(di Michele Serra – repubblica.it) – Adesso parte la solita tiritera sui “poteri forti”, che non si è mai capito bene chi sono e dove abitano. Sono il contrario dell’amico immaginario dei bambini, un nemico immaginario che compare all’imbrunire nelle stanzette dei poteri veri (i governi, i ministeri, i Consigli di amministrazione) per imbrogliare le carte, ricattare, boicottare.

Un moderno, lagnoso Alberto Sordi (“a me m’ha rovinato ‘a guera!”) potrebbe aggiornare la battuta: “a me m’hanno rovinato i poteri forti”, con identico effetto di un popolo eternamente in cerca di alibi. Il romanesco, per altro, in questo governo è di famiglia.
Sarebbe interessante capire in quali altri Paesi del mondo (oltre al Paese dei social, che se le beve tutte) si creda fermamente nei poteri forti, e si attribuisca a loro ogni inciampo e fallimento. Se è vero, e sembrerebbe vero, che il deficit dello Stato, dunque di tutti noi, punta nuovamente a ingrossare, con conseguente rischio di non riuscire più a finanziarlo, si tratta di prendere atto che da una quarantina d’anni una grossa parte del Paese vive al di sopra delle proprie possibilità, vuoi per assistenzialismo vuoi perché non paga le tasse; e un’altra parte tira la carretta, paga le tasse e nonostante questo vede il Welfare deperire e si sente menato per il naso. Si tratta, a ben vedere, di una forma occulta e taciuta di lotta di classe.
Il problema è che dirlo è politicamente pericoloso, perché si diventa antipatici e si perdono voti. (A dirlo, non per caso, sono stati i “governi tecnici”, che dalle urne possono prescindere). E dunque, quando i conti non quadrano, si tirano in ballo i poteri forti, così da procrastinare ancora per un annetto o due l’illusione di essere in regola, ma odiati da un nemico immaginario.
Se anche ci sono i poteri forti, sono quelli che hanno favorito mediaticamente l’esplosione della meloni, che in cambio ha gettato nella pattumiera tutte le suo proposte elettorali. Ora che ha fatto il suo sporco lavoro affossando l’economia la fanno saltare per un governo tecnico che potrà come Monti depredare alla grande il grosso risparmio e le pensioni degli italiani che hanno sempre fatto gola a lorsignori.
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E a votare la fiducia al governo tecnico sarà il solito PD
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Non mi sorprende che un Serra dichiari sarcasticamente che i cosiddetti “poteri forti” siano come l’araba fenice (che vi sia, ciascun lo dice; Dove sia, nessun lo sa), E che quando qualcuno è in difficoltà, basta evocarli, come fosse una formula magica esoterica, e subito scarica le proprie responsabilità con seguente dileggio incorporato. Mentre Serra sa bene cosa fa funzionare il mondo, quali forze ne regolano e ne reggono le sorti, quali sono gli interessi di gruppi e di Sistema che non devono essere disturbati, altrimenti il terrificante click sul computer parte e… una speculazione finanziaria si abbatte su un governo poco rispettoso degli interessi di élite nazionali e internazionali. D’altronde lui ha smesso (ammesso che abbia mai iniziato) di leggere studi e saggi sulla dinamica del capitalismo (a questo vocabolo lui inorridisce, e taccia l’interlecutore di marxismo, confuso con Urss, padre di metà delle nefandezze del ‘900). E’ tipico degli ignoranti che quando non capiscono un fenomeno dicono che non esiste beandosi della propria ignoranza. Per i tipi come Serra basta e avanza l’etica kantiana delle buone intenzioni da anime belle e… tutto il marcio strutturale (altro termine demoniaco) si volatilizza : alias “Viva i diritti civili” e… nient’altro!
L’unica cosa saggia da dire in questi giorni è che la furbacchiona al governo, dopo avere rassicurato in campagna elettorale quei poteri, denuncia inesistenti pericoli di essere dagli stessi disarcionata.
Una trovata di pura propaganda, visto che, per fare un esempio, è rientrata l’intenzione di esigere dalle banche parte degli iperprofitti accumulati grazie alle crisi. E, in generale, che gli interessi della grande famiglia di LorSignori non sono per niente intaccati, anzi!
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Tu sei forte in teoria ma una nullità in economia, detto con affetto.
Forse ambisci ad un mondo ideale fatto di moneta stampata a comando e posto pubblico di cittadinanza.
Purtroppo non funziona così e Bengodi non esiste.
Serra ha accennato alla più grossa palla al piede che ci blocca: l’evasione fiscale.
Ci aggiungerei un’endemica corruzione e il ricordo condiviso che siamo la patria di alcune delle più potenti e ricche organizzazioni criminali presenti sulla faccia dell’orbe terracqueo.
Con oltre 2.800 Miliardi di Euro di debiti hai pure il coraggio di parlare di speculazione?
Chi ti rifinanzia questa massa di debiti vorrebbe solo la garanzia che tu glielo rimborsassi a scadenza? È lecito chiederlo?
È lecito chiedere ai tuoi maggiori sottoscrittori di titoli, le banche, un contributo extra sui guadagni dopo un decennio di perdite e riforme che hanno fatto impoverire gli azionisti?
Su quali basi metti i tuoi giudizi?
Le fonti, grazie.
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X granlupomannaro
Dall’adesione all’euro – in fin dei conti è questa l’unica strada ristretta che i compagnucci di Serra hanno scelto per rendersi europei, anzi neoliberisti senza se e senza ma – previo trattato di Maastricht fino alla spending review con annesso inserimento nell’ordinamento statale dell’obbligo del pareggio di bilancio (quest’ultimo peraltro non richiesto dalle oligarchie continentali, ma l’eccesso di zelo subalterno non conosce limiti). E bada bene, senza una Costituzione Ue, naufragata in poche settimane di dibattito asfittico. Fatto è che abbiamo consegnato completamente nelle mani dei potentati economici stranieri il nostro destino. Per dirne una: paghiamo ogni anno quasi 100 mld di soli interessi sul debito. Per non dire della svendita di quel migliaio di aziende pubbliche che sono state lo scheletro del mitico boom economico degli anni ’60, che ci ha piazzati al quinto posto dei paesi a industria manifatturiera del pianeta. Tutto ciò, dopo l’89, per concludere la completa finanziarizzazione dell’economia accolta con entusiasmo dai vari D’Alema, Bersani etc., a riprova dell’abiura a qualsivoglia traccia di “colore rosso”. Salvo oggi lamentarsi dell’avvento al governo di chi mostra ancora più neoliberismo, peraltro feroce, che se li mette tutti in tasca costoro.
Mi chiedi come farebbero a fidarsi gli investitori in titoli. Semplice la risposta: più calo del welfare (già in corso), e svendita di quella parte di industria rimasta semipubblica (Eni, Enel, Ferrovie etc.). Farebbero la fila a investire in Italia. E noi a precipitare in fondo all’inferno.
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X Gae
Non ce la faccio a risentire la solita litania contro l’€uro, perché i tuoi argomenti sono viziati da pesanti inesattezze di fondo.
Negli anni 80 del secolo scorso il debito pubblico italiano è letteralmente esploso a causa del voto clientelare di scambio.
Gli esponenti del fu pentapartito ihgrossavano le file di alcuni carrozzoni pubblici in cambio del voto.
Ogni anno venivano generate perdite tra i 70 e gli 80.000 miliardi di Lire e lo Stato interveniva per ripianare le perdite.
Più aumentava il debito più cresceva l’inflazione per l’eccesso di liquidità, lo stampaggio di carta moneta ad catsum come piace a sovranari e brexitari.
Bankitalia cominciò ad aumentare i tassi per combattere l’inflazione spintasi fino al 20% con mutui che prevedevano interessi tra il 15 e il 20% annuo.
Ricordi?
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Con questa facilità manovreria, incurante delle conseguenze finanziarie, venne alimentata altresì una spaventosa corruzione che raggiunse l’apice con Italia90. Infrastrutture pubbliche arrivate a costare 3/4 volte tanto i costi inizialmente preventivati, per permettere di dividere la pesante stecca tangentizia fra politici e prenditori di Stato.
Autostrade, ferrovie, stadi, metropolitane ingrassarono pochi farabutti ma le consegue le abbiamo pagate TUTTI da allora.
Sulle privatizzazioni io dico che sono state un successo, tranne TIM , la cui spoliazione fu favorita dal governo Berlusconi con la legge sul leverage byout a favore di Tronchetto, che trasferì il gigantesco debito contratto per scalarla sulla stessa TIM con una fusione.
Ti ricordi quando il boss di Pirelli scappava dalle assemblee degli azionisti quando si presentava Beppe Grillo?
Tante altre società privatizzate sono diventate leader internazionali con l’abbandono del monopolio, penso ad Eni ed Enel allargatesi all’estero. Il Nuovo Pignone di Firenze è diventato leader mondiale nella produzione di turbine a gas dopo la sua acquisizione da parte di General Electric che le portò clienti.
Ma per i nostalgici dei buchi di bilancio è sopravvissuta per tanti anni Alitalia, che ha drenato risorse per oltre 10 miliardi di euro di spirito patriottico.
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A me sembrerebbe il contrario: in campagna elettorale la pesciara nera ha detto peste e corna dei “poteri forti”, se ne è detta indipendente e non timorosa. Poi appena al governo ha fatto di tutto per dimostrare di non essere un pericolo, per fare il fido cagnolino del padrone che abbaia, ma non morde.
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Infatti è stata, come sempre, tutta chiacchiere e distintivo!
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“si tratta di prendere atto che da una quarantina d’anni una grossa parte del Paese vive al di sopra delle proprie possibilità, vuoi per assistenzialismo vuoi perché non paga le tasse”
Ma tu pensa.
Ma non c’è una certa azienda che è stata assistita dallo stato italiano per cent’anni e poi s’è spostata in Olanda per non pagare le tasse in Italia?
Sono sicuro che c’è!
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