(Massimo Gramellini – corriere.it) – Ricordate i cari vecchi tempi, quando il politico che la faceva fuori dal vaso chiedeva subito scusa, giurando di avere un cugino gay e un amico migrante? E come non rimpiangere la generazione riflessiva dei Salvini, dei Trump e dei generali Vannacci, che giustificavano i loro eccessi sostenendo di essere stati male interpretati o di ritenersi vittime di un complotto? Acqua passata.

Con il sindaco di Terni, Stefano Bandecchi, si entra in una nuova era. Avanza una specie inedita di statista, che non solo minaccia un oppositore in consiglio comunale di «fargli volare via i denti dalla bocca» e subito dopo si avventa fisicamente contro un altro: fin qui saremmo ancora nel solco rassicurante della tradizione. La novità eversiva del Bandecchi è che, dopo averci dormito su, gira un video in tuta per annunciare che lui si rifiuta di chiedere scusa e che rifarebbe tutto daccapo, però con un sovrappiù di violenza. Capito? Nella prosa virilmente perentoria di questo D’Annunzio senza poesia, ogni residua forma di pudore e persino di ipocrisia è bandita per sempre. Con il sindaco Bandecchi l’abito non fa più il monaco, anzi è il monaco che si mette la tuta e propone di regolare i dissensi a capocciate (come Elon Musk e Zuckerberg, del resto).

Qualcuno si strapperà le vesti per la deriva inarrestabile delle istituzioni. Ma proprio perché è inarrestabile, non sarà che fra una decina d’anni ci toccherà rimpiangere persino Bandecchi?