(Stefano Rossi) – Il vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli, ha vinto la sua battaglia.

Dall’anticamera del suo ufficio, questa mattina, è stato rimosso il quadro del pittore milanese Andrea Appiani che ritraeva Napoleone Bonaparte reo, secondo Rampelli di essere “il flagello d’Europa” e di “aver depredato le nostre opere d’arte”.

Se dovessimo riscrivere la Storia in base ai “predoni” delle opere d’arte, noi romani, dovremmo nasconderci nella Foresta Amazzonica; poi la Svizzera ancora non ha spiegato alcune ingenti somme “ricevute” sul finire della Seconda Guerra Mondiale.

Ma questa discussione la lasciamo ai beoni.

Rampelli, purtroppo, ignora cosa fu l’epoca napoleonica e, soprattutto, il Code napoleonico ed è un peccato che un legislatore, quale dovrebbe essere un parlamentare, ne sia all’oscuro altrimenti terrebbe il quadro al suo posto.

In breve, dopo la caduta dell’Impero Romano, il diritto romano era destinato a perire come tante opere umane scomparse nel tempo. Dapprima furono i barbari Longobardi che per la prima volta cominciarono a scrivere le loro leggi copiando di sana pianta alcune leggi romane.

Ma scomparsi loro, scomparse in Occidente il diritto romano.

Esso sopravvisse in Oriente grazie a Giustiniano e le sue opere riapparvero timidamente in Occidente solo nel XII-XIII secolo.

Poi la frammentazione delle città-stato, dei comuni, delle signorie hanno di fatto modificato e cancellato gran parte di quelle raccolte giustinianee.

Fu proprio Napoleone a riprendere il diritto romano così come appariva sotto l’Impero Romano ed estenderlo a tutti i territori conquistati, cioè, a mezz’Europa.

Jean-Jacques Rousseau lo definì, nel Contrat social, “le grand legislateur”.  

In Francia unificò il diritto del Sud, di tradizione romanistica, e quello del Nord, più vicino alla consuetudine carolingia.

In Italia ebbe una influenza notevole. Figurarsi che sotto Napoleone furono resi obbligatori i cimiteri fuori dalle mura cittadine. Tutto il diritto civile, amministrativo e penale odierno affonda sì nel diritto romano ma grazie anche a Napoleone.

Per dire, nel Regno delle Due Sicilie, dopo la caduta di Napoleone la sua legislazione sopravvisse per quattro anni, poi abrogata ma, quella successiva  (1819), di fatto la copiava tranne per il divorzio e matrimonio.

Un sovranista come Rampelli ha perso una grande occasione per essere non solo sovranista ma nazionalista amante delle tradizioni culturali e storiche dell’Italia.

Ma la brutta figura la fa nei confronti di chi non lo ha votato.

Tra i suoi simili nessuno se n’è accorto.