(Andrea Zhok) – I meccanismi di schieramento a molla destra-sinistra sono da tempo una forma di patologia politica e sociale.

Sono il surrogato prossimo della capacità riflessiva.

Sono un modo per avere un’opinione senza dover fare la fatica di pensare.

E perciò, come sempre avviene per la stupidità, si tratta di qualcosa di più dannoso persino della nequizia: l’unica cosa più socialmente e politicamente dannosa della malvagità è l’ottusità.

La realtà e la storia sono sempre intersecate da molteplici ragioni, da linee di motivazione plurali.

Solo nei film c’è il bene assoluto e il male assoluto.

E riconoscere questo fatto non significa non assumersi la responsabilità di giudizi anche netti, ma significa capire che per ogni posizione che degli umani prendono collettivamente, per quanto deprecabili, ci sono ragioni, e solo valutando quelle ragioni si può tentare una qualunque soluzione.

Tappezzare di bandiere, stendardi e slogan bacheche e giornali è un sintomo di debolezza di analisi ed è sempre un contributo alla mancata risoluzione dei problemi.

Nella storia non ci sono tifosi buoni e tifosi cattivi.

Ci possono essere lotte pratiche cui si è obbligati che ci costringono a scegliere una parte nell’azione reale.

Ma anche quando sciaguratamente questo succede, è sbagliato confondere la nettezza delle scelte pratiche con la tifoseria o la demonizzazione della parte avversa.

A molto maggior ragione, per chi non è direttamente coinvolto, per chi non è obbligato dalle circostanze a schierarsi sul piano pratico, la tifoseria ideologica e la demonizzazione di una parte sono un peccato mortale, sono contributi all’imbecillimento pubblico, all’esacerbazione dei conflitti, all’incomprensione, alla distruzione.