversi lavori. Nei settori Ict (information and communication technologies) e Stem ci sono in prevalenza uomini, mentre nell’ambito dell’educazione, salute e benessere (Ehw) le donne rappresentano la maggioranza.
Nonostante il gender gap di accesso alle facoltà scientifiche, secondo il rapporto Focus gender gap 2023 di Almalaurea le donne raggiungono un voto medio di laurea più elevato (104,2 su 110, rispetto al 102,3 degli uomini) e concludono il ciclo di studi nei tempi stabiliti in misura maggiore (il 57,6 delle donne rispetto al 53,0 per cento degli uomini).
Le discipline Stem generalmente offrono più possibilità di carriera rispetto agli altri ambiti e un compenso più elevato, ma questo discorso non vale per le donne. Nonostante il divario lavorativo di genere si sia attenuato nel tempo, a cinque anni dal conseguimento del titolo, il tasso di occupazione è ancora diseguale: 94,1 per cento degli uomini contro il 90,9 per cento delle donne. La bilancia è a sfavore delle donne anche analizzando la retribuzione: in media 1.650 euro rispetto ai 1.845 euro per gli uomini.
LA POSSIBILITÀ DEL PNRR
Potenziare l’accesso femminile alle discipline Stem è uno dei modi per colmare i divari di genere, superare gli stereotipi e raggiungere la parità salariale. In questo senso il Pnrr potrebbe giocare un ruolo fondamentale nel percorso verso il raggiungimento della parità. La missione quattro, infatti, è dedicata al potenziamento dell’offerta dei servizi di istruzione, dagli asili nido alle università.
In particolare, l’investimento 3.1 è destinato alle discipline Stem e si pone l’obiettivo di «promuovere l’integrazione, all’interno dei curricula di tutti i cicli scolastici, di attività, metodologie e contenuti volti a sviluppare le competenze Stem».
Con un fondo di 600 milioni di euro dovrebbero essere realizzati percorsi didattici, formativi e di orientamento volti all’integrazione, in tutti i cicli scolastici, di metodologie dedicate allo sviluppo di competenze digitali e di innovazione. In questo senso, la tecnologia potrà essere la leva capace di favorire l’inclusione femminile nel mondo del lavoro, superando secoli di stereotipi e garantendo alle donne la possibilità di scelta.
Ancora con ‘sta bufala? Bisogna anche vedere in COSA ti laurei. Se le donne sono prevalenti ad esempio nelle facoltà umanistiche, è chiaro che difficilmente trovi un lavoro molto ben pagato. Invece in certi lavori faticosi la prevalenza è maschile. Quante donne ci sono che fanno l’idraulico, il meccanico o che stanno sulle piattaforme? Comunque aspetto ancora qualcuno che mi mostri due contratti dove, a parità di ruolo e numero di ore, la donna prenda di meno. Parlandone anche con amiche e colleghe, anche a loro non risulta. Tra l’altro sarebbe un reato, ma denunce non se ne vedono. Ps. attendiamo gli sproloqui di anail l’isterica con la sindrome di Calimero…
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Può anche darsi che si laureino prima nelle facoltà di altro tipo, ma se poi l’ambizione è di andare altrove tanto vale. Perchè non facciamo qualcosa per colmare il gap sugli infortuni sul lavoro dato che il 97% sono uomini? Poi in ambito universitario, per la mia esperienza, la maggior parte di direttori erano donne…
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Ma vai affnkl, str0n20, chi cz ti conosce?
Ti ha interpellato qualcuno, forse? Come ti permetti?
Tu hai GROSSI problemi, dammi retta.
Vedi di curarti e smetti di usare terminologie di cui non conosci il senso e attribuire ad altri problematiche che, a occhio, ti sono proprie.
Stai sempre lì a fare il pianto greco ossessivamente…per poi dare del Calimero agli altri, parlando col tuo specchio.
Ripigliati, sei patetico e complessato.
Tra l’altro, CHI ha mai dato COLPE agli uomini?
Il patriarcato è una forma sociale che viene perpetuata da entrambi i sessi ed entrambi, in modi diversi, ne sono penalizzati.
Ma chi ha SERI problemi psicologici e ristrettezze di vedute e di COMPRENDONIO reagisce così, perché NON CONOSCE e, soprattutto, NON CAPISCE.
Poveretto.
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OFF TOPIC: E adesso? https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/12/07/alessia-fabiani-tradiva-il-marito-ed-era-lei-a-picchiarlo-tutti-sapevano-ma-nessuno-parlava-le-parole-del-testimone-durante-il-processo/7376614/
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E adesso trattasi di maschicidio.
Se piace tanto la neolingua la si usi a 360°.
Sono femmina, scampata per miracolo ad un femminicidio e, sempre per miracolo, non rea di maschicidio.
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finiamola con la guerra di genere che è un infantilata.
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IL RUOLO DEGLI STEREOTIPI
Secondo un’indagine di Save the children, la scelta di bambini e bambine è ancora influenzata dagli stereotipi di genere e dalle convenzioni sociali, oltre che dalla situazione economica di provenienza e dalla povertà educativa e materiale. Di conseguenza, le bambine tendono a dedicarsi ai settori della cura, mentre i bambini a quelli scientifici e tecnici, innescando quella che prende il nome di “segregazione orizzontale occupazionale di genere”.
CHE semplicemente le attitudini siano DIVERSE tra i sessi non gli passa nemmeno per la testa, a questi, vero?
Proprio no. Evidentemente si sono bevuti il cervello se pensano che uomini e donne debbano essere uguali in tutto, tra l’altro le differenze non mi sembrano catastrofiche: se ci sono il 40% di donne e il 60% di uomini nelle facoltà scientifiche, vorrei vedere in altre facoltà se c’é la stessa differenza A FAVORE delle donne e in questo caso, cosa dicono le femministe.
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