(Dott. Paolo Caruso) – Il flusso di disperati che come marea montante dall’Africa sale verso le coste italiane investendo a pari di uno tsunami dapprima l’isola di Lampedusa rappresenta la vergogna dell’umanità, uno schiaffo agli organismi internazionali, un conto salato per l’Europa che sarà costretta a pagare anni e anni di politica di sfruttamento dei Paesi africani. Così questi “carichi residuali” della navigazione clandestina come li ha definiti nel novembre 2022 il Ministro degli Interni Piantedosi, stanno mettendo in ginocchio l’isola di Lampedusa, questa meravigliosa isola, perla del turismo mediterraneo, ricca di tanta umanità e altrettanta pazienza, e nello stesso tempo in serio imbarazzo la Premier Meloni. Questa fiumana di disgraziati segnati dal neocolonialismo economico finanziario delle multinazionali in combutta con dittatori spesso sanguinari lasciano i loro paesi d’origine in preda alle guerre, alla fame, alle persecuzioni e affrontano maledettamente i rischi del mare. Pretendere che queste persone non partino dai loro calvari, come auspicato più volte dal Ministro Piantedosi, è solamente cinico e imbarazzante, privo di qualsiasi sensibilità. Addirittura il vice Premier Matteo Salvini, il ” Cazzaro Verde” della politica italiana, ipotizza l’uso della Marina Militare nel canale di Sicilia, la chiusura dei porti come auspicato più volte in campagna elettorale dalla stessa Meloni e accusa scriteriatamente Francia e Germania di essere promotrici tramite le Ong del traffico di migranti e di un vero voltafaccia ai danni dell’Italia. Uno sproloquio dal palco di Pontida che infiamma sempre più le masse leghiste in cerca del nuovo “Untore”. Con amaro realismo bisogna riconoscere però che l’Europa sul fenomeno migratorio è totalmente inesistente, così come lo è per altre questioni che rivestono una valenza politica (la guerra in Ucraina). Questa Europa è ben lontana da quella pensata dagli europeisti, dai Padri fondatori che l’hanno pensata con l’obiettivo di concretizzare una vera unità politica europea. Purtroppo però questo obiettivo è risultato essere solo un’utopia. Prevalgono come in questo caso nazionalismi e territorialità dei confini, mentre il resto è solo politica finanziaria. Contare sull’aiuto della UE poi in piena campagna elettorale è da escludere mentre è altrettanto poco credibile contare sui vari governanti dei Paesi interessati dai flussi migratori aldilà delle coste siciliane, infatti il traffico di esseri umani va avanti e mantiene floridi arricchimenti. La situazione oggi risulta ancora più complicata per i prossimi arrivi via via sempre più numerosi dopo le tragedie del  Marocco e della Libia. Il governo italiano nonostante vane promesse da campagna elettorale non è in grado da solo e senza una politica europea sull’immigrazione di far fronte a tale emergenza umanitaria. Ma dov’è l’Europa? Sicuramente non a Lampedusa in quella breve passerella della sua Presidente, Ursula von der Leyen, in compagnia della signora Giorgia che per l’occasione ci ha messo la faccia, una delle sue molteplici facce politiche. Solo fumo negli occhi degli Italiani e soprattutto in quelli dei lampedusani costretti a subire anche in termini economici e di sicurezza l’impatto dei flussi migratori. Una passerella quella della Meloni e della Von der Leyen nel dare da alleate voce al nulla se non al dirompente nazionalismo europeo. A nulla servirà la nuova stretta sui migranti da parte del governo italiano senza un concreto supporto delle Istituzioni europee e una riforma del sistema di Dublino che  rappresenta il nodo cruciale della politica migratoria della UE delle prossime elezioni del 2024. La questione dei migranti in tutta la sua drammaticità sarà il banco di prova della tenuta delle Istituzioni europee e nello stesso tempo della capacità di un eventuale governo delle destre nazionaliste e xenofobe. L’esodo biblico ormai inarrestabile, la guerra in Ucraina che non ci vede credibili mediatori di pace dovranno dare una sferzata a questa Europa rivoltata su se stessa e in perenne stato confusionale, superando l’idea di una UE basata esclusivamente su politiche finanziarie economiche e produttive.