L’ACCADUTO NELLA CARTELLA MEDICA DEL BOSS – Il ritorno. Entrato e uscito nel giro di poche ore

(DI ANTONIO MASSARI – ilfattoquotidiano.it) – “Matteo Messina Denaro nei giorni scorsi è stato indotto in coma farmacologico per qualche ora. Forse meno. Poi è stato riportato a uno stato di coscienza”. A rivelarlo al Fatto Quotidiano è una fonte che preferisce restare anonima. Ma aggiunge due dettagli che possono essere verificati soltanto da chi – come è potuto accadere alla nostra fonte – può accedere agli atti ospedalieri. C’è una cartella medica – spiega – che lo testimonia. È quella che attesta la terapia che ha riportato il boss di Castel Vetrano a uno stato di lucidità. Il punto è che non sarebbe stato espressamente menzionato il coma farmacologico in cui versava. La cartella medica, predisposta dal medico che ha deciso di “risvegliarlo”, è stata però scritta in modo tale che l’esistenza del precedente coma farmacologico, almeno per gli addetti ai lavori, possa essere facilmente ricostruibile dalla terapia utilizzata. “Un esperto” ci dice la fonte “lo capisce senza alcun problema”.

Il secondo dettaglio è che l’episodio s’è realizzato quando Messina Denaro, formalmente, era ancora in carico al reparto di oncologia ma, contestualmente, veniva curato anche dal reparto della terapia del dolore.

Che Messina Denaro avesse trascorso un periodo in coma farmaceutico l’abbiamo scritto 24 ore fa, riportando la notizia come un’indiscrezione, senza ricevere finora alcuna smentita. Ieri abbiamo chiesto chiarimenti al primario della terapia del dolore dell’ospedale di L’Aquila, il professor Franco Marinangeli. La domanda è semplice: perché è stata presa, sebbene per poco tempo, la decisione di indurre Messina Denaro in coma farmacologico? Gli abbiamo inviato un messaggio con la domanda alle 19:17, specificando che avevamo bisogno di una risposta entro le 20:30, ma sebbene il testo abbia una doppia spunta e il professore fosse online, nonostante l’abbia letto, ha preferito non risponderci. Nessuna smentita quindi. Fino a prova contraria la vicenda è confermata e non si tratta di una notizia di poco conto.

Una premessa è necessaria: nessuno dubita della professionalità dei medici e degli infermieri che stanno curando Messina Denaro, con terapie oncologiche fino a pochi giorni fa, e terapia del dolore in queste ultime ore. Siamo certi che tutti stiano rispettando i protocolli e agendo secondo scienza e coscienza. È altrettanto certo, infine, che Messina Denaro abbia il diritto inviolabile di essere curato al meglio, tanto più nella sua condizione di malato terminale.

È però quantomeno curioso – considerato che non abbiamo ricevuto finora alcuna smentita – che sia entrato e uscito nell’arco di poche ore da un coma farmacologico indotto. Peraltro il boss è sorvegliato a vista. Ed è tuttora sotto processo. È l’uomo che conosce i misteri più indicibili del nostro paese. È ipotizzabile che neanche una delle sue parole sfugga, anche in queste ore, agli inquirenti e alla polizia giudiziaria. E qui la vicenda clinica transita in quella giudiziaria: il coma farmacologico spegnerebbe la sua voce per sempre. Una forte terapia del dolore, invece, lo lascerebbe ancora lucido, sebbene fortemente stordito, e qualche parola di troppo potrebbe, in teoria, ancora sfuggirgli. Ma queste sono conseguenze giudiziarie che, come ovvio, nulla hanno a che vedere con le scelte mediche. Sarebbe interessante capire, infatti, cosa sia accaduto in questi giorni. Dev’esserci stato un motivo, infatti, se qualcuno ha deciso di indurlo in coma farmacologico. E deve essercene stato un altro che ha spinto alla marcia indietro immediatamente successiva. Una scelta presa, peraltro, non nel reparto di terapia del dolore, ma in quello di oncologia, diretto dal professor Luciano Mutti, dove Messina Denaro è stato in cura fino a pochi giorni per il suo tumore al colon. Siamo senza dubbio dinanzi a una diversa interpretazione delle condizioni di salute del boss. A una diversa interpretazione della sua possibilità di vivere con dignità, posto che ormai ogni terapia è impossibile e la cura è stata sospesa, il dolore che la malattia gli sta riversando. Ma come è possibile che a un piano di distanza, nella stessa struttura, due medici inquadrino la situazione in modo radicalmente opposto e in tempi così rapidi? E come mai questa soluzione – per quanto risulta al Fatto – mentre scriviamo non è più stata ripristinata? Il coma farmacologico viene indotto in base a un preciso protocollo e con determinati farmaci. Il Fatto non è in possesso della prova documentale della vicenda. Un testimone ci racconta che una cartella medica dimostra l’utilizzo di una terapia per riportare Messina Denaro a uno stato di coscienza. Chiediamo alla nostra fonte: c’è un documento che dimostra l’induzione al coma farmacologico? Risposta: non lo so. Finora c’è soltanto un fatto certo. C’è un testimone che racconta, indicando fonti di prova documentali, che Messina Denaro in poche ore è entrato e uscito dal coma farmacologico. E finora nessuno l’ha smentito. Fermo restando che entrambi i medici hanno senza dubbio agito con la massima professionalità, attenendosi ai protocolli previsti e rispettando scienza e coscienza, trattandosi di una vicenda che riguarda Messina Denaro, è importante sapere che, nel giro di qualche ora, sia passato in uno stato d’incoscienza e poi riportato indietro.