(Giuseppe Di Maio) – Una sfilza di notissimi commentatori, Corrado Augias in testa, si chiede ancora quale sia l’obiettivo della destra al governo. Sono gli stessi che hanno blaterato di destra sociale, attenti a marcare le differenze di programma tra gli alleati Meloni, Salvini e Tajani. Ebbene, se far finta di non capire serve a riempire paginate di quotidiani che fanno propaganda ai beniamini del padrone, capire e non parlare, assistendo immoti allo scempio che una masnada di malintenzionati fa della pubblica amministrazione, delle regole democratiche, e dello spirito della Costituzione, serve solo a farci sorgere a disastro compiuto per gridare saccenti ai quattro venti: io lo sapevo. Il programma della destra è uno solo: lo stesso di ieri di oggi e di domani, di Meloni Renzi e Salvini, in Italia in Europa e in ogni dove. Non so se a voi è chiaro, a me pare cristallino: l’obiettivo della destra è accelerare il motore della disuguaglianza.

Quando sono a contatto con un pidocchio che si colloca a destra, io so con certezza che sto accanto a uno che si mette in alto nella reputazione sociale, e che farebbe carte false per conquistare questo traguardo. Anche a naso, egli sa che la sua personale lotta deve giovarsi di innumerevoli trappole disseminate sul percorso dei concorrenti, di costanti agevolazioni per se e per la categoria a cui reputa di appartenere. La giustizia classista, l’annullamento del Welfare, salari previdenza scuola e salute offerti dalla Repubblica con diritti divergenti a seconda dell’appartenenza di classe, è la società ideale a cui mira la destra. Chi si oppone a tutto questo parla chiaro: il nostro programma, la nostra carta dei principi e dei valori, vuole invertire il senso di marcia nel motore della disuguaglianza, e non facciamo alleanze organiche col nemico.

Poi la destra dà sfogo alle mistificazioni, assieme a quella che gradisce chiamarsi sinistra. Salvini firma il rdc, il PD lo boccia; ora le parti sono invertite. Il partito democratico al governo col M5S si oppone a una legge sul salario minimo, oggi lo difende come una parte centrale del suo programma. Anche il sindacato ha cambiato idea. Le telecamere inquadrano Giorgia per dritto e per rovescio, i microfoni amplificano le sue versioni: i provvedimenti di questo governo sono fatti in favore dei poveri. Ma Giorgia è un anno che non incrocia un solo vero giornalista che possa domandarle se i poveri sono contenti.

C’è un tarlo che mi affligge da un po’ di tempo: mi chiedo perché una persona onesta continua a preferire il rispetto delle regole. Forse che il suo narcisismo non sopporta l’utilizzo di un trucco per conseguire il successo? Sì, sarà di certo per questo. Ma allora anche chi fa un uso permanente di imbrogli in realtà non ha fiducia delle sue qualità e teme la sconfitta in una tenzone leale. Già! Ecco perché spesso a destra si concentrano zucche di proporzioni smisurate che ci dobbiamo sopportare a causa della loro aggressività, che ci dobbiamo sorbire per il servilismo dell’informazione. Difatti, oltre a chiedersi che cazzo dice la Schlein, bisognerà domandare a Meloni quando scende dall’aereo, all’uscita della sala di registrazione dei suoi comunicati, non appena è libera dai selfie con la figlia, che cosa ha fatto in un anno.