
(Massimo Gramellini – corriere.it) – Morgan mi sta simpatico perché nei suoi periodici scoppi d’ego vedo affiorare l’Ombra, la parte oscura di noi stessi che ci sforziamo di rimuovere e che invece lui fa regolarmente esplodere ogni volta che non ottiene dagli altri il riconoscimento della propria presunta grandezza. Da solista Morgan ha scritto una sola canzone memorabile, «Altrove», e ha una voce poco aggraziata: è decisamente più bravo a suonare e a divulgare. Eppure, si sente un genio incompreso e un grande artista, come tanti in quest’epoca sprovvista di geni e di artisti.
Ma chi sono io per negargli il diritto di proclamarsi un fenomeno, di disprezzare i cantanti più popolari di lui e di insolentire gli spettatori spensierati del festival di Selinunte che dal genio volevano soltanto qualche canzone orecchiabile di Battiato per potersi mettere a danzare in platea «come le zingare del deserto o le balinesi nei giorni di festa»? L’unica critica che ho l’ardire di fargli è l’incoerenza tra l’autocertificata genialità dell’artista e il linguaggio con cui esprime i suoi stati d’animo. Da un genio mi aspetto parolacce d’autore, allusioni perfide, insulti pregnanti. In questo senso l’epiteto «bifolchi» non mi è dispiaciuto: un po’ arcaico, però di spessore. Ma per dare del «fr. di m…» a un disturbatore, e gridare a un altro «levati dal c…» non è necessario essere artisti. Basta frequentare un qualunque stadio o ingorgo automobilistico, al limite un talk show, dove però nessun bifolco pretende di passare per genio. O sì?
Ma io mi chiedo quei tre o quattro idioti che lo contestavano , perché erano lì? Dall’intero video si vede ben altro, aveva anche un po’ di ragione.
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musicista artista con discrete capacità, se le è bruciate insieme al suo cervello.
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