
(Pietrangelo Buttafuoco) – Come tutti gli emigrati, Domenico Dolce – lo stilista – fa le vacanze a casa, ovvero Polizzi Generosa e come tutti quelli che da molte generazioni è stato costretto ad andarsene per trovare lavoro, ogni estate, immancabilmente, si ritrova a fare i conti con se stesso, con la propria storia e con la memoria collettiva. Inaugura una mostra, guarda ai giovani rimasti in paese e sbotta: “Cosa fate un giorno intero su Facebook? Andate a lavorare”.
La polemica, subito incendiata, non trova tregua. “Andate a lavorare” è diventato un tormentone e tutti però sono contro Dolce, considerato come minimo insensibile rispetto a una realtà qual è quella meridionale tutta di disoccupazione e di scarse opportunità. Gandolfo Librizzi che è il sindaco di Polizzi Generosa, s’è dispiaciuto dell’intemerata del famoso stilista – “Le generalizzazioni non aiutano” – e però c’è un punto insormontabile su cui soffermarsi e riflettere. Ed è quando Dolce ricorda agli umiliati e agli offesi i nonni di tutti: “Si alzavano alle cinque per garantire il futuro a tutti noi”.
Ecco, il punto: si alzavano alle cinque e non c’era un solo fazzoletto di terra nella grande distesa rurale di quella Sicilia che fosse abbandonato. Oggi non si alza nessuno alle cinque e non c’è un solo pezzo di campagna che possa dirsi giardino, orto, campo e terra di lavoro. La colpa non è di Dolce, non è dei giovani e neppure delle generalizzazioni. La colpa è solo della sveglia che suona a mezzogiorno e così il problema resta quello di sempre: trovare il modo di mangiare all’una. Con le olive che restano attaccate ai rami, con l’uva pendula sui pergolati, con le mandorle rimaste a seccare sotto il sole e con i meravigliosi primati del nostro Sud: fanalino di coda ovunque.
Domenico Dolce offende i giovani siciliani, ma si scuserà anche se non possono permettersi i suoi vestiti? Con i cinesi invece…

(di Ottavio Cappellani – mowmag.com) – Lo stilista a ruota libera contro i giovani della sua terra: “Qui nessuno fa nulla, non avete dignità: andate a lavorare!”. E ha proseguito dalle pagine di Repubblica: “Cosa si aspettano da me? Che venga qui con una valigia piena di soldi da distribuire”. Il problema è che Domenico Dolce sembra rimasto a una visione arcaica della Sicilia, dove l’agricoltura è basata sulla zappa, la moda sulle sartine e i bambini muoiono di fame agli angoli delle strade (e chiedono l’elemosina ai ricchi come lui). Per questo ci auguriamo che l’intelligenza artificiale diventi presto anche stilista…
Domenico Dolce, di “Dolce & Quell’Altro”, ha detto che i giovani siciliani da lui vogliono solo soldi. Adesso, io abito in Sicilia, conosco un buon numero di persone, sto persino in qualche chat di Whatsapp e mai mi è successo di assistere a comitive di giovani festanti al grido di: “Alè, c’è Dolce in Sicilia, andiamo a chiedergli i soldi!”. Quindi le cose sono due: o Dolce frequenta gente sbagliata oppure si convince di cose strane. In ogni caso, Dolce, di Dolce & Quell’Altro, ha la soluzione per non essere assaltato da giovani che gli chiedono soldi (mi è sembrato un po’ tipo l’uomo bianco che va nelle colonie o l’aristocratico londinese che scende nei bassifondi e ci sono tutti questi bambini orfani e poveri che gli saltano addosso per chiedere una moneta o una caramella o qualcosa del genere): andate a lavorare nelle campagne che sono abbandonate.

E insomma: io abito in campagna e tutte queste campagne abbandonate non le vedo, anzi ci sono molti giovani che si alzano alle cinque del mattino e se ne vanno nei campi a 50 euro netti al giorno, quando gli va bene, che per cinque giorni di lavoro a settimana fanno mille euro al mese e devono ancora ringraziare il cielo perché, come si sa, sta arrivando la nuova rivoluzione tecnologica, come quella degli anni ‘20 in America e che diede vita al romanzo “The Grapes of Wrath” (in italiano “Furore”) di John Steinbeck e sarebbe opportuno che qualcuno gliene regalasse una copia, magari nella traduzione cinese ché mi sembra che “Quell’Altro & Gabbana” siano bravi a chiedere scusa ai cinesi, che sono ricchi e hanno tanti soldi da spendere, mentre Dolce, forse, scusa ai siciliani non lo vuole chiedere perché anche se lavorano in campagna a mille euro al mese in ogni caso i loro vestiti non se li possono comprare.

Dice ancora Dolce: “Fate noccioline, fagioli badda (un tipo di fagiolo della sua terra natia, Polizzi Generosa, nda), ricamate…”, come se ancora nelle campagne si andasse davvero con la zappa e non ci fossero invece i macchinari industriali pesanti come supertrattori, megaruspe, ultraescavatori, gigaimballatori, che costano quanto un appartamento a Milano Centro e forse qualcuno dovrebbe dire a Dolce che anche l’agricoltura (ma lo scriveva, appunto, Steinbeck un secolo fa) è diventata capitalista e che il proletariato agricolo non esiste più (avvertite Dolce che il proletario – detto così da “prole” – che faceva dieci figli per avere forza lavoro da usare nei campi non esiste più, anche perché, con i macchinari, nove figli gli resterebbero a casa). Per quanto riguarda il “ricamate”, probabilmente a Dolce manca un po’ quell’atmosfera che lo stilista va nei bassifondi delle città, dove abitano le sartine, e tutte le sartine lo supplicano per chiedergli un po’ di lavoro di ricamo: “Mio marito è in carcere, i bambini muoiono di fame, signore, la prego… mi commissioni un fazzolettino di cortesia!” o qualcosa del genere molto Oliver Twist. Ma comunque, speriamo che l’intelligenza artificiale diventi presto anche stilista.
Il solito che pensa che la società si basi sul darwinismo, solo i migliori emergono.
Come dice bill Gates “non è colpa tua se nasci in una famiglia povera, ma e colpa tua se muori povero”
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Ha ragione bill gates… con tutti i gonzi che ci sono in giro è mai possibile che non trovi nessuno da fregare??
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L’agricoltura oggi:
https://media.sandhills.com/img.axd?id=5166406205&wid=0&rwl=False&p=&ext=&w=0&h=0&t=&lp=&c=True&wt=False&sz=Max&rt=0&checksum=q6CK6Gyg8cr%2Bd3oXne0feuk2QHariUjX
Trattori a guida autonoma tramite sistema satellitare GPS, anche con alimentazione elettrica.
Con possibilità di rimorchiare seminatrici a controllo digitale con precisione millimetri he, senza sprecare un solo chicco.
L’agricoltura che ha in mente costui, fatta di braccianti schiavizzati, la ritrovi nella raccolta dei pomodori del Tavoliere pugliese, negli agrumeti Calabria, nei frutteti Pontini.
E là GIUSTAMENTE i ragazzi non ci vanno, a dispetto degli inviti del first cognato laureato si all’unicusano di Bandecchi.
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La colpa è della sveglia!
Poro can lui vuole la Sicilia tenuta come un giardino “a gratis”.
Dolce& l’altro e Buttafuoco come la pesatara dal kulo baso hanno il bracetto corto a quanto si capisce e con ricordi fascisti.
Stronsi
tornasse un altro Marx sotto copertura.
Un’altra soluzione sarebbe che i giovani siciliani (agricoltori e sartine) abbamdonassero la tecnologia solo agricoltura biodinamica e vendessero i loro prodotti confezionati con fazzolettini ricamati a mano al modico prezzo di 1000€ all’ ettogrammo.
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Se tornasse Marx sotto copertura (?) i primi a farne.le spese sarebbero i ” migranti” che deprimono il lavoro salariato fornendo braccia bisognose e ricattabili alle aziende di ogni tipo. ( Leggere il Capitale)
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