Lo sceicco scavalcato dai neocaliffi dell’Isis costringe ancora il mondo a vivere nel terrore. Viviamo nell’ossessione della sicurezza e che qualcuno, sbucato dal nulla con un coltello, ci uccida

La globalizzazione della paura: ecco cosa ci ha lasciato Bin Laden

(DOMENICO QUIRICO – lastampa.it) – Chiamatela la eredità di Bin Laden, la globalizzazione della paura. Lo sceicco ha fallito in tutto quelle che sognava nella grotta afgana: distruzione del satana occidentale e di quelli autoctoni, insozzanti le terre di Allah, creazioni di una “umma” fondamentalista in servizio rivoluzionario e islamistico permanente ed effettivo. Fiasco completo. È stato scavalcato dai neocaliffi dell’Isis, amministratori indefessi di terre di sharia e di focolai in armi, dalla via della seta al fondo dell’Africa. Al confronto la sua creazione, Al Qaeda, è costretta a periferiche latitanze, una specie di setta senza più il Vecchio della Montagna.

Ma il suo vero lascito, forse eterno e purtroppo realizzato, è questo: aver costretto il mondo a convivere ogni giorno con l’ossessione che un singolo, sbucato dal nulla con un kalashnikov o un banale coltello da macelleria, guidando un’auto killer o stringendo le cinghie della cintura del kamikaze, ci costringa a pensare a quello che non vogliamo più, a quello a cui non riusciamo più a pensare: il posto che la morte ha nella nostra vita. Soprattutto quella di occidentali saggi, pacifici e che vorremmo dormire sonni tranquilli.

Il meccanismo infernale sembrava procedere a rilento da qualche tempo. Niente affatto: è un congegno come la guerra, che ha una carica interna inesauribile e tende perennemente all’estremo. Basta che la politica non riesca a risolvere un problema, come il conflitto tra Israele e i palestinesi, e riparte.

Confessiamolo. Bin Laden non è morto. Dal 2001 il miliardario del terrore continua a incassare i dividendi della sua terribile eredità: l’antiterrorismo degli Stati che non è il minore dei mali causati dal suo flagello, l’ossessione della sicurezza, l’ispezione delle cinture e delle scarpe, le telecamere ovunque, le legislazioni liberali piene di omissioni e di distinguo (“per ragioni di sicurezza”) che un tempo ci avrebbero spinto a rivoluzioni. Le operazioni antiterrorismo che si lasciano dietro danni collaterali e voglie di vendetta. E poi lei, la paura quotidiana, il sospetto per il tipo mediorientale con la barba alla jihad, del folle di dio infiltrato con il barcone, della cellula dormente, del radicalizzato da galera o da moschea o da questione palestinese… O siriana o cecena o saheliana.

Noi supponiamo, meschinelli, che progresso e benessere alla fine inghiottiranno queste rimanenze di barbarie con le credenze nel paradiso e nelle uri dagli occhi neri e dai seni gonfi. Insomma il rapporto di forze sarebbe tra la potenza positiva dei nostri Stati tutto produzione e prosperità e quella negativa del distruggere minacciare. Suvvia: chi volete che vinca? Poi accendiamo la radio e scopriamo che da qualche parte un “lupo solitario” sorpassato della Storia, una rimanenza del medioevo che si autocolloca “al di la del bene e del male”, ha ucciso o si è fatto saltare in aria. E ci scopriamo nudi. Per non cedere alla tentazione di voler comprendere li definiamo nichilisti: quando il cortocircuito omicida nasce dall’idea che ammazzare innocenti sia una richiesta dell’Onnipotente e il passpartout per la salvezza per sé. Il contrario di Necaev e dei “Demoni’’ che sillabavano: poiché Dio è morto si può fare qualsiasi cosa.

Dovremmo chiederci, poiché ci assedia un mondo in crisi, non globalizzato ma balcanizzato da identità inferocite, se non torni in luce ciò che era semplicemente sepolto, il millenarismo omicida. Il soprannaturale e la morte sono l’ultima risorsa degli umiliati, la atroce rivincita dei miserabili. Bin Laden ha capito, purtroppo, che proprio la nostra globalizzazione zeppa di parentesi e di “respingimenti”, gli offriva grandi possibilità rispetto ai tempi in cui Carlos e Abu Nidal non disponevano di link planetari.

Le Torri gemelle era il preambolo spettacolare, non ripetibile. Dopo bastava un singolo forsennato a Bruxelles per far cancellare partite di calcio, rinviare meeting, costringere alle “massime sorveglianze” che mettono in gioco tempo, piaceri e denaro. Tre cose a cui noi siamo devotissimi.

Ormai sono relegati nella Storia i rivoluzionari russi che rinunciavano a sbriciolare la carrozza zarista perché avevano scorto al fianco del granduca una donna e bambini. Gli assassini dal cuore tenero che Camus ha immortalato ne I giusti. Per il terrorista inventato da Bin Laden, per il miliziano di Hamas del sette ottobre, l’innocente non esiste, e lui nel momento in cui uccide diventa eterno.