(Massimo Gramellini – corriere.it) – Il Caffè di ieri era dedicato alle vicissitudini di un ciclista di Trento, multato da un vigile pignolo e perseguitato da una burocrazia ottusa per avere attraversato le strisce pedonali in assenza di pedoni. Mai mi sarei aspettato che arrivassero così tanti messaggi di solidarietà non al ciclista ma al vigile, firmati da automobilisti che ritengono le biciclette una iattura, le piste ciclabili un castigo divino e i ciclisti una setta di anarchici specializzata nel pedalare contromano.

A dire il vero non sono mancate alcune mail di appoggio al ciclista, ma erano scritte tutte da ciclisti: se la prendevano con gli sciagurati pedoni che attraversano la strada con la testa piegata sullo schermo del telefono. Alle critiche a ciclisti e pedoni, qualche sporadico pilota di motorino ha voluto aggiungere quelle agli automobilisti che guidano le macchine come se fossero go-kart, ma appena scatta il semaforo verde rimangono piantati sull’asfalto perché affaccendati a rispondere ai messaggini.

Esiste un unico argomento in grado di metterli d’accordo tutti, pedoni e ciclisti, automobilisti e motociclisti: l’ecumenica repulsione per chi sfreccia in monopattino e in barba a ogni legge, compresa quella di gravità. Resta da capire con chi ce l’abbiano i surfisti del monopattino, forse con gli skateboard.

La verità è che ogni italiano fa partito a sé, che poi è come dire che siamo tutti iscritti allo stesso partito, quello dei fatti nostri.