(Giuseppe Di Maio) – C’è ancora chi si meraviglia che il partito di Meloni non sia più il partito dell’ordine, che abbia oltrepassato le più spericolate posizioni berlusconiane e renziane, i loro decreti iniqui e personali, le loro architetture costituzionali. Io ricordo (ma i miei ricordi risalgono a più di mezzo secolo fa) una destra conservatrice, gelosa del proprio posto sociale; un’altra retrograda e oscurantista, che temeva ogni minuscolo mutamento civile e del costume; e un’ultima destra violenta e movimentista, pronta a reprimere le manifestazioni popolari e a compiere spedizioni punitive protette da una polizia partigiana. Tutte e tre: l’ipocrita, l’ignorante, l’ottusa, confluivano nell’enorme pentolone elettorale che si opponeva alle ambizioni del popolo: alla giustizia, al progresso, o semplicemente alla democrazia. Solo l’ultima, quella violenta, stava per strada a difendere gli interessi di chi restava a casa, stupidamente credendo di essere rivoluzionaria.

Meloni nasce da questa. Il suo linguaggio popolare, gradasso, prepotente, con voce sempre sopra i toni di un normale confronto dialettico, si esprime dando voce ad un cittadino vessato da regole nemiche e sconosciute. Gli attacchi furibondi contro i precedenti governi, contro il nemico di parte, contro le istituzioni, mimano la disperazione di un cittadino oppresso non proprio dall’ingiustizia, ma più dalla sua incapacità di intendere alcunché della struttura sociale. La rana urlatrice col volto gonfio e spiritato è stato un’icona della ribellione: essa esprimeva il disagio comune, attaccava i propri nemici, e individuava soluzioni fantastiche buone solo nei sogni di un popolo ignorante. Anche Salvini ha avuto lo stesso linguaggio: bullo, smargiasso, subdolo; e persino Berlusconi: violento, falso e scorretto. Tutti hanno suggerito a un cittadino smarrito nell’intrico di regole oggettive una via semplificata lastricata di vantaggi.

Insomma, i rospi al governo appartengono a forze politiche che hanno pensato a come superare l’avversario, non come governare il paese; un partito di fake news che rischiano di diventare programma. Ma chi crede di trovare differenze con le destre precedenti è in errore. Meloni e i suoi alleati hanno tutti un solo programma: truccare le regole sociali, le regole elettorali, stravolgere la Costituzione. Che cosa credete vogliano conquistare con le loro strampalate riforme, se non l’inamovibilità dalle cariche pur non avendo una vera maggioranza nel paese? La destra patriota non è sovranista, ama la patria per farne bottino, e obbedisce alle volontà internazionali per non mettere in pericolo il malloppo.

Fin dalla sua formazione il nostro paese è stato oppresso da una lotta intestina, dal trucco di norme inique che gli hanno impedito uno sviluppo adeguato alle sue eredità “morali e civili”; ad esse è stato inflitto un carcere duro di cui le sue classi dirigenti sono responsabili, e che lo condurrà inevitabilmente al declino.