
(Massimo Gramellini – corriere.it) – Si legge di una Meloni furibonda perché un suo sottosegretario berlusconiano ha offerto a Giuliano Amato la guida del comitato che dovrà studiare gli effetti dell’Intelligenza Artificiale sull’editoria senza avvertirla (la Meloni, non l’editoria). Lungi da me sottovalutare i risvolti politici della vicenda, ma mi colpisce di più che alla presidenza di una commissione incaricata di governare il futuro sia stato messo un signore di ottantacinque anni. Possibile che non ci fosse a disposizione un figlio, un nipote, un genero o almeno un cognato, che da quelle parti abbondano? Giuliano Amato ha tanti difetti e tante qualità, ma né tra gli uni né tra le altre rientra la conoscenza approfondita di Chat Gpt. Nessuno ne discute l’intelligenza tutt’altro che artificiale, ma è come se un secolo fa avessero affidato a un abilissimo cocchiere in pensione il compito di studiare l’impatto delle automobili sul traffico urbano.
A scanso di equivoci, direi la stessa cosa se fosse stato scelto un mio coetaneo. La rivoluzione digitale non può essere pienamente compresa né tantomeno disciplinata da chi è cresciuto con i telefoni a disco rotante e spesso ha problemi anche soltanto con le app (il riferimento è dolorosamente autobiografico). Prova ne è che il governo inglese ha insediato alla presidenza di una commissione analoga un ingegnere informatico di trentotto anni. Da noi probabilmente gli avrebbero affidato quella sui misteri di Ustica.
La cosa sconvolgente è che lui accetta tutto con una faccia di tolla che non ha precedenti. Buono per tutte le stagioni.
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I topi abbondano dove c’é il formaggio.
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La cosa più inquietante non è Giuliano Amato (per quanto sia uno dei personaggi più loschi di sempre), lui dove lo metti sta, basta che lo paghino. Quello che più fa ridere é che esiste un comitato che deve studiare gli effetti dell’Intelligenza Artificiale sull’editoria 😊 A cosa diavolo serve? Tanto, peggio di così…
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