
(di Tommaso Cerno – lidentita.it) – Elly Schlein ha spiegato al Paese che Giorgia Meloni avrebbe già fallito. E e che il Pd si candida a guidare la costruzione di una alternativa alle destre. Premesso che se fossi nel premier festeggerei per questa intervista che vola talmente sopra la realtà dei fatti da lasciare intendere che a sinistra non solo non c’è un progetto alternativo, ma nemmeno qualcuno che dica al segretario del Pd come stanno davvero le cose.
Ma quello che conta in questo momento è pesare la classe dirigente sopra la quale dovrebbe nascere tale alternativa. Deve essere la stessa che nei giorni scorsi ha chiesto le dimissioni dal Partito socialista europeo del premier albanese Edi Rama, uno dei pochi leader emergenti della sinistra occidentale.
L’hanno chiesta dei personaggi che siedono in Parlamento da molti anni e che nel loro curriculum hanno sostanzialmente la responsabilità del disastro in cui versa l’Italia e che della sinistra di domani conoscono solo, evidentemente, l’antifascismo e l’insulto personale come arma politica. Detto tra noi un po’ poco per ergersi a censori degli altri e per ritenere davvero che quel mondo che non vuole la destra al governo possa chiamarsi a raccolta intorno a un’idea così vaga di futuro.
Quel che succederà è che nessuno sarà cacciato dal Partito socialista europeo e che il vero problema che la sinistra avrà a queste Europee non sarà certo la destra che vedono dappertutto ma quella classe borghese e dirigente dell’Italia che proviene dai luoghi politici più diversi di quell’area chiamata moderata che nessuno riesce a individuare bene e che hanno deciso un anno fa di dare fiducia alla giovane leader di Fratelli d’Italia. Una fiducia che non si è ancora esaurita non perché lo dicono i sondaggi ma perché quel pezzo di Paese è più consapevole dei guai in cui siamo finiti negli ultimi anni e ha abbastanza esperienza di lavoro e conoscenza delle cose per sapere che in 12 mesi neanche Mandrake può risolvere i problemi di 12 anni.
La vera sfida è dunque capire come impedire a Giorgia Meloni di ribaltare quel patto con un 20% di elettori che non avevano scelto lei per le sue origini politiche ma confidando in una nuova traiettoria futura. E non è certo con l’insulto verso costoro, o minacciando di cacciare i primi ministri di sinistra senza capire bene cosa stiano facendo, né tacendo sui propri scandali e sulle proprie ipocrisie pubbliche, come sta avvenendo da mesi con il caso di Soumahoro, la manifestazione plastica della gestione dei migranti in Italia appaltata per decenni alla sinistra. Ma, ne sono sicuro, deve proprio avere ragione Elly Schlein.
Deve avere capito annusando l’aria del Paese che tutto è cambiato all’improvviso e che adesso come alle primarie contro Bonaccini c’è qualcosa che le dice che è pronta a guidare la nuova Italia. Poi se qualcuno suona la sveglia invocata dal ministro Giorgetti e a sinistra con uno sbadiglio riapriamo gli occhi chiusi, vedrete che non è proprio come dice lei la realtà là fuori.
Quello che io continuo a non capire è perché una impostazione di governo come quella di Conte ed i 5 stelle non ha fatto breccia nella mente degli Italiani. C’era un programma concreto, trasformato in un contratto vero e proprio con la forza politica che era disposta a condividerlo quasi totalmente. Un programma che fu realizzato in buona parte nel solo primo anno di legislatura e che , in definitiva, soddisfaceva molte istanze della società rimaste disattese per decenni.
Possibile che i nostri cittadini siano talmente condizionati dal battage che i padroni tradizionali del potere (anche attr averso la RAI che, nella loro ingenuità il M5S non occupò manu militari come tutte le altre forze politiche) montarono con tutti i media contro gli “scappati da casa” da non vedere come, nonostante qualche errore, era il miglior governo dai tempi di De Gasperi?
Quel momento magico è evaporato, tra COVID e linciaggio mediatico e la gretta e meschina Nomenklatura ha recuperato, distruggendo quanto di buono fecero i governi Conte 1 e 2, ora colpevoli di tutto quello sfacelo prodotto da decenni di malgoverno.
Ora, i cittadini sono tornati sudditi, ed il peggio è che i piñón se ne rendono conto. E trascineranno tutti nell’inevitabile vortice di corruzione, clientelismo, incompetenza, arroganza, sudditanza a poteri anomali, interni ed esteri, e quindi ulteriore decadenza come nazione che ci riserverà il futuro
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Anch’io non me ne faccio una ragione, bugsyn…
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piñón = più
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