
(di Giulio Cavalli – lanotiziagiornale.it) – Matteo Renzi insiste a non capire. Nella sua newsletter settimanale il padrone di Italia Viva torna a bastonare il Partito Democratico per la sua intenzione di appoggiare il Referendum sul Jobs Act promosso dalla Cgil: “È una legge che il Pd ha votato”, scrive Renzi nell’articolo linkato de Il Riformista scritto dal Renzi giornalista e direttore che aveva promesso di non diventare il bollettino dell’altro Renzi, il politico. “Una legge voluta da un ministro del Pd, presentata nei circoli del Pd, difesa dagli amministratori del Pd diventa oggi una legge contro cui si fa un referendum organizzato dal Pd. Non è fantastico?”, s’indigna il senatore fiorentino.
In realtà di “fantastico” al limite del magico c’è l’ostinazione di Renzi nel fingere di non capire o, peggio, nel credere che qui fuori gli elettori siano un branco di scemi che brancolano nel buio. Qualcuno dovrebbe spiegare, magari con un disegnino, al senatore di Rignano che nei partiti democratici non solo nel nome ma anche nel funzionamento esiste una pratica che gli potrà apparire barbara: l’elezione della segreteria. Accade quindi, qualche suo amico glielo insegni, che con il cambio di un segretario inevitabilmente cambi anche l’indirizzo politico.
Quindi sì, si cambia idea. Esattamente come è accaduto a lui circa un milione di volte nella sua carriera politica, con la differenza che nel caso dei dem si tratta di processo democratico e non narcisismo. Quindi, caro Matteo, il Pd non vota “contro sé stesso” ma vota “contro te stesso”. Anche se ti può sembrare incredibile, con il senso di realtà che ti appartiene.
Gli elettori del PD votano qualsiasi 💩 che il partito gli indichi, criticano i regimi autoritari, ma sono i primi che pensano con la testa del loro partito. Sono acefali, alcuni comprano repubblica e stampa pensando che sono giornali di sinistra.
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Renzi si limita a fare presente che i sinistrati, pidini e cigiellini, non sono credibili. Fino a questo momento si sta comportando correttamente nei confronti dei sinistrati, ovunque iscritti, perché non fa i nomi. Se li facesse anche i cavalli capirebbero che a votare l’abolizione dell’articolo diciotto furono quei ragazzi che nel 2002 si ammassavano sul palco della CGIL che aveva organizzato lo sciopero generale contro il governo Berlusconi che aveva inserito nel suo programma elettorale l’abolizione dell’articolo 18 dello statuto dei lavoratori. I cinquantini sono diventati peggio dei pidini.
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