(Massimo Gramellini – corriere.it) – Esaurito il sacrosanto quarto d’ora di presa in giro della Meloni — e del dilettante allo sbaraglio che le ha passato improvvidamente al telefono il duo comico russo spacciatosi per presidente dell’Unione Africana — bisognerà pur occuparsi della sostanza e riconoscere che lo scherzo, lungi dal rivelare chissà quali segreti inconfessabili, ci restituisce una versione della premier assai meno spavalda di quella del dibattito pubblico. Nessun proclama da consegnare alla storia di Facebook né slogan da trasformare in rap, ma una riflessione pragmatica sulla necessità di una via d’uscita dalla guerra in Ucraina. Che poi è quel che auspichiamo tutti, quando non ci mettiamo l’elmetto del polemista per sostenere la nostra parte in commedia nello sterminato talk-show che si consuma a ogni ora del giorno sui social.

Gli scherzi telefonici, come gli agguati in strada spacciati per interviste, nascono dalla convinzione che la verità dell’intervistato emerga solo quando lo si inganna o lo si prende alla sprovvista. Ma non è più così: ormai si è capito che le persone sono molto più finte ed estremiste quando recitano in pubblico che quando vengono prese, o sorprese, in privato. Per qualcuno sarà una cattiva notizia, e per certi versi lo è. Ma è anche una notizia rassicurante: dietro le quinte i politici e, ve l’assicuro, persino gli opinionisti sono più prudenti di quanto non sembrino sul palcoscenico, dove si agitano al puro scopo di compiacere la loro tribù.