Servono soldati con licenza di uccidere per realizzare gli obiettivi del neo-imperialismo russo nel continente

(DOMENICO QUIRICO – lastampa.it) – Un esercito, soprattutto di mercenari, non è una cosa semplice. Esso è costituito da uomini e materiali, dottrine e battaglie. Quando si combatte per denaro i suoi componenti possono essere, al tempo stesso, disperatamente leali e sediziosi, feriti dalla loro intima contraddizione (una paga basta a ripagare la morte?) e dal tradimento, sedotti dagli smodati stimoli delle congiure nate al loro interno. E poi leali o sediziosi verso chi? I propri capi o anche chi c’è dietro di loro, che è sempre uno Stato che manovra e alla fine trae gli utili e paga?
Tutto ciò è ancor più vero per una forza mercenaria come la Wagner che è anche strumento del neo imperialismo russo in un’epoca così meschinamente post ideologica. Nel chiedersi ora se la Wagner continuerà a obbedire o si ribellerà contro il Cremlino accusato, non a torto, di delitto, bisogna andare oltre la semplificazione che li liquida come un gruppo di criminali a cui è stata data licenza di uccidere in uniforme. Questo business militare, diabolicamente geniale nel riunire un intrico di forze, investe, in taluni casi in modo drammatico, le vite degli uomini che ne fanno parte, i loro nemici esterni e le intime tentazioni, il loro rispetto o allontanamento dalla fedeltà mai definitiva ai capi e ai princìpi.
Perché anche questi, anche se all’inizio appaiono assenti, ci sono e evolvono. Uccidere non è mai un atto neutro. La violenza ha una forma, un corso, ha uno scopo. La Wagner come altri mercenari della Storia è costantemente trascinata da contrastanti esigenze di legalità e di legittimità. Le vicende estreme in cui si muovono, combattere guerre irregolari, senza bandiere, brutali in altri Paesi, spinge i mercenari a una partecipazione alla politica, a un pluralismo al proprio interno che è molto più complicato di quelli di classe o di categoria, si sviluppa sulla base della geografia sociale del reclutamento.
Proprio questo intendeva il defunto Prigozhin nel proclama per l’ambiguo tentativo di ammutinamento: noi siamo, così incitava i suoi dipendenti, la parte migliore della grande Russia che è rinata. Gli altri, compresi generali con gradi e medaglie, l’esercito regolare sono dei corrotti e dei traditori.
Dunque: ora che Prigozhin non è sopravvissuto alle implacabili purghe putiniane che ne sarà della Wagner soprattutto in Africa dove l’ex venditore di hot-dog aveva impiantato, su ordine del Cremlino, mai dimenticarlo, le sue redditizie colonie? Una bizantina rivolta dei “variaghi’’ che vogliono vendicare il Capo? Scioglimento? Obbedienza e spartizione dell’impresa redditizia tra gli oligarchi amici? All’inizio del loro anno zero i mercenari senza padrone si presentano come una forza consistente e con cui si continuerà a fare i conti, nonostante il reimpiego molto sanguinoso nel Donbass e la statalizzazione imposta nel dopo golpe. In Mali e in Repubblica centrafricana, dove peraltro già rispondono ai comandi del ministero della difesa russo, i regimi messi in piedi dal colonnello Assimi Goita e dal presidente Faustin Touadéra, appena incoronato da un referendum totalitario, dopo qualche brivido sono certi di contare su di loro per restare in piedi. Anzi, visto il dilagare dei golpe nel Sahel è possibile che la presenza russa si estenda anche agli altri Paesi del Fronte del rifiuto antioccidentale, ormai collegati in una quadruplice alleanza dei golpisti, Burkina Faso, Niger e Guinea.
I guerrieri della Wagner sono anche in Libia, in Sudan e in Mozambico seppur con presenze meno risolutive. In Africa la Wagner vuol dire non soltanto kalashnikov a costoso pagamento, significa anche oro, petrolio, diamanti, legno pregiato, perfino caffè e alcol. Sono le concessioni minerarie e le tangenti che rendono decine di milioni di dollari con cui viene lautamente pagato il lavoro di “sicurezza”. Ma tutto questo non può esistere e resistere se non ci fosse il consenso e il controllo del Cremlino. Lo stesso Putin, durante il golpe strambo, ha ricordato di aver finanziato sottobanco la Wagner con un miliardo di euro tra il maggio 2022 e il maggio 2023, e che la società Concord del cuoco Prigozhin ha nello stesso periodo incassato 850 milioni di euro.
Ma il denaro non è tutto: senza il sostegno in logistica e materiale dell’esercito russo la Wagner non potrebbe esistere. L’addestramento della maggior parte dei mercenari avviene nella base di Molkino, nel Sud-Ovest della Russia, che esibisce le insegne del celebre Gru, i servizi segreti militari. Gli uomini si spostano sui “luoghi di lavoro’’ con gli aerei di trasporto Tupolev e Ilyushin dell’aviazione russa. Lo stesso magazzino fornisce tutto l’armamento pesante e leggero che utilizzano nelle campagne africane e ucraine.
Ma il legame tra la Wagner e la politica de Cremlino si intreccia nei due sensi. Perché l’espansione nel continente è uno degli assi principali della geopolitica rivendicativa ed eversiva putiniana: l’Africa significa risorse denaro infiltrazione egemonica in Paesi i cui popoli detestano sempre di più la interessata arroganza occidentale e sono disposti a pagare la sicurezza a chiunque senza badare al pedigree. È un impegno altamente strategico, il lato Sud della battaglia d’Ucraina che potrebbe risultare alla fine decisivo. E la Wagner, la sua opacità, la disinvoltura etica con cui realizza il saccheggio economico e la brutalità con cui conduce le operazioni sul campo, restano, con o senza Prigozhin, lo strumento perfetto. Il reclutamento infatti continua: si richiedono «tra i 22 e i 55 anni, buona forma fisica ovvero un chilometro di corsa completato in meno di sei minuti e venti flessioni». Ultimamente si cercano reclute che parlino l’arabo o il francese…
I mercenari combattenti sono solo una parte dei contingenti che comprendono anche ingegneri, geologi, esperti in comunicazione e nei nuovi media. Un impegno propagandistico che è anche un efficacissimo strumento per convincere le popolazioni che il tempo dell’Occidente post colonialista è finito, che Mosca è il nuovo alleato che non impone fastidiose e spesso ipocrite richieste di democrazia. L’unico errore che con i mercenari non bisogna mai commettere è di privarli di qualcosa da fare, di una valvola di sfogo, del costringerli a ripetere “non ho ordini!”. Perché allora il risultato della insoddisfazione e del disgusto causato dai dirigenti li spinge a interessarsi alla politica.
Secondo Quirico gli Usa ,a differenza della Russia, chiedono ai governanti dei paesi filooccidentali fastidiose testimonianza di pratica democratica. A me non risulta che ciò sia avvenuto con Pinoquet ,Videlas, Al Sisi,gli ElSaud etc…etc. Mi corre anche l’obligo di ricordare al giornalista de La tampa che i “Contractor”e la “Legione straniera” non se li sono inventati i russi. Forse ,semmai, la presenza russa, per quento ovviamente interessata,ha sterminato l’Isis in Siria e ,avendo un approccio meno speculativo, potrà mitigare la poverta nel continente africano riducendo, nel medio e lungo termine, le emigrazioni verso l’Europa.
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Quirico butta male per il tuoi amichetti USA…adesso da chi prenderai ordini?
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