PIAGHE MEDIATICHE – Sull’orlo della terza guerra mondiale, terrorismo incombente, migranti uguale criminalità… Ma le persone pensano a problemi ben più concreti. E in Italia il crollo degli omicidi è evidente

(DI PINO ARLACCHI – ilfattoquotidiano.it) – I media italiani e occidentali sono diventati ormai un’industria della paura che campa vendendo una visione catastrofista della sicurezza umana.
La guerra in Ucraina viene presentata come il focolaio di una possibile terza guerra mondiale. Il terrorismo continua a venire trattato come una minaccia sempre incombente, collegata a uno scontro tra Occidente cristiano e Islam. L’immigrazione viene associata alla criminalità. La fine della Pax americana in Medioriente starebbe inaugurando un’epoca di caos ancora peggiore di quella passata. Il mondo multipolare, per giornali e televisioni nostrane, non può che essere più precario e conflittuale di quello governato dagli Stati Uniti dopo il 1945.
Minacce ben più gravi di quelle elencate vengono semplicemente ignorate, oppure sottovalutate e notate di sfuggita. Lo strapotere e l’impunità goduti dalla finanza internazionale e dalla criminalità economica, la concentrazione della ricchezza nelle mani dell’1 per cento della popolazione, l’aumento della polarizzazione tra un pugno di nazioni ricche che badano a se stesse fregandosene del resto del pianeta in tempi di crisi ed epidemie (vedi Covid), sono solo alcuni esempi.
L’ Apocalisse dei media viene smentita dai dati e dalle analisi prodotte dal mondo dell’Università, degli istituti di statistica, delle Fondazioni e degli esperti indipendenti dai finanziamenti pubblici e privati interessati a promuovere l’idea del caos globale.
Iniziamo dall’Ucraina. Perché lo scontro tra la Nato e la Russia si trasformi in una conflagrazione planetaria occorre che il mondo si divida in due campi. È un peccato che il 90% dei Paesi abbia rifiutato di schierarsi contro la Russia, inviare aiuti militari all’Ucraina e imporre sanzioni contro Mosca. Non è in atto alcuna corsa agli armamenti su scala globale. La maggioranza dei Paesi – secondo il Global Peace Index 2023 – sta continuando a ridurre spesa per armamenti e personale militare. La pace mondiale non è a rischio perché le priorità della stragrande maggioranza delle nazioni restano quelle di sempre: salute, istruzione, sviluppo, infrastrutture.
C’è poi il dato, praticamente nascosto al largo pubblico, del declino netto e costante del terrorismo interno e internazionale.
Dopo la fiammata in Francia e Belgio del 2015, quello di matrice islamica è di fatto scomparso dall’Europa – 2 attentati nel 2022 – ed è in crollo nel resto del mondo. Secondo il Global Terrorism Index 2023 gli attacchi suicidi hanno prodotto 1.947 vittime nel 2016 contro 8 nel 2022.
La regione di più intenso regresso del terrorismo è il Medioriente. Dal declino della guerra civile in Siria cominciato nel 2015, all’inizio del ritiro, sotto Trump, delle truppe Usa in Iraq e Afghanistan concluso da Biden nell’agosto 2021 – i dati mostrano una riduzione tra il 70 e il 90% degli attentati terroristici nella regione. Nonché una enorme contrazione del numero delle vittime di ogni tipo di conflitto: l’esatto contrario del disastro previsto da chi credeva in un Medioriente tenuto insieme dalla Pax americana.
Il Global Terrorism Index ci informa che in Afghanistan, un anno dopo la presa del potere da parte dei Talebani, gli attentati si sono ridotti del 75%. Contemporaneamente, il nuovo governo ha rinnovato il bando della produzione di oppio emanato nel 2000 sotto la spinta del programma antidroga dell’Onu diretto da ci vi parla. Il bando fu applicato fino a quasi ad azzerare la coltivazione illecita nell’anno successivo. L’editto era stato lasciato cadere dopo l’invasione americana dell’ottobre 2001, e la produzione di oppio e di eroina era di nuovo esplosa. Il ripristino della proibizione ha determinato una caduta della produzione dell’80%, registrata dai satelliti nel giugno di quest’anno.
Solo il 12% degli attentati terroristici mondiali si verificano oggi nel Nord Africa e in Medioriente, contro il 57% nel 2016.
L’epicentro del terrorismo si è spostato dal Medioriente al Sahel, dove la crescita degli attentati e dei colpi di Stato è legata anche al risentimento contro le politiche neo-coloniali praticate in loco dalla Francia.
Anche la violenza al minuto, quella degli omicidi e delle stragi, continua a diminuire. Dal 2008 al 2023 il tasso mondiale di omicidi è sceso del 17,1%, dal 7,6 al 6,3 per 100 mila abitanti. 104 Paesi hanno visto declinare nel 2023 il numero degli omicidi contro 42 che hanno sofferto una crescita. Ma per i media sono esistiti solo questi ultimi, come se il pianeta consistesse solo del Messico o dell’Ecuador.
Anche in Europa e in Italia la criminalità di ogni genere è in costante diminuzione.
Il crollo degli omicidi in Italia è stato spettacolare: dal 1991 al 2022 sono scesi dell’84%, 1916 contro 309. Negli anni ‘70 la media era di 1.600-1.700 morti all’ anno tra guerre di mafia e di malavita, rapine cruente, aggressività letale per i più svariati motivi.
Il Paese si è incivilito. E non è sotto assedio da parte di nessuno.
Il tasso di omicidi italiano è il più basso di tutto l’Occidente. È inferiore perfino a quello del Giappone, il Paese tradizionalmente più pacifico. Nel 2022 in Italia ci sono stati, in percentuale, la metà degli omicidi accaduti nel Regno Unito: 0,6 contro 1,2 per 100 mila abitanti. A Roma nel 2022 gli omicidi hanno raggiunto quota 29. Un numero molto piccolo rispetto ai 100 di Parigi o ai 179 di Bruxelles, una città di soli 1,2 milioni di abitanti. Il numero di omicidi per ogni 100 mila abitanti è in Germania dello 0,9 e in Francia dell’1,4.
L’ultima indagine del ministero dell’Interno sulla percezione della sicurezza è di quest’anno. I suoi risultati confermano quanto detto finora, e smentiscono le grida di Salvini, Meloni e compagni sugli immigrati come causa principale della criminalità. Il disagio sociale viene indicato come prima motivazione (16,6%), immediatamente seguito dalla difficile situazione economica (15,8%). Seguono le percentuali di cittadini che imputano la diffusione dei crimini alle pene poco severe/scarcerazioni facili (11,9%), alla mancanza di una cultura della legalità (11,5%) e al potere delle organizzazioni criminali (11,2%).
Il 9% del campione denuncia un’insufficiente presenza delle istituzioni dello Stato, il 5,3% le poche risorse a disposizione delle Forze dell’ordine e solo all’ultimo posto troviamo l’eccessiva presenza di immigrati (4,7%).
Cosa fare per arginare la diffusione dell’illegalità? Per il 16,9% dei cittadini è necessario incrementare l’occupazione e solo l’8% risolverebbe il problema limitando l’accesso degli immigrati nel Paese.
Il 61,5% dei cittadini afferma di vivere in una città/località che giudica sicura, contro il 47,5% del 2019.