(Raffaele Pengue) – Nella storia di Guardia non c’è mai stato un sindaco donna, ma neanche un vice, un assessore di “peso”, segno che la strada da percorrere è ancora lunga… Allora, più che convocare tavoli per il rinnovamento e la rinascita di Guardia, la soluzione è un’altra: perché alle prossime elezioni non far eleggere un sindaco donna? La vera protezione civile per questo paese. Una donna per ridisegnare Guardia. Portare a fondo il ricambio, liberando finalmente il potere dalla greppia, dall’incompetenza e dalle zavorre che ha portato con sé la pseudo-politica tutta al maschile in tutti questi anni. La presenza di una donna sindaco nella politica guardiese potrebbe apportare quell’approccio del tutto personale, tipico del mondo femminile, prettamente programmatico perché è noto che le donne sono molto concrete nella gestione della “res publica” e determinate nel realizzare gli obiettivi che si prefiggono, e certamente meno avvezze degli uomini alla ricerca spasmodica di posizioni di potere, nonché all’utilizzazione di quest’ultimo al fine di gratificazioni meramente personali. D’altronde nel nostro Paese le donne impegnate in politica hanno ampiamente dimostrato d’avere competenza e preparazione: queste sono le armi vincenti per le donne che fanno politica, anzi, non solo per loro, ma per tutti coloro che fanno politica perché ormai gli elettori sono stanchi del politichese, vogliono programmi precisi e concreti, portati avanti da persone che sanno come realizzarli.

Ma perché allora nella classe politica e dirigente di Guardia le donne sono ancora in netta minoranza rispetto agli uomini? Perché le donne sono sottorappresentate nel salotto della politica locale guardiese? Perché hanno sempre incontrato enormi difficoltà in confronto agli uomini, rispetto ad esempio alla possibilità di candidarsi e venire elette? Perché? Perché, se le donne sono meglio degli uomini? E se sono meglio perché ce ne sono sempre state poche ai vertici della società civile e politica di Guardia? Sono discriminate? O forse non sono portate? Esiste una seconda via tutta al femminile per questo paese? Perché nella politica locale soltanto il welfare, il sociale, il volontariato a Guardia è donna. Perché? Potrebbe sembrare un vecchio slogan ed invece si tratta della verità. Moltissime sono infatti le donne che, spinte da innumerevoli ragioni, le più disparate, si dedicano al sociale e al volontariato, impegnandosi con lo stesso entusiasmo, senza risparmiarsi in fatto di impegno, competenze e disponibilità personale. E qual è la situazione, oggi? Le donne hanno saputo rivendicare e ottenere l’accesso al potere svincolandosi dalla discriminazione di genere? Perché ad esempio le donne raggiungono il potere nell’amministrazione comunale solo quando vengono cooptate dagli uomini? Eppure è finito il tempo delle donne di Julius Evola “donne che non hanno esistenza né essenza, esse non sono, esse sono nulla”. Si tratta soltanto di un’omissione tipica della storia sociale e politica guardiese o le “grandi donne” sono davvero così poche a Guardia? Oppure dietro l’apparente complementarietà che assegna tradizionalmente agli uomini la sfera del pubblico e alle donne quella del privato si nasconde una semplice divisione dei ruoli o piuttosto il testardo rifiuto di riconoscere loro le capacità necessarie alla direzione della cosa pubblica? Altrove in Italia e nel mondo, di fronte al declinare del pensiero al maschile, perduto tra manifesta incapacità a gestire la cosa pubblica, tra dichiarazioni d’intenti, agonie e nichilismi, fino all’epilogo del pensiero debole, il pensiero forte è stato rappresentato soprattutto dalle donne, pur considerate quasi straniere nei territori d’appartenenza, senza permesso di soggiorno.

A Guardia invece non si vede neanche la Politica e le politiche. Non si vedono strategie di “rigenerazione”, pratiche efficaci, fantasia, passione e amore per il luogo d’appartenenza. Solo interessi e retoriche, a parte le iniziative dei giovani e dal basso. È vero! Negli ultimi anni anche a Guardia è cresciuto il numero delle donne in politica, ma basta dare uno sguardo alla distribuzione delle cariche per vedere quanta strada c’è ancora da fare. Oggi una donna arriva soltanto appena sotto al famoso tetto di cristallo da dove possono vedere il potere vero ma non toccarlo. Sopra al tetto di cristallo ci arrivano solo quelle che vengono selezionate dagli uomini, in base alla loro somiglianza agli uomini, all’appartenenza al loro mondo, alla condivisione dei loro valori.

Naturalmente, la speranza è che tutto ciò susciti la reazione delle donne di Guardia. Certo, una amministrazione comunale guidata da una donna è un argomento da prendere con le molle, ma per quanto mi riguarda ero e sono fortemente convinto che le donne spiazzerebbero gli uomini promuovendo una comunità migliore, più vivibile. Certo, l’incognita di un’eccessiva permalosità (tipica del carattere femminile) è fondata perché gli atteggiamenti maschilisti sono dietro ogni angolo; e poi, diciamolo, le donne che comandano (Meloni docet) sono violente, arroganti e presuntuose come gli uomini (ma se lo dici molte ti azzannano), sono quelle che sostengono che dire “Sindaca” invece che “Sindaco” sia una grande conquista (io continuo a dire “il Sindaco” ma ammetto di sbagliare, dovrei dire “la Sindaco”), ma questo non può penalizzare un’eventuale discussione.

Cosa ne pensano le elette nel consiglio comunale di Guardia? Cosa ne pensano le elettrici e gli elettori? Queste domande non devono restare senza risposta perché possono aiutare a raggiungere un maggiore equilibrio di genere negli organi di rappresentanza della vita sociale e politica di questa comunità. Perché qui non si tratta solo di pari opportunità e di diversità, ovvero di valore aggiunto in termini di benessere collettivo. Ma perché, in politica, come nell’economia privata, bisogna sfruttare e mettere a sistema tutto il potenziale esistente e le possibili sinergie.