
(Raffaele Pengue) – Fra i misteri gaudiosi del nostro tempo, uno svetta su tutti: che altro deve fare la maggioranza disgraziatamente alla guida di Guardia perché in questo paese si smetta di prenderli sul serio? I loro elettori, coi loro tempi, sono quasi guariti: e non tacciono più il loro disagio davanti a questa lunga, indecorosa agonia della comunità. E tutto ciò è ben rappresentato dalla grigia vicenda della “strettoia” della Portella. Un conflitto d’interessi grande come una casa (appunto), talmente radicato che s’è fatto ambiente, atmosfera: dove tutti ci sguazzano, e nessuno lo nota. Dove l’alibi per la sua mancata soluzione non sono le “mancanze” dei cittadini proprietari (la verità la conoscono tutti): sono gli amministratori (o presunti tali) che in questi anni hanno sottovalutato il problema e i cittadini che sanno tutto di loro, ma devono fingere di trattarli come politici normali per consentirne l’uso all’occorrenza. E continuano a giudicarli con i criteri della logica e della politica anche se è evidente che sono estranei all’una e all’altra: e, fin qui, nulla di strano. È la legge dei Migliori, detta anche del marchese del Grillo: io so’ io e voi nun siete un cazzo.
Abbiamo ritenuto per anni che maggioranza o opposizione che sia – gente che ha creato una comunità a loro uso e consumo – che da almeno un ventennio si alterna alla guida della comunità, rappresenta solo l’inevitabile riferimento per chi in questo paese proviene dalla loro storia e dalla loro cultura clientelare. Gente che tuttavia oggi non rappresenta più gli umori del paese; la solitudine cresce intorno a loro e alla loro cerchia, il consenso è in ritirata e le prospettive di agibilità politica sono ridotte a zero. E senza i fondi del Pnrr, non hanno neanche la possibilità di fare l’ordinario. Il che non sarebbe un danno, ma un grosso vantaggio. Alleati ed eredi di ieri che diventano da un giorno all’altro carogne non per quel che fanno o non fanno rispetto alla comunità, ma rispetto a sé stessi. Qualsiasi neurologo gli avrebbe spiegato la ridicola assurdità del loro atteggiamento, soprattutto degli ultimi mesi, e anche il paradosso di essersi inimicati i cittadini elettori, oggi più di ieri ansiosi di liberarsi di loro. Ma purtroppo il neurologo non c’è. In compenso, barricati nei loro bunker, in piena sindrome di Ceausescu, si rimirano allo specchio e ancora si dicono quanto sono bravi. È come l’automobilista che imbocca l’autostrada in contromano e pensa che a sbagliare siano tutti gli altri. E scambiano allucinazioni per visioni. Vittime sacrificali votate al sadomasochismo che si stenta a immaginare dove vogliano arrivare. Già, perché qualunque questione affronti, l’attuale maggioranza-ammucchiata non va d’accordo su nulla. E i problemi si sa vanno affrontati con scelte nette per risolverli, non con compromessi al ribasso per non scontentare nessuno. Ora, neurologo a parte, visto che non si sa davvero che altro possa combinare questa accozzaglia di “scappati di casa” di qui a un paio d’anni e siccome Guardia non può restare senza guida alla vigilia di una stagione calda quale quella dei prossimi Riti, esaurita da tempo la spinta propulsiva – ammesso che questa maggioranza l’abbia mai avuta -, sistemati alla bell’e meglio gli amici e gli amici degli amici, spiace dirlo, ma l’unica soluzione per questa comunità è dare una scadenza a quest’agonia: e la soluzione non può che essere quella delle dimissioni. Così finalmente e democraticamente saranno i cittadini guardiesi, davanti a un’alternativa chiara e netta senza più utopie suggestive, a decidere se Guardia deve continuare a vivere o morire con le astrattezze di gente di cui sopra. E quindi elezioni a giugno 2024, per avere subito una maggioranza omogenea (o meno disomogenea dell’attuale Armata Brancaleone) che affronti innanzitutto le problematiche legate ai Riti, e che imbocchi una direzione precisa, uscendo da questa vaga melassa. Anche perché un obbiettivo questa maggioranza l’ha raggiunto. Se voleva distruggere quello di prima, è riuscita nell’impresa di rafforzarlo ancor di più. Basta leggere i commenti su Facebook. Che, per dei veri esperti del ramo come i gggiovani della maggioranza, dovrebbe essere perlomeno motivo di riflessione. Per questi motivi urge un disegno organico per Guardia, una strategia lungimirante e una motivazione forte. Costi quel che costi, è tempo di anteporre agli interessi immediati, emotivi e personali l’interesse collettivo, politico e culturale. Non possiamo più vivere una comunità con un padre padrone al centro e una costellazione di finti oppositori che ruotano in periferia. Questa non è una democrazia, ma un sistema solare. È per questo che anche l’attuale maggioranza va messa “democraticamente” in condizione di non nuocere. Perché, lo sappiamo tutti, a Guardia, in modo beffardo, la storia si ripresenta, e non importa se sotto forma di farsa o di tragedia.