
(ANSA) – PECHINO, 14 SET – La Cina ha presentato, in vista dell’Assemblea generale dell’Onu di fine mese, la ‘Proposta della Repubblica popolare cinese sulla riforma e lo sviluppo della governance globale’, la piattaforma per definire un nuovo ordine mondiale alternativo all’attuale modello occidentale a guida Usa. Negli ultimi dieci anni, il concetto di comunità con un futuro condiviso per l’umanità è passato “dall’idea all’azione e dalla visione alla realtà”, si legge nel testo diffuso dal ministero degli Esteri.
La Cina invita “la comunità internazionale ad agire secondo un vero multilateralismo, a sostenere l’Onu nel ruolo centrale degli affari internazionali e a sviluppare e migliorare ulteriormente il sistema di governance globale”. Secondo il piano, la Global Security Initiative (Gsi) sostiene “un impegno verso una visione di sicurezza comune, globale, cooperativa e sostenibile e un impegno a risolvere pacificamente le differenze e le controversie tra i Paesi attraverso il dialogo e la consultazione”.
Ad esempio, la Cina “sostiene con decisione una soluzione politica della crisi ucraina”: la via da seguire è il rispetto reciproco, l’abbandono della mentalità da guerra fredda, la fine del confronto nei campi e la costruzione di “un’architettura di sicurezza europea equilibrata, efficace e sostenibile”.
La Global Security Initiative è uno dei tre pilastri strategici del presidente Xi Jinping, a cui si aggiunge la Global Development Initiative (Gdi) che ha come obiettivo “gli sforzi internazionali per consolidare ed espandere il consenso sullo sviluppo e per mantenerlo al centro dell’agenda globale”. In questo contesto, la Belt and Road Initiative (Bri), la Nuova Via della Seta di cui ricorre quest’anno il decennale, è un modello di interconnessione e investimenti.
Infine, la Global Civilization Initiative per promuovere scambi e apprendimento reciproco tra le civiltà: è un modo per rafforzare la comprensione reciproca e l’amicizia tra le persone di tutti i Paesi. Invitando al rispetto della diversità, la proposta sollecita “i principi di uguaglianza, apprendimento reciproco, dialogo e inclusività tra le civiltà”, accantonando i “sentimenti di superiorità”.
A proposito di melanzane e intellettualità, carenti rispettivamente nella Parmigiana e negli Orientali…
Il lungo viaggio dall’India al Bharat
Date: 14 Settembre 2023Author: ilsimplicissimus
Non siete mai stati nel Bharat? Probabilmente no e soprattutto la quasi totalità delle persone non sa dove sia. E’ pur vero che se si adottasse un alante muto, ovvero senza scritte e indicazioni, come quelli che venivano usati un tempo lontano alle scuole medie, vedremmo fior di plurilaureati col sistema Bologna, ovvero col sistema americano, che non saprebbero indicare dov’è l’Ucraina e probabilmente nemmeno l’Italia, ma il Bharat è un Paese molto grande ed è soprattutto una delle due nazioni più popolate della terra: da sola fa un sesto dell’ecumene umano, ha molti più abitanti dell’Europa e del Nord America messi insieme e dunque non sapere dove sia potrebbe essere imbarazzante anche per tempi come i nostri le cui coordinate sono più rozze di qualsiasi pazzo atlante mai prodotto, Inoltre il Bharat ha una delle più antiche culture umane e produce luoghi e pensieri affascinanti.
Forse il fatto che non ne sappiamo nulla è che questo intricato ed enorme Paese lo conosciamo col suo nome occidentale. ovvero India e probabilmente non ci sarebbe nulla di male perché si tratta di un nome antico che circola dai tempi di Alessandro Magno il quale indicava la regione del fiume Indo ( in persiano Hendu e in sanscrito Sindhu) ma che col tempo è diventato sinonimo di Asia, anche se Marco Polo aveva dato notizia di un altro grande impero con una cultura affatto diversa e con abitanti dai tratti non caucasici ( gli indiani del Nord sono scuri di pelle, ma tuttavia appartengono al nostre stesso aggrovigliato Etnos). Disgraziatamente il termine è anche quello usato durante la dominazione coloniale inglese che ha fatto direttamente o indirettamente milioni di morti e ha palesemente dimostrato come una cultura rozza e approssimativa possa avere la meglio su una molto più raffinata. Almeno per un certo periodo di tempo.
Capisco che a questo punto i lettori siano disorientati da questa lezioncina che appare inutile. Ma non lo è affatto perché l’evento di cui parliamo è che al G20 per la prima volta in assoluto nella storia, l’India ha cessato di esistere e si è presentata col suo nome originale di Bharat. Probabilmente agli italiani così avidi di parlare a proposito e sproposito nella lingua del padrone e sono sempre ad esercitarsi in inglesing, mentre fanno running, jogging, shopping, scoping, gaming, driving, counseling e quant’altro che riempirebbe dieci pagine, cercando di dominare tutta questa soverchiante fantasia linguistica [questo inciso sembra scritto apposta per il nostro linguaiolo scatenato @Carlgen, ndr.], parrà strano e inconcepibile che il cambio di nome sia una delle più potenti mosse di decolonizzazione che segna un mondo orientale in ascesa e un “sud globale” che si sta finalmente risvegliando in massa per ripudiare i legami con l’Occidente, sia fisici, psicologici e spirituali, che lo hanno incatenato per così tanto tempo. Nel 2014, il famoso yogi Sadhguru ha spiegato perfettamente l’importanza di adottare il nome autoctono rispetto a quello impostogli dai colonizzatori: “Quando qualcuno ti conquista, la prima cosa che farà sarà cambiarti nome. Questa è la tecnica del dominio, la tecnica della schiavitù”.
Ci sono alcuni che non riuscendo ad uscire dai sentieri della banalità occidentale e del suo vacuo bon ton, credono che il nuovo cambiamento di atteggiamento sia un cambiamento pericoloso nel movimento nazionalista indù e potrebbe innescare repressioni contro le minoranze etniche. Ma questo non capita solo in India comprende un movimento più ampio di liberazione di persone in tutto il mondo, che finalmente testimoniano la caduta dell’Occidente e che non hanno più paura di abbracciare le proprie realtà storiche, prendendo il controllo delle proprie azioni e del proprio destino. Per esempio la Turchia ha cambiato il suo nome in Türkiye dopo che per un secolo era solo un “tacchino” per gli imperialisti di Washington. E d’altra parte chi vede con sospetto questo cambiamento è spesso anche chi si adonta se viene usata una parola russa e non del dialetto ucraino e sta attentissimo a non scrivere Kiev, ma Kyïv. Che dire, fucking yourselfing che sarebbe perfetto.
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Gentile Cat,
Sai che sono sempre disponibile to joking with u.
Però memore dei nostri dissing iniziali,[ricordi quel casino (un annetto fa)riguardo la recentemente scomparsa signora Lombroso(Rip)],gradirei che tu non mettessi il @ Carlgen all’interno dell’articolo.
Così facendo mi costringi a leggere più di 2 frasi dell’articolo,mentre di solito mi fermo molto prima.
Sempre rispettoso del lavoro di approfondimento altrui,credo che il livello sia troppo alto for me…I prefer 1000 volte essere coinvolto con la pizza all’ananas di Guenon.
Sadhguru,persona molto clever e Very deep,che ha really understood,la baghavad Gita e molto altro,tiene una giornata (1ottobre)di incontro e meditazione al filaforum di Assago(capienza diverse migliaia di persone)alla modica cifra di 125 euro a cranio.
Uno spirituale molto americano direi…
▶️Fallo sapere all’illustre e sveglio(🤦🏻♂️🤦🏻♂️)articolista che ha citato il guru sbagliato per la sua battaglia occidentalista e linguistica.◀️
Si vede che anche lui deve aver iniziato,da poco,ad andare all’oratorio senza che lo accompagni il nonno.🤭All’inizio è molto difficile,mandagli un incoraggiamento da parte mia.
Non aver paura di dirglielo: tu che mastichi Guenon sei spiritualmente più evoluto,Believe to Carlgen,Trust me.
Ssdhguru,Very good indeed,ma per arrivare ai livelli di Osho,e dico Osho quello vero,ne deve mangiare di biada.
Per arrivare ai livelli dei miei Krishnamurti e Nisargadatta…beh ci vediamo fra 2 vite… per Guenon invece una sola.
🤭🤭🤭
Se ti capita di andare a vedere sadhguru, fammi sapere.Saresti a 5 km in linea d’aria da me.Così ci possiamo bere finalmente un coffee,just 5 minutes.
Goodbye
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“[ricordi quel casino (un annetto fa)riguardo la recentemente scomparsa signora Lombroso(Rip)]”.
Sì, io mi ricordo benissimo, non credo altrettanto per te: Anna è morta il 23/6/2023! Per dire…
Già te lo dissi, Krishnamurti dà la dimensione della tua (angusta) visione del sacro: “Il Teosofismo, storia di una pseudo religione” e ti renderai conto dei retroscena dell’ambiente dove è cresciuto, formato indelebilmente e infine, bisogna riconoscerlo, con uno scatto di reni, scappato per sfinimento, il tuo idolo.
A me non capita affatto di andare a vedere sadhguru, quello che mi importa è sapere che qualcuno, guru sbagliato o meno che sia, ha detto una cosa giustissima. Poteva anche essere stato Lino Banfi, non per questo mi incamminerei in pellegrinaggio verso la Puglia.
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Capisci l’italiano (cit)
La signora è scomparsa recentemente….mentre lo sxazzo è di un anno fa.
Riguardo K.
Certamente che è cresciuto in un ambientaccio…che ha lasciato in seguito scappando a gambe levate.
San Francesco è cresciuto tra le putt..(ops uso un linguaggio più politically correct se no qualcuno/a si risente come avvenuto qualche settimana fa)…dicevo è cresciuto tra donne di facili costumi.
Il Buddha era nobile e ricco sfondato…poi?
A stasera per eventuali altri chiarimenti.
👋😁
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So leggere benissimo, ma capisci che se tu scrivi “riguardo”, lo sc4zzo non può essere di un anno fa?
Circa K., immaginavo obiezioni scontate di questo tipo. Non per niente ho scritto “formato indelebilmente”: molto più facile liberarsi di un ambiente di putt4ne, visto che S. Francesco difficilmente poteva correre il rischio di diventare tale, o dei soldi, tutte condizioni affatto esteriori, che della convinzione di essere il nuovo Messia.
In una recensione di un libro di un entusiasta apologeta del “Messia Alcyone”, G. scriveva:
L’Instructeur du Monde, Krishnamurti
(L’Istruttore del Mondo, Krishnamurti), di Ludowic Réhault (Éd. “Les Tables d’Harmonie”, Nizza).
Questo libro è senza dubbio il solo ove un teosofista abbia osato esporre con tutta franchezza, senza cercare di dissimulare o di “conciliare” alcunché, la controversia sorta fra Krishnamurti ed i dirigenti della Società Teosofica; esso è sicuramente pesante per costoro, il cui ruolo appare chiaramente costituito da una ambiguità inaudita; perciò, sotto questo aspetto, è un documento degno del più grande interesse. In merito all’ammirazione dell’autore per Krishnamurti ed al fatto che lui creda si tratti realmente dell’“Istruttore del Mondo” (senza d’altronde che si riesca a capire esattamente cosa debba intendersi con tale espressione), ci si trova di fronte ad un’altra questione, sulla quale dobbiamo esprimere le più ampie riserve. Krishnamurti ha spezzato il giogo che gli si voleva imporre e ha fatto sicuramente bene, riconosciamo molto volentieri che per riuscirci gli è occorso un certo coraggio ed una forza di carattere ai quali non si può che rendere omaggio; ma tutto ciò non serve a provare che egli abbia da svolgere una “missione” straordinaria, quantunque diversa da quella a cui lo avevano destinato i suoi educatori. Che egli abbia orrore delle “società” e delle “cerimonie” va ancora bene, ma da qui a presentarsi come avversario di ogni religione ed a ripudiare anche ogni iniziazione, vi è un abisso; certo bisogna dire, ed è questa la sua scusante, che egli non ha conosciuto che delle tristi contraffazioni: la Chiesa Cattolica Liberale, la Co-Massoneria, la Scuola Esotetica teosofista; ma se egli fosse realmente ciò che si dice, saprebbe che ciò che merita veramente di chiamarsi religione e iniziazione è tutt’altra cosa; in effetti egli sembra non avere idea alcuna di ciò che costituisce l’essenza di tutte le tradizioni… Che “istruttore” è costui che, per ammissione propria e dei suoi sostenitori, non insegna niente e non ha niente da insegnare? Egli si astiene espressamente dall’avere una dottrina, ma allora, perché ne parla? Tutto si riduce insomma a delle formule estremamente vaghe e pericolose in quanto tali; ognuno può trovarvi all’incirca ciò che vuole, ma coloro a cui non bastano solo le parole non potrebbero accontentarsi. A questo proposito, segnaliamo un fatto curioso: nelle “Sutra” buddhiste, nei Vangeli e nelle epistole di San Paolo, con un po’ di buona volontà, si riesce a trovare ciò che sembra accordarsi con le dichiarazioni di Krishnamurti; ma allorché ci si imbatte in qualcosa che le contraddice apertamente ci si affretta ad affermare che si tratta di “interpolazioni”; un tale procedimento, degno degli esegeti modernisti, è veramente fin troppo comodo! Infine, diciamolo chiaramente, se Krishnamurti fosse realmente un “liberato”, vale a dire se egli fosse un jîvan-mukta nel vero senso del termine (anche senza dover assolvere per di più alla funzione di jagad-guru), non si identificherebbe affatto con la “vita” (anche con la maiuscola), ma si troverebbe al di là di essa, così come al di là di ogni altra condizione limitativa dell’esistenza contingente; questa sorta di immanentismo “vitale” che si accorda così bene con le tendenze caratteristiche del mondo moderno (e senza questo, come si spiegherebbe il successo di Krishnamurti?), in questo caso, è veramente la cosa giusta per l’uomo giusto… Quando Krishnamurti parla di “coloro che diventeranno la Fiaccola”, chi è che si sente in grado di spiegare tutto quello che può evocare questa strana espressione? … Krishnamurti, nel corso della sua vita, ha tenuto almeno una volta un comportamento decisamente apprezzabile, allorché, per affermare la sua indipendenza, si pronunciò per lo scioglimento dell’“Ordine della Stella”; per sottrarsi all’iniziativa dei suoi “educatori” gli è occorsa sicuramente una grande forza di carattere; ma, a parte questa considerazione del tutto “personale”, cosa rappresenta egli esattamente e cosa ritiene di poter offrire? È molto difficile dirlo in presenza di un “insegnamento che non è tale e che è qualcosa del tutto negativo”, ancora più vago e sfuggente dell’inafferrabile filosofia di Bergson, con la quale ha, d’altronde, qualche rassomiglianza per la sua esaltazione della “vita”. Senza dubbio, ci si potrà far notare che Krishnamurti non può esprimere con le parole lo stato al quale è pervenuto e siamo disposti ad
ammetterlo, ma non si può certo arrivare fino al punto da assicurare che tale stato corrisponde veramente alla “Liberazione”, nel senso indù del termine; ciò sarebbe eccessivo ed anche inconciliabile con un simile attaccamento alla “vita”. Se così fosse, lo si comprenderebbe comunque, nonostante le formulazioni più imperfette e più inadeguate, ed il tutto lascerebbe ben altro che una assai penosa impressione di inconsistenza, di vuoto e, diciamolo pure, di niente
E in una epistola a V. Lovinescu (mica bau, bau, micio, micio…):
…Quanto a Krishnamurti, da piuttosto l’impressione di non essere che una sorta di strumento incosciente; sicuramente lo deve essere stato, agli inizi, nelle mani di Annie Bésant e di Leadbeater; il modo in cui è sfuggito loro è, forse, quel che c’è stato di più simpatico da parte sua; ma, allorché si vede la natura dei suoi insegnamenti o il loro carattere “dissolvente”, è il caso di domandarsi se non ci si serva ancora di lui per svolgere un ruolo un po’ differente da quello che gli era stato affidato in primo luogo e può darsi più conforme alle sue tendenze personali, ma che nondimeno concorre al medesimo scopo…
A ognuno le proprie “libbere” scelte!
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Porca uacca che super copia incolla.
Leggendo alla svelta,alcune osservazioni sono condivisibili,altre meno,altre del tutto nuove.Missione? Si è dichiarato liberato?Chi? Se è liberato non può essere ancora K,ma qualcosa di diverso.
Insomma conferma il fatto che G….da alcune domande che si pone …si dimostra ottimo,in altre proprio deludente.
A me queste cose ricordano sempre la favola della volpe e l’uva.
Quanta gente ha fatto carriera e acquisito visibilità attaccando chi si sedeva,senza volerlo,ma con merito senza essere parente della Meloni,più in alto di altri.
Ma dimmi,chi di veramente importante,ha mai criticato Guenon…o perlomeno se lo è mai cag@to?
Ma lasciamo da parte anche questa piccola polemica.
Esiste un momento della vita,in cui il bambino dopo essere andato all oratorio con le proprie gambine, si siede e incomincia a fare 2+2 da solo senza chiedere conferma o approvazione alla mamma,magari all’inizio sbagliando.
C’è chi ha bisogno delle spiegazioni del Papa,di don Matteo o di Fra Cristoforo… e chi prende in mano il Vangelo e se lo legge/studia da solo…magari sbagliando,ma senza interferenze esterne.
Io faccio parte della seconda categoria,se tu fai parte della prima buon per te.
Con K, io ho fatto così.
Ma poi mi sono sempre chiesto,ma se il G ha trovato il sacro gral della Liberazione che bisogno ha di andare a criticare gli altri…e lo ha fatto con molti,se non sbaglio…anzi ci ha passato un intera esistenza?
Dovrebbe essere in pace con se stesso,o no?
A me sembra che abbia contaminato molti seguaci.🤭
Ps: se ti limitassi a 5 righe massimo di “riportato” la discussione potrebbe essere più pregnante e meno dispersiva…a meno che tu voglia proprio questo,nel caso sarebbe una delle tante “tattiche” vetuste da venditore porta a porta della Folletto.
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“Ma dimmi,chi di veramente importante,ha mai criticato Guenon…o perlomeno se lo è mai cag@to?”.
Posso: BUUUUHAHAHAHAH!
Con questo dimostri di non avere la benché menoma idea di cosa sia l’ambiente iniziatico, né degli attacchi che G. ha subito per tutta la vita, da parte dei cosiddetti “importanti”, che sono ben diversa cosa da quello che tu credi siano.
Insomma, tecnicamente in materia sei un, absit iniuria verbis, profano ignorante.
Nonstante tutto pensavo ci fosse un contatto su un terreno comune, ma mi devo ricredere: tempo perso. Non faccio nessuna pomessa, ma farò di tutto per non scendere più con te in questo particolare agone. E qui non passo e chiudo.
Buona serata.
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Ah sì?
Non mi vengono più pubblicati i commenti?
Vediamo come va a finire.
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Oh, cosa sarà mai questo multilateismo ?! Cara Ansa non vi sono più le mezze stagioni .
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Bene sta facendo Modi.
Giorgia dovrebbe seguire il suo esempio e ripristinare i fasti dell’ Impero, tornando al latino.
I greci dovrebbero riabilitare Zeus e tutti gli Dei dell’ Olimpo, gli svedesi tornare alla venerazione di Odino, Thor, e morire per il Valhalla.
Erdogan (che è già sulla buona strada) dovrebbe istituire un redivivo sultanato ottomano e mettere a ferro ed a fuoco l’Egeo, e gli iracheni ricostruire le mura di Babilonia.
E poi, tutti insieme, andarsene affancubo.
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