
(Alessandro Rovellini – today.it) – Selvaggia Lucarelli vende un corso di giornalismo a 150 euro. Tre videolezioni dove la scrittrice e polemista condenserà quanto imparato in 20 anni di attività. L’iniziativa ha alzato il solito polverone che l’accompagna qualsiasi cosa faccia. La critica di fondo è una: non è giornalista. Non ha mai dato l’esame da professionista e, la scorsa estate, si è disiscritta dall’elenco pubblicisti dell’Ordine. Inoltre, è giudice di Ballando con le stelle, intrattenimento leggero. Può insegnare giornalismo chi giornalista non è?
Io non credo sia questo il punto. Lasciamo perdere i tweet blateranti sull'”esercizio abisivo della professione”. Lei formalmente giornalista la è stata. Ci sono testate che del disprezzo totale di qualsiasi precetto deontologico ne fanno una cifra costitutiva. Eppure i loro cronisti sono regolarmente iscritti all’Ordine. Selvaggia Lucarelli, sebbene sia da molti considerata scostante, ha il merito di aver inventato un vero e proprio genere, una sorta di inchiesta-massiva che, quasi sempre, funziona. Negli anni – con talento, bravura e innegabile furbizia – ha creato intorno a sé un ecosistema massmediatico dalla rara potenza di fuoco. Non vedo pari in Italia. Perfino in termini di imitazioni e pallide copie.
Il metodo Lucarelli
Il suo procedimento funziona più o meno così: parte da una segnalazione (malasanità, sociale, errori giudiziari, bufale), anche casuale, e scava all’inverosimile. E fino a qui niente di nuovo. Questo dovrebbe essere il giornalismo d’approfondimento. Lei, tuttavia, aggiunge al lavoro tradizionale un megafono intermediale con numeri da capogiro: i podcast, le ospitate in tv, Instagram, X (ex Twitter), Facebook, i libri, la radio, i giornali con i quali collabora, gli eventi live. Lo stile poco asettico, unito a giudizi affilati e repliche piccate alle critiche, alimenta l’eco sulle altre testate (il solito titolo “Selvaggia Lucarelli vs qualsiasi cosa”). Marchio di fabbrica, poi, gli screen con nomi e cognomi di odiatori seriali.
“E se mi becca?”
Rimasi impressionato, in un evento a Milano qualche tempo fa, quando una donna, vedendola a una decina di metri, disse qualcosa del tipo “Oddio c’è la Lucarelli, e se mi becca qualcosa?”. Non so a cosa si riferisse quel “beccare”, ma si toccò convulsamente i capelli e spense il cellulare. Il senso è che Selvaggia Lucarelli si è costruita una scia di riverenza e rispetto, anche se la si pensa al suo opposto. Questo dà forza e credibilità al suo lavoro, nonostante, inevitabilmente, sia ammantato di personalismo. Il cortocircuito che lei spesso lamenta – “Non sono io contro il mondo” – è corroborato dal suo stile, frastagliato da contraddizioni (ricordo, ad esempio, una patetica arrampicata sugli specchi con una giornalista di Focus sui vaccini e la magistrale risposta del direttore Raffaele Leone).
Tuttavia, tutto è funzionale all’obbiettivo. Se il metro di giudizio è l’efficacia del “suo” giornalismo, credo che sia titolarissima a tenere corsi. Le frodi sulla beneficenza, e il modo opaco con cui si imbastiscono raccolte fondi (decine di storie torbide, compresa quella che ha coinvolto Chiara Ferragni), sono un vaso di Pandora scoperchiato da un asfissiante battage che Selvaggia Lucarelli ha avuto il merito di accendere. Ma è solo uno dei tanti temi. Non è poco. Questo, con ogni probabilità, vale ben di più di tanta retorica chiusa entro i confini accademici.
Selvaggia Lucarelli utilizza abitualmente termini come bimbominkia (mi sto vergognando per averlo qui replicato). Fino a quando non migliorerà la versatilità del proprio vocabolario, a mio umile avviso, non potrà che rimanere un’apprendista.
PS se il metro di giudizio sul lavoro di chiunque si basasse solo su quanta polvere alzano ad ogni peto/afflato.. Morgan e la Ferragni per citarne un paio a caso sarebbero potenziali premi Nobel. La Lucarelli, che le piaccia o meno, sta esattamente in quella compagnia di giro
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La sua cifra sono rabbia, violenza verbale e veleno sparsi a profusione.
L’ altra cifra, centocinquanta euro, servono a diventare ciò che lei è.
Piccoli influencer mostri prestati al giornalismo crescono, come non se ne avessimo già abbastanza.
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Bisognerebbe vedere se il corso generera’ giornalisti o incartatotani.
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“Selvaggia Lucarelli, sebbene sia da molti considerata scostante, ha il merito di aver inventato un vero e proprio genere, una sorta di inchiesta-massiva che, quasi sempre, funziona. Negli anni – con talento, bravura e innegabile furbizia – ha creato intorno a sé un ecosistema massmediatico dalla rara potenza di fuoco”. Sottoscrivo ogni parola.
Quanto al resto, si può non essere d’accordo con quel che scrive: io l’ho sempre trovato informativo e interessante. Da parte mia ho il sospetto che una donna di innegabile talento e senza alcuna paura dia parecchio fastidio. E spero che a prenderne esempio siano soprattutto aspiranti giornaliste e commentatrici.
Sul santifico patentino dell’Ordine di giornalisti e pubblicisti stendiamo un velo pietoso.
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Molti giornalai dovrebbero baciare per terra e inchinarsi quando passa Selvaggia Lucarelli. L’Ordine dei giornalai ha già dato prova di essere un’organismo inutile a tutti gli effetti.
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Ho letto qualcosa di lei. Spesso manca il “Signora mia” iniziale
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