
(Raffaele Pengue) – Oh, my goodness, la noia. Guardia Sanframondi. Vecchi e nuovi amministratori. Vinalia sì, Vinalia no, Pignataro sì, Pignataro no, sono proprio lo spirito del tempo estivo guardiese, cioè la noia. Tutto così piatto, così banale, così prevedibile, così liofilizzato, chiacchiera di consumo senza costrutto, puro consumo che si maschera con il contraccambio ciarlatano, con la lode cialtrona che dissimula una licantropia malsana. Noiosi come i loro fallimenti, di chi aveva promesso la luna e adesso guarda il dito, come la dottrina di cui sono inzuppati, come le élite baronali di cui fanno i testimonial. Noiosi, mortalmente noiosi, che se la cantano e se la suonano da soli. Noiosi, senza visioni, incapaci di polarizzare le aspirazioni di una comunità o di un’epoca, simboli privilegiati e trascendenti, ombre di morte di una gloriosa comunità senza la quale non esisterebbero, semplicemente (e difatti questi sono niente). Noiosi, formati di quell’inconsistenza zuccherina noiosa odiosa come un acino d’uva eccessivamente dolce. Noiosi, perché falsi. Viva Vinalia, viva Pignataro, viva la rottura dei coglioni (ma alla fine che ha fatto sto tizio di notevole, di duraturo, per Guardia? Boh). Noiosi come è sempre noiosa l’ipocrisia lastricata di buoni sentimenti e di ottime intenzioni regolarmente millantate di questi personaggi. Noiosi, come la storia dell’investimento d’immagine (e allora perché non diamo la cittadinanza onoraria anche a Chiara Ferragni?). Noiosi, perché non c’è nessuna sostanza in quello che fanno o che non fanno, solo posa, ma una posa ancor più insopportabile perché virata soltanto al vantaggio personale, perché impone cattivi esempi; e non c’è peggior carogna di chi in pubblico fa il bravo.
Noiosi. Ipocriti. Prevedibili. A Guardia ancora c’è chi canta l’omaggio a siffatti personaggi, e tutti, subito: uhè, cumpà ‘a Maronn v’accumpagna, che cuore che tenete, che anima. Oheee, son forti però questi qui, sono proprio delle belle persone.
Ma andate af…. tanto Vinalia è sempre uguale, come il Fernet nel caffè al posto dell’Anisetta, che tanto non se n’accorge nessuno. Solo sushi e falanghina, gente sciccosa per essere sciccosa o che si sbatte per essere chic, nessun brivido, nessuna implicazione, puro consumo di consumo di fuffa. Andare a Vinalia aiuta il pianeta, i poveri agricoltori, i Tre Bicchieri, la registrazione delle coppie omogenitoriali. Vuoi che a Vinalia quest’anno alla serata conclusiva non faranno una stornellata?
Dio che noia che barba che noia, prima Pignataro, poi Vinalia dura sette giorni (forse perché il mondo è stato creato in sette giorni?), ma sette giorni riempiti di che? Ma poi, ‘sta cazzo di Vinalia: è di tutti i guardiesi, di nessuno o solo di una parte? ‘Sta manifestazione, dico Vinalia, è della Cantina o è di tutti? Sta in concessione? Si paga pe’ magnà? Quest’anno piglio in parola alcuni amici di San Gregorio Magno: organizzo un pulman con 52 persone, tutti a magnà lo “Show Cooking” (che non è, mi dicono, una specie di sushi) in piazza d’armi sul castello, e nessuno pagherà. Se si incazzano e chiamano i carabinieri, li filmo e lo pubblico su Facebook; se invece gli sta bene così, li faccio tornare pure l’anno prossimo.