Equiparando gli affitti brevi alla residenza si ottiene un risultato certo, sicuro, matematico: l’espulsione dei residenti, la gentrificazione, la trasformazione della città in luna park turistico e, in un’ultima […]

(DI TOMASO MONTANARI – ilfattoquotidiano.it) – Equiparando gli affitti brevi alla residenza si ottiene un risultato certo, sicuro, matematico: l’espulsione dei residenti, la gentrificazione, la trasformazione della città in luna park turistico e, in un’ultima analisi, la definitiva separazione di urbs (la città delle pietre) e civitas (la città dei cittadini). Un suicidio, se visto da una prospettiva democratica, o anche semplicemente umana. Un gran regalo, se visto dalla parte di un mercato del turismo che vampirizza le comunità, estraendone ogni linfa vitale e abbandonandole quando infine restano solo le scenografie vuote. È quel che è successo a Firenze, e a Venezia: davvero Roma vuole imboccare la stessa strada senza uscita, e lo vuol fare per mano di una amministrazione che si dice di sinistra? Sui muri dell’Oltrarno fiorentino si legge: “Il quartiere è di chi lo vive”. Per questo mettere sullo stesso piano (giuridico e fiscale) chi vive i centri storici e chi invece li sfrutta, significa spostare l’asse del governo: come insegna proprio il caso di Firenze, quando si prende questa direzione, si inizia una politica che di fatto premia la rendita e umilia la residenza, cioè premia chi ci specula e colpisce chi ci vive.
La concomitanza di queste allarmanti novità normative comunali con la reticenza circa le vere conseguenze sul patrimonio monumentale dei grandi eventi musicali al Circo Massimo non è incoraggiante. Perché sembra tratteggiare l’idea di una Roma “location”, di una città palcoscenico, di una città vetrina: di una città senza tutela per pietre e persone. E proprio mentre il governo di destra si (e ci) copre di ridicolo offrendo città e monumenti al grottesco duello tra miliardari annoiati, non sarebbe il caso che dall’altra parte si mostrasse una qualche differenza di vedute sulla destinazione del nostro patrimonio culturale e dei nostri centri storici? Il Partito democratico avrebbe ora l’occasione di mostrare finalmente un’idea diversa, una visione in cui le persone e le loro vite contino più del mercato: ma, a giudicare da quantio sta accadendo a Roma, forse questa idea diversa semplicemente non c’è.
Forse Montanari , vivendo in altra dimensione sconosciuta a noi mortali ,non si è mai accorto che quelli come lui ascritti al potere e stipendiati dai cittadini paganti le tasse, hanno rubato sia a ds e sn , non facendo una beata mi.. e hanno speculato rubando al popolo che lui rivorrebbe popolare i centri città che avete rubato (magari gli manca il ciabattino sotto casa ?)a cui hanno rubato il negozio poiché l affitto era eccessivo..ci pensi prima di scrivere cavolate
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Risposta senza capo né coda animata da astio rancore odio umore nero.
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“… come lui ascritti al potere e stipendiati dai cittadini paganti le tasse, hanno rubato sia a ds e sn , non facendo una beata mi.. e hanno speculato rubando al popolo… ”
Eli, stai parlando di Tomaso Montanari.
Forse ti sei confusa con qualcun altro.
Spero.
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Perché, fino ad adesso…
Io me ne sono scappata dal centro dopo anni di tribolazioni perché non si poteva in alcun modo dormire, concerti di bongos compresi.
E tanti come me.
C’e ancora gente che si alza presto e deve lavorare… Ma pare che gli unici che possono lavorare ormai siano siano ristoranti, pub e spacciatori.
Ovviamente ai pensionati tutto ciò non interessa.
E la ” fasciocoatta” non ci entra alcunché: Regione e Comuni di ” sinistra”…
Non è da oggi che le città universitarie sono diventate un Bengodi per gli affitti in nero e gli esamifici. Nessuno ha controllato alcunché, mai…
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Povero commentatori sinistrati!!!!!!!
Come mai non attaccate Montanari per aver scritto un articoletto filosofico senza mai assusare il “compagno Gualtieri”? Cosa avrebbe scritto se a prendere quelle decisioni fosse stata una giunta amica della “fasciocoatta”?
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Scrive Montanari «…ma, a giudicare da quanto sta accadendo a Roma, forse questa idea diversa semplicemente non c’è.»
Potessi, gli direi di togliere quel “forse”.
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