(di Michele Serra – repubblica.it) – Capisco e condivido lo sconcerto di Federica Borrelli, figlia di Francesco Saverio Borrelli, per la decisione di incidere il nome di Silvio Berlusconi nel Famedio di Milano, che è il Pantheon dei milanesi (anche d’acquisto: tanti) che hanno dato lustro alla città.

Ma invito Federica, e noi tutti, a riflettere su un punto che è al tempo stesso sconveniente e obbligatorio: per una buona metà degli italiani Berlusconi è stato, ed è tutt’ora, una persona ammirevole e importante.

Per noi no. È stato il primo attore del degrado etico, culturale e politico della Repubblica così come la pensiamo o forse la immaginiamo.

Ma per un bel po’ di italiani e (un po’ meno) di milanesi Berlusconi è un modello, un uomo straordinario, un capo da rimpiangere, un esempio da imitare.

Non siamo un popolo con un’etica condivisa (ma esistono popoli con un’etica condivisa?). Siamo per un pezzo cittadini della Repubblica così come la disegna la Costituzione, l’altro pezzo considera le nostre regole (che ci illudiamo, sbagliando, siano le regole di tutti) solo come impicci, moralismo, scocciature, ostacoli al libero esercizio dei propri comodi.

Non è facile convivere. Ci riescono bene gli indifferenti, che sono tanti. Tutti gli altri — noi per primi — faticano, e si domandano come sia possibile che un mentitore seriale, nonché acclarato corruttore di giudici, abbia accesso al Famedio. Ma viviamo fianco a fianco con molte persone entusiaste di questa consacrazione.

E prepariamoci, cara Federica Borrelli, perché a lui saranno intitolate piazze, strade, luoghi pubblici, e non nel nome di un arbitrio assurdo: nel nome di metà, grosso modo, degli italiani.